Vino piemonte: si scrive anteprima, si legge “io speriamo che me la cavo”. Presentati a Milano (ennesimo effetto Expò) i dati della produzione 2013. Ma per il futuro che si fa?

inserito il 16 Dicembre 2013

Due settimane fa a Milano per presentare i dati della vendemmia 2013 del Piemonte. È l’ennesimo effetto dell’Expo 2015 che sta monopolizzando tutto nel Belpaese. I numeri li ha presentati la Regione Piemonte. C’era. ovviamente, l’assessore all’Agricoltura, Claudio Sacchetto. Negativi o positivi, giudicate voi. Qui di seguito il comunicato ufficiale della Regione. 

“Dai dati emersi nel corso dell’incontro si delinea l’immagine di un comparto vitivinicolo che, pur fronteggiando l’attuale momento economicamente delicato, resiste rispetto a molti altri settori, confermando come la strategia volta a puntare sulla qualità e l’eccellenza paghi nel medio-lungo periodo.

Su un totale di 67 mila aziende agricole piemontesi, sono 20 mila quelle dedite alla vitivinicoltura (45.343 gli ettari a vigneto, circa il 7% del vigneto Italia).

A seguito di un’annata produttiva 2012 decisamente ridotta in termini quantitativi, tanto da guadagnarsi l’etichetta di “vendemmia più scarsa del secolo”, il 2013 è ritornato su livelli maggiormente vicini alla media degli ultimi anni: se l’Italia passa dai 41,07 milioni di ettolitri del 2012 ai 47,4 milioni di ettolitri stimati del 2013 -con una crescita del 15%- il Piemonte, seppur con valori meno incisivi, registra un incremento non trascurabile mediante una produzione stimata 2013 di 3.658.640 quintali di uva da cui sono derivati 2.579.534 ettolitri di vini (+ 9% sul 2012), una produzione che rappresenta il 5,5% della produzione nazionale.

Suddividendo la produzione per Province, troviamo in ordine decrescente Asti con 906.000 ettolitri, Cuneo con 847.000 ettolitri, Alessandria con 697.000 ettolitri, Torino con 72.000 ettolitri, Novara con 28.000, Biella con 21.000 ettolitri, Vercelli con 7.000, VCO con quasi 2.000 ettolitri.

Contraddistinta da una peculiare stagione climatica, la vendemmia 2013 non ne ha risentito dal punto di vista qualitativo, si può a tal proposito definirla una “Ottima Annata”, che merita le 4 stelle per tutte le varietà con alcune punte di eccellenza.

L’aspetto qualitativo dei vini piemontesi rappresenta l’elemento distintivo che consente un’importante azione di mercato in termini di esportazione: nel 2012 l’export agroalimentare dell’Italia ha raggiunto i 25 miliardi di euro (+ 8% sul 2011, di cui 4,7 miliardi di euro è la quota vino). I dati del primo semestre 2013 dell’export agroalimentare italiano registra un andamento quasi uguale allo stesso periodo 2012, mentre risulta un incremento del vino (+8,4%).

Il Piemonte è parte importante di tale export: nel 2012 ha contribuito con una quota di 4,3 miliardi di euro, di cui 1,39 miliardi è la quota bevande, in gran parte composta da vini e distillati. Sempre per quanto concerne la nostra Regione i dati del primo semestre 2013, rispetto allo stesso periodo 2012, registrano un aumento in valore del 7% dell’export agroalimentare e un +10% sul vino.

Possiamo così rimarcare che in Piemonte l’export agroalimentare (composto per un terzo dal vino) conferma il trend positivo ininterrotto negli anni, con un valore che rappresenta circa il 10% dell’export totale piemontese (al terzo posto dopo Macchine e Apparecchiature e Mezzi di Trasporto).

Varca i confini italiani il 60% del vino prodotto in Piemonte e in particolare: 58 milioni di bottiglie di Asti (85% della produzione), 20 di Moscato d’Asti (78% della produzione), 8 milioni di bottiglie di Barolo (65% della produzione), 2,5 milioni bottiglie di Barbaresco (55% della produzione), 10 milioni di bottiglie di Barbera d’Asti (40% della produzione), 8 milioni di bottiglie di Gavi (70% della produzione), 1,5 milioni di bottiglie di Brachetto d’Acqui (30% della produzione). I principali paesi importatori, in ordine decrescente, sono: Germania, Gran Bretagna, USA, Francia, Russia, Spagna, Svizzera, Giappone.

Non solo dati, numeri ed economia: “Piemonte Anteprima Vendemmia 2013” è la conferma di come il comparto vitivinicolo piemontese sia un condensato di tradizione, valori, cultura e territorio, una miscela vincente che ha portato alla candidatura dei paesaggi vitivinicoli piemontesi nella lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO.

