Continua lo sfruttamento dell’italian sound. Come testimoniano gli ultimi nostri post sono soprattutto gli americani del vino a sfruttare vitigni e vini direttamente collegati all’Italia e che non possono essere difesi proprio in virtù del fatto che i vitigni possono essere piantati in tutto il mondo.
Ma veniamo all’ultima eno-americanata. Ne dà notizia, ironia della sorte, la France Press che riferisce di come, in contemporanea con l’uscita nelle sale dell’ultimo capito della saga di Star Trek, Into the darkness, si lanci sul mercato una gamma di vino dedicata alla serie che ha tra i protagonisti il capitano Kirk e il suo secondo vulcaniano, Spock.
L’azienda che ha avuto questa geniale pensata è la cantina californiana Viansa di Sonoma valley. Tre vini, soltanto 1.700 casse totali, con uvaggi di Merlot, Cabernet Franc, Sangiovese, Dolcetto, Tinto Cao e Tempranillo. Ogni bottiglia, 25 dollari l’una, ha sull’etichetta l’immagine di un protagonista della serie, da Spock a Kirk. La serie è dedicata a un trio di episodi amatissimi dai fans di Sta Trek: “Specchio, specchio“, “La città sull’orlo del sempre“, “Animaletti pericolosi“.
I commenti e le battute a quest’ultima eno-trovata non si sono fatti attendere. C’è chi parla di “The next fermentation”, parodiando il titolo di un famoso film (The next generation) tratto dalla serie fantascientifica mandata in onda dall’emittente americana Cbs, altri fanno notare come la scelta della cantina caliborniana di produrre bland di vini per le bottiglie dedicate a Star Trek ricalchi in pieno lo stile multirazziale del ponte di comando della Enterprise, la nave da guerra intergalattica ai comandi del Capitano Kirk, con vulcaniani e terresti, ma anche altre razze dell’universo che cooperano sotto l’ombrello della Flotta Stellare. Fantascienza, appunto.
Come resta, per ora, fantascientifico sperare che i produttori italiani e piemontesi, in particolari, si diano una mossa e, magari prendendo spunto dai colleghi americani, riescano in quel collegamento vino-eventi-popolari-cultura-territorio, che farebbe tanto bene alle vendite, specialmente in questo periodo di crisi nera.
Un piccolo promemoria: non è la prima volta che produttori di vini Usa dedicano vini a grandi film. Recentemente una catena texana di locali che abbinano cinema a cibo e bevande, la Alamo Drafthouse, ha prodotto un Chianti dedicato ai film Il Silenzio degli Innocenti (e si sa che il Chianti va benissimo con il… fegato… gli amanti di cinema e di questo film apprezzeranno questa citazione) e La Storia Fantastica (Princess bride). Non ci risultato vini italiani dedicati a film italiani come Cinema Paradiso o Amarcord o Roma Città Aperta o La vita è bella, né a pellicole nazionali più recenti o in uscita. Forse è un’occasione mancata.
E pensare che Cinema e vino sono molto vicini, si pensi a questi film: “Sideways – In viaggio con Jack” di Alexander Payne (2004), “Un’ottima annata – A Good Year” di Ridley Scott (2006), “French kiss” di Lawrence Kasdan (1995), “Mondo vino” di Jonathan Nossiter (Documentario, 2004), “Bottle Shock” di Randall Miller (2008), “Blood and Wine” di Bob Rafelson (1996), “Il profumo del mosto selvatico” di Alfonso Arau (1995), “I giorni del vino e delle rose” di Blake Edwards (1962), “Fandango” di Kevin Reynolds (1985), “L’ anno della cometa” di Peter Yates (1992), “Il grande sonno” di Howard Hawks (1946). Tutti rigorosamente di autori non italiani figuriamoci piemontesi.