Sembra ci sia stato un brusco calo di vendite dello Champagne sul mercato francese. È una buona notizia per il vino italiano? Noi di Sdp crediamo di no.Intanto diamo conto delle comunicazioni. La notizia delle flessione di vendite dello Champagne è stata riportata da Ansamed, divisione Ansa che si occupa del bacino del Mediterraneo.
Il taglio di vendite sarebbere da mettere in relazione alla crisi economica. Il decremento è del 7% nella prima metà dell’anno, rispetto allo stesso periodo del 2008. Tra le cause principali, secondo Ansamed che cita una nota dell’Ice, l’Istituto italiano per il Commercio con l’estero, il prezzo percepito come troppo elevato dai consumatori, soprattutto per gli Champagne di lusso, che ha determinato un calo sensibile dei volumi di vendita nei primi nove mesi dell’anno (-23%).
«Gli operatori del settore – riferisce ancora l’agenzia – attendono il periodo natalizio, in cui vengono realizzate normalmente il 40% delle vendite annuali, e che dovrebbe vedere un moltiplicarsi delle promozioni e delle offerte speciali. D’altro lato, i vini frizzanti e gli spumanti, a lungo considerati come dei vini di basso lignaggio, registrano un buon incremento in termini di vendita».
I francesi di questa crisi se n’erano accorti mesi fa. Qualche eco si era avuta anche alla grande degustazione organizzata un paio di mesi fa in quel della Reggia di Veneria Reale a Torino.
Ora che però c’è qualche barlume di ufficialità la prima frase che ci viene in mente è quella attribuita al generale e politico greco Epaminonda che nel pieno delle sanguinose Guerre del Peloponneso tra Atene e Sparta disse la famosa: «Se Atene piange, Sparta non ride», intendendo che il conflitto non lasciava né vincitori né vinti ma solo macerie.
Per il vino è la stessa cosa. Da sempre Francia e Italia, nazioni simili come cultura, aspirazioni, economia, persino costumi, si contendono primati in materia agroalimentare. Il gioco è quello di sorpassarsi a vicenda.
Se, tuttavia, uno dei due competitor abbandona la gara o va fuori strada, l’altro non dovrebbe gioire, ma preoccuparsi.
Purtroppo i presupposti negativi per temere contraccolpi di crisi anche per il comparto italiano ci sono tutti. Intanto il Consorzio dell’Asti ha bloccato provvisoriamente il piano di rilancio e annunciato che non ci saranno i consueti spot natalizi; a un mese dal Natale non una casa spumantiera sta facendo pubblicità; ci sono contrasti tra produttori italiani e Governo su questioni come presa di spuma (per alcuni aumenterebbe le rese doc e docg a favore dei prosecchisti).
Insomma se Atene piange…