Il Barolo è in crisi, investito, come altri vini di prezzo medio alto, dalla contrazione delle vendite dovute alla recessione economica mondiale.
Lo conferma Claudio Rosso, presidente del Consorzio di tutela che in un’intervista esclusiva a Sdp ammette la necessità che i barolisti mettano in atto a contromisure adeguate. In fretta.
Del resto i dati della filiera del vino docg più famoso del Piemonte non sono rassicuranti. «Le proiezioni – dice Rosso – indicano per quest’anno un -30% rispetto allo scorso anno. Equivale a circa tre milioni di bottiglie vendute in meno rispetto ad una media totale di 11 milioni. Grosso modo un terzo del prodotto. I cali hanno riguardato anche il Barolo base, quello che è venduto a prezzi contenuti, segno che le contrazioni coinvolgono tutto il settore e non solo le produzioni di vertice».
La recessione interessa anche il prezzo delle uve di nebbiolo da Barolo che si è abbassato, e di tanto. «Le quotazioni dei grappoli sono scese ai livelli di tre anni fa, attorno ai 16/17 euro al miriagrammo» precisa Rosso. Una bella doccia fredda per i vignaioli della zona di produzione che nel 2007 e 2008 hanno spuntato prezzi record tra i 26 e i 30 euro. È il risultato di corposi tagli di vendite sui mercati italiano e straniero.
Rosso conferma: «I consumatori tendono a spendere meno e scelgono vini meno cari. Proprio ieri una famosa rivista internazionale di vino mi ha chiesto una degustazione di Barbera e non di Barolo. Segno che anche i lettori enoappassionati stranieri si stanno rivolgendo verso prodotti meno impegnativi. Urgono contromosse».
C’è chi dice che in questi anni si è prodotto troppo Barolo e chi auspica un consumo più ampio di questo vino, spogliato dall’aura di prodotto vip, dai prezzi alti, destinato alle tavole dei ricconi o da consumare solo in occasioni eccezionali. Soluzioni?
«Certo il Barolo non è un vino quotidiano, ma neppure un vino inavvicinabile – dice Rosso -. Tuttavia – aggiunge – il comparto fino ad ora è stato troppo immobile. Ora c’è la necessità di correre ai ripari. Bisogna trovare, e presto, strategie comuni. Nelle prossime settimane convocherò il comitato tecnico della denominazione Barolo per cominciare ad affrontare i problemi».
Intanto il presidente del Consorzio del Barolo commenta con favore l’ammissione delle oltre 180 nuove menzioni geografiche: «Aiuteranno a specificare ancora di più l’origine del vino contribuendo a sviluppare al cultura dei cru».
Insomma il Barolo si “francesizza” un po’? «Diciamo che abbiamo imboccato una strada giusta che i francesi hanno battuto già anni fa» chiude Rosso.
Infine una notizia di territorio che riguarda proprio il Barolo: il 6, 13 e 20 novembre 2009, nel paese di culla del vino rosso docg, si svolge la manifestazione “A cena con il Barolo di Barolo a Barolo”, un gioco di parole per presentare cene in sei ristoranti del paese con etichette di 25 produttori locali abbinate a piatti tipici delle Langhe. Prezzi, non proprio popolari, dai 45 ai 90 euro a persona. Segno che, nonostante la crisi, il mondo della ristorazione prova a mantenere le posizioni acquisite. Info su www.barolodibarolo.com.
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)