Ancora insufficiente attenzione della politica nazionale, una visione europea un po’ troppo omologata e condizionata dalle “Nazioni forti”, un approccio alla tecnologia che metta in campo scelte oculate e davvero produttive per le attività rurali, ricorso ai finanziamenti pubblici solo quando servono e che siano mirati a progetti costruttivi, sensibilità alle attività di agricoltura sostenibile anche in un ottica di ottimizzazione delle produzioni, tracciabilità dei prodotti, monitoraggio dei mercati e del rapporto tra domanda e offerta anche attraverso i socialmedia.
Questi i temi che sono emersi al convegno “Tempo di scelte: agricoltura 2.0” che si è svolto ad Agliano Terme, nell’Astigiano, in occasione del rinnovo dei vertici dell’Anga provinciale (giovani di Confagricoltura).Per la cronaca neo presidente dell’associazione astigiana è stato eletto il 23enne, Armando Assenza Parisi, uno che ha in tasca una laurea all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e anche questo è un segno dei tempi. Quello dell’Anga Asti è stato un evento locale, che però, è servito per dibattere temi nazionale e europei.
Tra i relatori, infatti, c’erano Francesca Picasso, vicepresidente nazionale Anga; Alice Cerutti, presidente Anga Vercelli-Biella e delegata Ceja (giovani agricoltori europei); Giovanni Chiò, vice presidente Anga Piemonte; Piergiovanni Ferrarese, componente comitato di presidenza Anga nazionale; e Paolo Guercio, dirigente dell’assessorato all’Agricoltura della Provincia di Asti.
Ne è venuto fuori un dibattito frizzante su come i giovani imprenditori agricoli navigano nel mare magnum del lavoro dei campi, tra levatacce per mungere le mucche e tablet montati sul cruscotto del trattore per monitorare le attività sui campi. Insomma un’agricoltura che dal 2.0 ormai veleggia verso il 4.0 nonostante le infrastrutture di un Paese che sembra ancora al palo. Come ha sottolineato, la vicepresidente nazionale dell’Anga parlando della banda larga: «In Europa si parla di navigazione a 100 mega, in Italia siamo a 2».
Ma non c’è solo il gap tecnologico a preoccupare i giovani imprenditori rurali. La politica nazionale, nonostante alcuni segnali positivi, sembra ancora lontana da considerare l’Agricoltura italiana come settore strategico per il Paese (il presidente francese Hollande, invece, lo ha dichiarato chiaro e tondo un anno fa); il sistema economico delle risorse è passato da distribuzione a pioggia a rubinetti chiusi; certa burocrazia assume atteggiamenti vessatori; l’Europa rischia di mettere in pista direttive dettate da Nazioni che tendono ad essere egemoni. Insomma non uno scenario incoraggiante anche se proprio dai giovani imprenditori agricoli arrivano richiami all’ottimismo, a lavorare per cambiare uno stato di cose che va cambiato. «Ne va della sopravvivenza dell’agricoltura. Del resto noi siamo il futuro» hanno detto i relatori. Dunque i lavoro dei campi va rinnovato e innovato. I giovani sono in prima fila. Come sempre.
SdP