Niente grande pubblicità per l’Asti spumante in questo fine anno 2009. Lo spumante dolce più conosciuto e venduto al mondo è sparito dall’etere e dalla pagine pubblicitarie, proprio a ridosso delle feste natalizie. Un paradosso che Sdp segnala già da settimane. Il parlamentare Pd, Massimo Fiorio, astigiano e segretario della commissione Agricoltura della Camera, lo ha denunciato con toni durissimi, mentre continuano a rincorrersi, nonostante le smentite ufficiali, voci di scissione all’interno del Consorzio di tutela. Ma che cosa sta accadendo?Cominciamo dalla mancata promozione. «È incomprensibile – ha detto Fiorio – come in coincidenza delle feste natalizie e di fine anno, quando l’Asti e il Moscato d’Asti docg vendono di più, si decida di interrompere ogni azione promozionale, ad eccezione delle iniziative che riguardano la Gdo, cioè la grande distribuzione».
La denuncia del parlamentare prende spunto dalle dichiarazioni fatte a Sdp dal presidente del Consorzio di Tutela, Paolo Ricagno che aveva annunciato lo stop provvisiorio del piano di rilancio a causa di una «ristrutturazione interna».
«Alcune grandi case spumantiere – ha sostenuto Fiorio – considerano la pubblicità istituzionale del Consorzio in contrasto con la promozione dei loro marchi. Per questo hanno ritirato il loro appoggio al piano di rilancio. Da qui lo stop forzato di ogni campagna pubblicitaria tranne che nella Gdo, dove oggi si trovano etichette con prezzi fortemente ribassati». Questo stato di cose, secondo il parlamentare, potrebbe portare ad una contrazione delle vendite con conseguente richiesta di altri sacrifici ai contadini. Insomma una sorta di crisi indotta «Con le aziende che in questo modo potrebbero esigere tagli al prezzo delle uve e alle rese. Un’ipotesi inaccettabile» ha detto il deputato.
Intanto attorno al Consorzio presieduto da Paolo Ricagno continuano a spirare venti di burrasca. E nonostante le smentite della presidenza continuano a circolare con insistenza le voci secondo cui alcune Case spumatiere – si parla di marchi prestigiosi che controllano cospicue fette di vigneti e mercato – avrebbero intenzione di uscire dall’ente e addirittura di fondarne uno alternativo.
Eno-fantasie o minacce reali? Nessuno allo stato lo può dire. La sensazione è che, nonostante le ottime previsioni in vista dei brindisi di fine anno, il comparto non riesca a trovare un centro di gravità permanente. Domani è in programma una riunione dei vertici consortili e per metà mese potrebbero esserci novità. Quali non è dato sapere.
Di certo ci sono solo le dichiarazioni di Ricagno che ha sempre smentito i rumors secessionisti richiamando all’unità. «Non roviniamo quello che i nostri padri hanno costruito» è stato il suo accorato appello alla cena di presentazione dell’anteprima Asti e Moscato al castello di Mango, nell’Albese.
«Ma i viticoltori sono stufi delle belle parole» gli ha fatto eco a muso duro Giovanni Satragno, enologo e produttore al timone di Assomoscato, società-sindacato che raggruppa oltre duemila vignaioli.
Proclami che di natalizio hanno davvero poco.
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)