Assessore Regionale all’Agricoltura Claudio Sacchetto: “Pur non trascurando le difficoltà del momento, ritengo che gli ottimi risultati che si stanno ottenendo nell’ambito del comparto vino non siano frutto del caso: in primo luogo vanno ricordate le aziende vitivinicole sul territorio, le quali coniugano al duro e faticoso lavoro in vigna, una professionalità di alto livello indispensabile per risultare competitivi sul mercato, in particolare quello estero. In seguito non va trascurata l’attività sinergica operata su più livelli da enti e organismi differenti. La Regione Piemonte, e in particolare l’Assessorato Agricoltura, ha proseguito nel sostegno al settore mediante il programma finanziato dall’OCM vino che ha previsto un intervento superiore ai 20 milioni di euro sulle misure Promozione sui mercati dei Paesi terzi, Investimenti, Ristrutturazione e riconversione vigneti. Sempre nel solco dell’OCM vino, per il 2014, sono previste nuovamente risorse per circa 20 milioni di euro. L’Assessorato, inoltre, ha supportato il settore mediante la misura 133 -promozione sui mercati Ue- del Psr 2007-2013. I buoni risultati non devono distoglierci dagli impegni che ci aspettano per il futuro: a cominciare dall’Expo 2015 e ancor più nella predisposizione del nuovo Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020, una sfida dalla quale dipende buona parte del futuro non solo del comparto vino, ma dell’intera agricoltura piemontese”.

Giulio Porzio, presidente di Vignaioli Piemontesi: “Siamo a Milano, cuore pulsante dell’economia italiana, della moda, del design, della cultura. Da qui voglio far partire la mia proposta di creare una Nazionale Azzurra del Made in Italy. Noi Piemontesi ci candidiamo ad essere uno degli undici. E’ ormai una necessità, un imperativo, per affrontare i nuovi mercati ed essere incisivi e vincenti, fare squadra, fare sistema e presentarsi in modo organizzato superando i campanilismi e gli individualismi. Il mondo della cooperazione ha appena creato una sinergia su una nuova linea di vini imbottigliati pensati per i mercati esteri che verranno commercializzati con il marchio “Nuovi Mondi”. Questa è una scelta coraggiosa. Sul fronte promozione, lo abbiamo già fatto con Piemonte Land of Perfection, ora ci vuole una sinergia a livello nazionale”

Andrea Ferrero, presidente di Piemonte Land of Perfection: “Piemonte Land of Perfection nasce per armonizzare le strategie di promozione dei principali Consorzi di tutela del vino e le più grandi Associazioni di produttori. La novità è che per la prima volta la squadra Piemonte si muove unita. E l’idea di fare squadra e presentarsi uniti sotto la bandiera Piemonte convince e funziona. I tempi sono cambiati: le aziende hanno capito che non si può più andare per il mondo a vendere e fare promozione in ordine sparso, ma occorre riunire le forze della viticoltura piemontese per fare fronte comune sui mercati internazionali. Se vogliamo confrontarci sul mercato globale con i grandi del vino dobbiamo promuovere non solo il prodotto, ma tutto il territorio. Noi continuiamo a crederci anche quest’anno convinti che sia la giusta via per il futuro del Piemonte”.

Andrea Desana, coordinatore del Comitato per la celebrazione del 50° anniversario della prima legge sulle denominazioni d’origine: “È sempre più urgente una riforma del sistema delle denominazioni, perché oggi le doc e docg del Piemonte, comprese le sottodenominazioni e menzioni di legge superano le cento diciture previste in etichetta. La nostra proposta porta ad una grande semplificazione, basata su una ventina di denominazioni e soprattutto dando finalmente sviluppo alla doc Piemonte, di elevato valore strategico. Essenziale è prendere coscienza che a dettare le norme per le denominazioni in etichetta deve essere il marketing (dato che il vino si produce per essere venduto) e non i cultori e gli appassionati di ogni singolo vitigno. Di conseguenza bisogna distinguere tra vini-terroir o vini da collezione per amatori, dai vini-premium, capaci di fare business all’estero”.

Insomma il Piemonte del vino sembra andare bene, con qualche sofferenza, ma tutto sommato se la sta cavando. La vera domanda, però, è se i piemontesi saranno in grado di affrontare i cambiamenti di mercati in fluttuazione perenne con Paesi stranieri enologicamente sempre più emergenti (Est Europa in testa) e vecchi rivali, sia esteri sia interni, sempre più agguerriti.

Ecco, forse su questo punto, al netto dei maldipancia in tanti, troppe, filiere, andrebbe organizzata una vera anteprima, anzi, magari, degli Stati Generali del vino piemontese per capire, finalmente, dove stiamo andando, come stiamo procedendo e dove vogliamo arrivare.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

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