Il Moscato al Vinitaly di Verona fa sempre notizia. Bene il fatto che il Consorzio abbia ritrovato, da qualche anno, una sua identità di area fieristica, bene che si sia aperto ai piccoli produttori (per la verità il primo passo fu fatto a Vinexpo di Bordeax alcuni anni fa) con un’isola a loro dedicata; bene che ci siano prospettive con novità, come l’Asti non dolce che, stando ai rumors, dovrebbe trovare nuova linfa mediatica e di marketing con versioni extra dry, come il “cru” Canelli che percorrerà più o meno la stessa strada del Nizza docg. Insomma cose da dire sul moscato ce ne sono e non devono essere per forza sempre negative.
Certo di nodi da sciogliere ce ne sono e sono tanti. C’è il capitolo dei surì (o sorì), cioè i vigneti eroici, quelli con pendenze estreme difficili da coltivare che danno grappoli unici, ma che stanno perdendo terreno, letteralmente, tra abbandono e incuria, rischiando di complicare anche il tema idrogeologico di un territorio unico. C’è il tema dei mercati internazionali che sono da conquistare e mantenere se, come dice qualche moscatista di rango, ci sono stranieri che ancora non conoscono i prodotti a base moscato piemontese. Ci sono i temi, che verrano di attualità tra poche settimane, relative alle rese e al prezzo delle uve con i vignaioli che non vogliono, almeno a parole, essere l’anello debole della filiera. Vedremo. Intanto qui ci sono le interviste che abbiamo raccolto nei primi due giorni essenziali del 53° Vinitali di Verona. Buona visione e riflessione.
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)
immagini e riprese di Vittorio Ubertone