Vendemmia 2020. Rese del Moscato bianco. Gli agricoli chiedono 90 quintali/ettaro. «Saremo irremovibili». Trattative in vista

inserito il 25 Luglio 2020

Giovedì una serata fresca, sotto la bella “ala” di Santo Stefano Belbo (Cuneo), in piazza Umberto I, a parlare della situazione dell’Asti e del Moscato d’Asti docg con, al tavolo dei relatori, il presidente del Consorzio, Romano Dogliotti, i rappresentanti di parte agricola schierati (i vice presidenti Stefano Ricagno e Flavio Scagliola e i consiglieri Molinari, Canaparo e Sandri), il nuovo direttore consortile, Giacomo Pondini e un pubblico di vignaioli, quasi tutti in distanziamento personale e con mascherina d’ordinanza, in attesa di capire che fine faranno i loro grappoli di Moscato bianco che proprio in questo periodo stanno maturando in vigna.

Dunque, dopo i saluti del vice sindaco, Laura Capra, si è entrati nel vivo.
La presentazione delle attività di comunicazione: gli spot con lo chef testimonial Alessandro Borghese su tv e social che a settembre sarà sul territorio per altri spot e l’inaugurazione delle rotonde stradali firmate Asti e Moscato d’Asti docg; l’intervento del direttore Pondini, che arriva dalla Toscana, lato Brunello, che ha accennato ad alcuni progetti di comunicazione avviati su social (schede dei Comuni, video tecnici e spazi riservati agli associati); i dati per Asti e Moscato d’Asti che hanno tenuto e, anzi, per lo spumante sono aumentati (lo vedremo in un altro prossimo post).
Tema centrale, in vista della vendemmia (non si sa ancora in che data), le rese per ettaro. I vignaioli sono sembrati uniti nel richiedere 90 quintali per ettaro, in linea con le rese 2019.

Meno unità per quanto riguarda gli esuberi non docg che per alcuni non dovrebbero esistere e per altri rappresentano un, sia pur minimo, integrazione al reddito che, però, va detto, da anni contribuisce ad aumentare la quota di spumantelli dolci che, di fatto, fanno concorrenza all’Asti.
Su questo tema molte le posizioni, da Giovanni Bosco, uno dei “pasionari” del Moscato, presidente del Ctm, il Coordinamento Terre del Moscato d’Asti, che ha criticato la scelta, giudicata “suicida”, di alcune industrie della zona che sembrano non puntare abbastanza sull’Asti e sul Moscato d’Asti docg come vini principali della propria produzione; alla Coldiretti, con il presidente astigiano, Marco Reggio che ha rilanciato la proposta di sboccare quote di Moscato docg a favore di quelle aziende che ne hanno bisogno (sulla scorta del meccanismo francese di blocage/deblocage) e sottolineato l’importanza di avere una legge che obblighi i produttori di spumanti, sulla scorta di quello che è stato applicato per altre filiere dell’agroalimentare italiano, ad indicare in etichetta la provenienza dei mosti. Sarà poi il consumatore a scegliere se acquistare spumanti non doc e docg fatti con mosti italiani o stranieri. Ci si arriverà? «È una battaglia di cultura e civiltà» dicono dalla Coldiretti. Di certo il Made in Italy si tutela anche con queste azioni, ma c’è da fare i conti con chi ha come stella polare il proprio business privato.

Sulle rese a 90 quintali delle uve Moscato bianco che servono a fare Asti spumante e Moscato d’Asti docg, i rappresentanti di parte agricola si sono dichiarati ufficialmente determinati ad andare alle trattative con l’industria (tra cui sembra ci sia chi vorrebbe 75/80 quintali) con una posizione intransigente.
Nei prossimi giorni sono previste riunioni e trattative. Vedremo.
In conclusione: in piena pandemia mondiale da Covid -19, non si sa se anche il mondo del Moscato piemontese stia andando verso un piano da “New Generation” o da “status quo”, ma un fatto è certo: l’importanza economica, sociale, territoriale e paesaggistica di Asti spumante e Moscato d’Asti docg, un comparto che muove centinaia di milioni di euro con decine di migliaia di addetti, almeno a giudicare dal dibattito che ogni anno riesce a suscitare, sembra vada ben al di là persino della percezione che ne hanno i suoi attori principali, dai vignaioli alle case spumantiere.
Un fatto, questo, che dovrebbe far riflettere.

SdP

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