Spumanti d’Italia sempre “made in Piemonte”. Da uve bianche di collina o dalla duttile e sorprendente uva barbera le bollicine tricolori si rinnovano sulle colline tra Langa e Monferrato

inserito il 12 Novembre 2013

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Come si fa a mettere insieme chi ha inventato il primo spumante d’Italia, più di un secolo e mezzo fa, e chi, sperimenta l’ultimo vino “della gioia” ottenuto dalla sorprendente e duttile uva barbera d’Asti? È semplice per chi abita in Piemonte, ancora più facile per chi sta nel Sud della regione, un tempo più viticola d’Italia, oggi ancora in cerca di una vera identità enologica. Che sembra, però, prendere nuova linfa da un paio di iniziative presentate in questi giorni e a cui SdP ha partecipato.

La prima è stata una degustazione delle nuove annate di Alta Langa Gancia, lo spumante da poco a docg vinificato da un gruppo di aziende utilizzando solo uve pinot grigio e chardonnay coltivate in u’area determinata tra le province di Asti e Cuneo, solo in vigneti dai 250 metri sul livello del mare in su. Una bella scommessa che non va oltre le centinaia di migliaia di bottiglie, ma che, se dovesse prender vento potrebbe davvero decollare. Basta crederci.

Seconda iniziativa quella della Cantina di Vinchio e Vaglio, sulle colline attorno a Nizza Monferrato, Astigiano del Sud. Una cantina non grandissima, ma che ha fatto della rigorosa coltivazione delle vigne dei soci e della bontà dei suoi vini (sembrano tutte banalità, ma spesso queste due cose non sono scontate) dogmi assoluti forieri di successi commerciali davvero interessanti per una realtà così localizzata. Ebbene quelli di Vinchio e Vaglio, che possono contare sull’opera di un enologo di fama come Giuliano Noè, “papà” di moltissimi vini, non solo piemontesi, quest’anno hanno presentato il Tre Vescovi Rosé, uno spumante brut dal colore ramato, ottenuto, qui sta il bello, da uve barbera.

Se n’era parlato un paio d’anni fa. SdP aveva raccolto le mezze dichiarazioni di Lorenzo Giordano e Ernestino Laiolo, rispettivamente presidente e direttore. della cantina. Oggi il primo spumante metodo classico, cioè con fermentazione e affinamento in bottiglia di almeno due anni, è una realtà. Lo abbiamo assaggiato e, Dio ci perdoni, ci sono venuti in mente certi vini spumanti francesi blasonatissimi. Abbiamo esagerato? Siamo succubi di troppo amore di territorio? Abbiamo gli occhi e le papille foderate di troppa piemontesità? Boh. A noi il Tre vescovi è piaciuto, e molto. Vedremo che come lo accoglierà il mercato. Prezzo di vendita 14 euro, poco più di 4 mila bottiglie la prima produzione. Insomma quelli di Vinchio e Vaglio vanno avanti adagio, e fanno bene.

Discorso diverso, per numeri e dimensione, per la “corazzata” Gancia e sembra aver trovato verve e orgoglio piemontese con… il patron russo Roustam Tariko che da qualche anno ha preso in mano di timone della maison dove più di un secolo fa, grazie alla famiglia fondatrice Gancia, è nato il primo spumante d’Italia.

Nelle cattedrali sotterranee di Gancia a Canelli abbiamo degustato le nuove annate di Alta Langa, 36 e 60 mesi. E anche qui, che il Signore ci ri-perdoni, ci son venuti in mente i vini spumante d’Oltralpe. Sarà un’accostamento di idee inopportuno? Oppure prologo di futuri eno-successi?

Intanto, qui, pubblichiamo le video-interviste e le foto realizzate a Vinchio. Immagini video e fotografiche, sono di Vittorio Ubertone, tra le foto anche quelle di produttori locali di eccellenze gastronomiche: Bricco Civetta (robiole e mozzarelle da latte vaccino) e renato gallesio (olio di nocciola) insieme a quelle dei cucinieri e delle cuciniere che hanno preparato la sontuosa cena rigorosamente piemontese allestita in cantina. Buona visione

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)


Le fotografie

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