L’assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte, Mino Taricco, annuncia lo stanziamento di alcune centinaia di migliaia di euro (700) per il progetto “Filiera Corta”. Cioè? Cioè i soldi vanno a Comuni e Comunità montane che organizzano mercati di produttori. Ora, il concetto di filiera corta, ossia i prodotti alimentari dal produttore al consumatore senza passggi intermedi, è una cosa seria: tutela la qualità, favorisce le attività agricole, garantisce le tradizioni del territorio e produce risparmio per il consumatore e guadagno per il produttore. Epperò Taricco, che cuneese e coltivatore di kiwi, possibile che non sappia che già in moltissimi mercati piemontesi accade e cosa qui.
Che, cioè, ci sono già produttori di ortaggi, frutta, salumi, formaggi, ma anche pollame e vini, che ogni santo giorno, sia sui mercati che nello spaccio dietro la loro cascina, già praticano la filiera corta? Ci voleva la Regione per scoprirlo. Bene i soldi stanziati, ma, per favore, evitiamo l’ennesimo marchietto e, magari, facciamo un po’ di battage pubblicitario sui giornali, le tv e le radio, Internet, per far conoscere il Piemonte e i suoi sapori, il suo gusto e la sua gente, le sue tradizioni e le sue innovazioni. Si, però, non la solita elemosina ai media locali, ma magari ai messi di informazione che si leggono, che so, negli Usa o in Giappone, in Russia o a Dubai. E se facciamo così, forse, 700 mila euro son fin pochi.
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)