La denuncia del deputato astigiano Fiorio: «Il Parmigiano diventa bielorusso e si vende a Mosca alla faccia dell’embargo e del “made in Italy”»

inserito il 19 Settembre 2014

Si faceva con le armi. Ora si fa con i prodotti agroalimentari. Secondo quanto riferito da Massimo Fiorio, deputato Pd astigiano, in Bielorussia si importerebbero prodotti alimentari italiani, poi confezionati come locali e introdotti sul mercato russo da dove sono stati banditi a seguito dell’embargo voluto da Putin dopo le sanzioni Ue e Usa a carico della Russia per la crisi Ucraina.

Si chiama “triangolazione”. Una volta si faceva con armi e altre merci. Oggi con frutta e formaggio.

Massimo Fiorio

Massimo Fiorio

Dichiara Fiorio nella sua interrogazione presentata al ministro all’Agricoltura, Maurizio Martina e al Governo Renzi: «Premesso che: il blocco delle importazioni verso la Federazione Russia, al di là di ogni posizione ideologica rispetto alle motivazioni che hanno portato a tale decisione, sta causando un gravissimo danno all’intero sistema agroalimentare nazionale; solo nel 2013 le esportazioni italiane verso la Federazione Russa sono state infatti quantificate in 10,4 miliardi di euro: il nostro Paese è stato quindi il quinto fornitore mondiale con una quota del 4,8 per cento. La vendita in Russia dei prodotti tipici del “Made in Italy”, cioè agroalimentari e bevande, ha rappresentato il 10 per cento delle esportazioni totali, per un valore di oltre 1 miliardi di euro; il blocco delle importazioni, secondo quanto è emerso recentemente sugli organi di informazione, avrebbe inoltre causato una ulteriore problematica ai prodotti certificati italiani; secondo fonti stampa infatti nei ristoranti e nei mercati russi sarebbero presenti forme di parmigiano italiano “sigillato in confezioni rigorosamente originali ma indicanti la Bielorussia come Paese di produzione”. “A consentire il ‘contrabbando’ di parmigiano – riportano i media – è il fatto che Minsk non ha recepito l’embargo russo sui prodotti agroalimentari europei, pur facendo parte dell’Unione doganale con Mosca e Astana. Così molti prodotti ‘sanzionati’ da Mosca entrano legalmente in Bielorussia e poi arrivano in Russia senza controlli doganali, con false etichette dell’ex repubblica sovietica”. Tali prodotti sarebbero inoltre venduti con una notevole maggiorazione rispetto al prezzo iniziale. Se quanto espresso in premessa corrisponde al vero, se il “contrabbando” di prodotti “Made in Italy” riguarda anche altri settori agroalimentari e quali iniziative urgenti intendano conseguentemente assumere il governo ed il ministero competente, anche in sede comunitaria, per contrastare e reprimere con efficacia tale fenomeno che sta arrecando gravissimi danni all’economia ed all’immagine del nostro Paese».

Detto questo sul web c’è già chi si schiera in difesa dei “triangolatori” che «devono sbarcare il lunario». Non è questo il punto. Il punto è che Governo e Ue devono darsi una mossa perché le guerre, sia quelle combattute con le armi che quelle commerciali hanno sempre fatto più ricchi i ricchi e più poveri i poveri.

 

 

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