L’ultimo caso, si fa per dire, è quello di un punto vendita torinese. Qui, come recitano le dieci righette promozionali affidate al sito delle Pagine Gialle, si possono trovare «ben dodici differenti tipologie di profumi e sapori, rigorosamente selezionati» da un’azienda veneta, insieme a «tre tipi di vino piemontese» di una maison albese. Insomma un negozio che distribuisce vino nordista, per così dire, alla spina, come si faceva una volta. Voi portate il vostro contenitore e loro ve lo riempiono. Costi, secondo quanto riportato da un portale torinese che si occupa anche di enogastronomia, tra i 2,50 e i 4,40 euro al litro. Più o meno, cioè, quello che qualsiasi enonauta spunterebbe andando direttamente in cantina. Intendiamoci l’operazione vino sfuso in città è utile per chi non può o non vuole sostarsi dalle zone metropolitane. Il risparmio, però, se i prezzi al litro indicati sono esatti, non c’è o è limitato alle pure spese di viaggio e trasporto. Nell’Astigiano, infatti, ma anche nel Cuneese e nell’Alessandrino, molte tipologie di vino possono essere acquistate direttamente dai produttori agli prezzi concorrenziali se non più bassi. Oltre tutto perfettamente imbottigliate e confezionate, senza l’onore della damigiana che fa tanto eno-romanticismo ma è di uno scomodo pazzesco perché poi il vino, una volta a casa, bisogna pure imbottigliarselo da soli con il rischio di rovinarlo. Dunque attenti alla finte economie che in questo periodo sono doppiamente pericolose. Un’operazione, vera, di vendita a costi interessanti “dalla cantina al consumatore” era stata promossa anni fa, in periodo natalizio e con successo, dalla Cia (coltivatori) di Asti. Purtroppo non è più stata ripetuta. Forse era piaciuta troppo alla gente e troppo poco a distributori e negozianti di vini.
F.Lar.