Natale di tensioni per il Moscato. Ricagno (Consorzio) «Urge unità della filiera». Satragno (Assomoscato): «Vignaioli stufi di belle parole»

inserito il 4 Dicembre 2009

Paolo Ricagno e Giovanni SatragnoAncora tensioni agitano il comparto del moscato. La conferma dei rumors raccolti e pubblicati alcune settimane fa da Sdp si è avuta alla cena di inaugurazione dell’Anteprima Moscato di Mango. Con dichiarazioni non rituali che riportiamo fedelmente.Tutto è accaduto tra i tavoli delle belle sale del Castello di Mango d’Alba, sede dell’Enoteca regionale «Colline del Moscato», presieduta dal produttore vinicolo Walter Bera. Lì era stata allestita l’inaugurazione di «Anteprima Moscato», la quattro giorni (chiude l’8 dicembre) dedicata al Moscato e all’Asti vendemmia 2009. Parterre di giornalisti, politici di vari livelli, produttori e operatori del settore. Tra una portata e l’altra gli immancabili discorsi ufficiali che filano via lisci come l’olio fino all’intervento delle due cariche più importanti del mondo del moscato: il presidente del Consorzio di Tutela, Paolo Ricagno e Giovanni Satragno, a capo della Produttori Moscato d’Asti (Assomoscato), con duemila viticoltori della zona di produzione associati.

Ricagno ha parlato di promozione, della rassegna di degustazioni in corso in una decina di ristoranti Usa, delle recenti missioni in Giappone e Corea, della necessità di continuare su questa linea. Poi, però, ha lanciato uno spot a favore del Consorzio e rimarcato il ruolo dell’ente nel proteggere il reddito dei viticoltori e l’immagine dell’Asti e del Moscato. «Dobbiamo difendere quello che i nostri padri hanno costruito» ha concluso rispondendo, forse, alle voci circolate in questi giorni secondo le quali importanti maison spumantiere avrebbero intenzione di uscire dal sodalizio. Circostanza che lo stesso Ricagno ha smentito in una recente  intervista a Sdp. Avvertimenti rivolti forse non solo a chi pensa di potere fare a meno del Consorzio, ma anche a chi, nella parte agricola, tende ad irrigidire troppo le posizioni. Insomma un «state buoni» rivolto a tutti gli attori della filiera.

Satragno ha raccolto la palla lanciata da Ricagno e, anche con parole aspre, rivendicato le posizioni più schiettamente sindacali di Assomoscato. «Sento spesso – ha detto – parlare di territorio, di unità, di fare squadra. Credo che certe aziende, prima di parlare di territorio, dovrebbero fare ammenda, per come trattano il prodotto e i viticoltori. Per quanto riguarda il fare squadra allo stato, purtroppo, è solo una bella immagine. Le Case spumantiere non si fanno scrupoli a prolungare olte ogni limite le trattative su rese e prezzi per ettaro delle uve moscato per spuntare diminuzioni di prezzo della materia prima che gravano solo ed esclusivamente sulle spalle degli agricoltori». Parole pensati come pietre che non è da escludere preludano all’apertura di nuove vertenze tra parte agricola e parte industriale.

E il pericolo, nonostante in molti anche a Mango abbiano riconosciuto la validità dell’accordo interprofessionale che ogni anno fissa rese e prezzi ad ettaro delle uve moscato, è che si torni ai conflitti di quindici anni fa con viticoltori in piazza e la rinascita del movimento di lotta che allora fu battezzato Cobas del moscato. Oggi, tuttavia, c’è da augurasi che i brindisi di fine anno, con Asti e Moscato, riescano a spegnere questi primi fuochi.

Del resto il rischio è danneggiare un settore strategico per il Piemonte e l’Italia, che dà lavoro a 15 mila addetti e 6 mila aziende agricole distribuiti su diecimila ettari di vigneti tra 52 Comuni a cavallo delle province di Alessandria, Asti e Cuneo, e muove oltre 500 milioni  di euro di fatturato all’anno.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

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