Etilometro obbligatorio nei ristoranti? Fiorio (Pd): «Proposta delirante. Basta con il terrorismo mediatico anti-vino»

inserito il 11 Novembre 2009
La Bouvette della Camera dei deputati. Anche qui entrerà l'etilometro?

La Bouvette della Camera dei deputati. Anche qui entrerà l'etilometro?

«È un’ipotesi delirante. C’è da sperare che non doventi mai legge e bisogna adoperarsi perché questo avvenga». Massimo Fiorio, deputato astigiano del Pd, si scaglia a muso duro contro la proposta del senatore Luigi Grillo (Pdl) che mira a obbligare i ristoranti a dotarsi di etilometri. Ma attenzione, dietro alla vicenda c’è ben più della solita polemica che contrappone centrosinistra al centrodestra.Per capire bisogna fare un passo indietro. Alcune settimane fa Sdp riprende una notizia circolata, sia pure in sordina, sulle pagine di alcuni giornali nazionali secondo la quale il presidente della commissione Senato per i Lavori pubblici, il senatore ligure Luigi Grillo, avrebbe proposto una legge per dotare, obbligatoriamente, i ristoranti di etilometri “precursori”, dispositivi che indicano quanto alcol un commensale ha ingerito. Il direttore generale di Fipe-Confcommercio, Edi Sommariva, critica duramente l’ipotesi che ritiene un attacco alla categoria dei ristoratori.

Sdp intervista Grillo che conferma le sue posizioni. Dopo qualche giorno arriva la bocciatura dei ristoratori piemontesi. Intervistati da Sdp quattro cuochi cassano appello la proposta di Grillo bollandola come «deleteria per la categoria».

Ora è la volta dei politici scendere i campo nella querelle. Sdp ha intervistato Massimo Fiorio, deputato Pd, segretario nella Commissione XIII – Agricoltura della Camera dei Deputati. Fiorio è stato sindaco di Calamandrana, centro dell’Astigiano dove si producono vini, è presidente di una comunità collinare che non a caso si è data nome «Vigne e Vini – Alto Monferrato Astigiano» e comprende dieci comuni del Sud astigiano, tra cui Nizza Monferrato, con circa  ventimila abitanti totali.

Dunque, Onorevole Fiorio, che ne pensa di una legge che obblighi gi osti a misurare l’alcol nel snague dei loro commensali?

«È un’idea delirante che si pone nell’orbita della campagna mediatica anti-alcol che è in corso da qualche anno anche in Italia»

Le risultano gli appoggi bipartisan all’ipotesi del senatore Grillo?

«Non mi stupiscono. Il Parlamento è molto sensibile alle campagne mediatiche. E da qualche anno ci sono correnti trasversali che supportano la crociata contro l’alcol. Un’iniziativa che arriva dal mondo anglosassone. L’Italia, dandosi la zappa sui piedi, ha assorbito pedestremente e maldestramente l’evoluzione anti-alcol che si è sviluppata negli Usa e in Inghilterra. In quei Paesi, però, la cultura del bere è fondata sull’abuso e lo sballo. Fenomeno che da noi non raggiunge quei livelli di guardia. Inoltre le statistiche indicano che gli incidenti stradali legati all’abuso di alcol sono una percentuali minima. Invece sui media gli si dà una rilevanza enorme ed ecco che la campagna contro l’alcol e il vino prende forza partorendo anche forzature assurde come quella del senatore Grillo»

Soluzioni?

«Credo che a questo punto, parallelamente agli avvisi sui danni di un abuso dell’alcol, si debba avviare anche una campagna per il bere consapevole. Fa parte della nostra cultura bere e poco. Se poi ci sono ristoranti che vogliono dotarsi di etilometri, ben venga (ne esistono già ndr). Ma una legge proprio no. Ne parlerò con il Ministro all’Agricoltura Luca Zaia. Ci sono risorse e strumenti europei per diffondere messaggi sul consumo responsabile del vino e degli alcolici. Il Governo li usi. Altrimenti i danni per il comparto saranno sempre più gravi. Già ora nei ristoranti i consumi di vino sono crollati»

Lei bene vino?

«Regolarmente e senza eccedere. Sia in Piemonte che quando sono a Roma dove, ho scoperto, si consumano grandi quantità di vino anche piemontese. Che però è, in generale, troppo forte»

Prego?

«Ecco, ultimamente mi sembra che ci sia stato un diffuso aumento delle gradazioni, anche nei vini di uso quotidiano. Non so a che cosa sia dovuto. Però credo che le aziende dovrebbero monitorare questo aspetto. Chi beve un bicchiere di vino al giorno vuole un prodotto gradevole, ma non impegnativo. Altrimenti ci rinuncia, anche per paura dei giusti controlli delle Forze dell’Ordine, e beve altro»

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

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