Speciale 50° Vinitaly: interviste, novità, speranze e micro-analisi sul vino piemontese

Come salone internazionale del vino italiano Vinitaly funziona. Non c’è dubbio. I piemontesi che, tranne poche e miopi assenze o alcune presenze malfatte, continuano a partecipare sono la cartina tornasole. A Verona nei quattro giorni convulsi di fiera si fanno affari, si portano a casa contratti, quanto meno contatti importanti. Non serve nemmeno chiederlo ai produttori che espongono: la fiera scaligera serve. Punto. Per i giornalisti e gli operatori della comunicazione poi l’appuntamento è ideale per avere sottomano le ultime novità, dare un’occhiata ai vini che si fanno fuori dall’Italia e per scovare storie singolari da raccontare. Lo abbiamo fatto anche noi di SdP.

È il caso di una griffe come La Caudrina di Castiglione Tinella che al Vinitaly ha presentato il suo Lunatica, spumante brut ottenuto da uva Albarossa, una novità. Ne ha parlato con noi, Marco Dogliotti, figlio di Romano, patron e fondatore dell’azienda, il quale ci ha raccontato delle sue 50 fiere del vino da veterano del Vinitaly.

Tra le novità c’è anche Cuvage, la cantina di Acqui Terme che fa parte del gruppo Mondo del Vino. Ha aperto 5 anni fa e già si è imposta come modello di polo produttivo di bollicine italiane. Ne ha parlato il giovane direttore generale Stefano Ricagno che, da vicepresidente del Consorzio dell’Asti e a proposito del calo di vendite dello spumante dolce a base moscato, non ha rinunciato a una rapida analisi di quella che alcuni stanno già definendo come una crisi strutturale dello spumante dolce docg italiano più famoso.

A proposito di spumanti abbiamo realizzato l’intervista con traduzione (grazie a Erica Galardo) a Marie Malbois, responsabile commerciale per l’estero della maison di Champagne Lallier che con il produttore astigiano Michele Chiarlo ha stretto un patto eno-commerciale. Ne è venuta fuori un’istantanea dello spumante più famoso del mondo. Non è la prima volta che aziende italiane vendono le grandi bollicine francesi. Marie ci ha confermato che l’Italia è un mercato di riferimento per gli champagnisti che hanno trovato negli italiani non sono acquirenti e fans sfegatati (e disposti a spendere), ma anche intenditori. La speranza è che anche i francesi diventino fans di qualche vino italiano, magari della Barbera d’Asti. Succederà? Mai dire mai.

In tema di francesi in trasferta al Vinitaly ecco l’intervista con Jean Luc Ribot, vulcanico direttore commerciale di Diam Bouchage. L’innovativa azienda di tappi tecnici (sono quelli realizzati con granella di sughero) ha nella piemontese Paolo Araldo il suo partner italiano e con i suoi brevetti garantisce chiusure esenti dal rischio “sapore di tappo”. Non è poco. E i produttori di vino lo sanno.

Tornando al vino abbiamo realizzato interviste con Luca Bosio, Francesco Balocco e Luca Trivellato che sono un po’ i testimonial di Bfe, gruppo vinicola che fa capo alla famiglia Bosio di Valdivilla di Santo Stefano Belbo, cuore della zona del Moscato. Luca è il figlio di Valter e Rosella. È un giovane enologo laureato che ha idee chiare sul futuro del vino. Ne ha parlato a SdP con i suoi collaboratori: Balocco (estero) e Trivellato che si occupa di Belcolle, maison che fa Barolo a Verduno e che i Bosio hanno acquistato mesi fa immergendosi completamente nella coltura e cultura del Nebbiolo più nobile, quello che serve per fare Barolo e Barbaresco.

Lo spumante extra dry 958 Santero (cantine e vigneti a Santo Stefano Belbo) è il concetto più innovativo nel panorama del mondo vinicolo piemontese. Al Vinitaly lo si è capito fin dallo stand che è stato concepito come un tributo alla pop art. Un azzardo, certo, come tutte le scelte di Gianfranco Santero, presidente di un gruppo famigliare che è nato 58 anni fa e che da qualche tempo ha deciso di cambiare registro attraverso uno spumante brut che rompesse un po’ gli schemi un po’ ingessati della spumantistica piemontese. È nato così 958. Bollicine da tre vitigni, confezione e grafica moderna e accattivante, fresca e giovane, abbinata a una campagna di comunicazione martellante. Oggi 958 è uno degli spumanti extra dry più brindati d’Italia. Con testimonial che vanno da Gerry Scotti a Giorgetto Giugiaro – che per 958 Santero ha firmato un paio di etichette di un nuovo prodotto a base di moscato e frutta – a Diego Rosa, giovane corridore professionista del team ciclistico Astana Pro Team, quello di Vincenzo Nibali per intenderci. A SdP Santero ha spiegato brevemente la fenomenologia di un prodotto che sembra avere ancora molto da dire. Per molti è uno spumante che “prosecchizza”, che, cioè, corre sullo stesso binario delle bollicine venete di cui, ricordiamo, i piemontesi sono tra i più grandi imbottigliatori su licenza del Consorzio Prosecco doc. Sia come sia un fatto è certo: l’azienda di Santo Stefano Belbo macina volumi e reddito e sta portando il brand 958 in giro per Italia e mondo. In un periodo di economia non felice non è cosa da trattare con sufficienza.

Infine le due facce del mondo del Brachetto vino dolce rosso che meriterebbe meno ironia e astio e più voglia di ricostruzione e rilancio. SdP ha intervistato un giovane produttore di Strevi, Silvio Braganolo, che parla della sua filosofia volta a produrre vini passiti da uve moscato e brachetto; e il presidente del Consorzio di Tutela, Paolo Ricagno, che ha risposto per le rime a chi dà per morto il Brachetto e ha difeso la politica consortile spesso al centro di critiche anche aspre. Ricagno, produttore di lungo corso e protagonista di molta politica enologica piemontese, si è detto sicuro che il Brachetto risorgerà, come è accaduto in passato. Bisognerebbe convincerne alcune grandi aziende e molti piccoli produttori. La stessa cosa si dovrebbe fare per l’Asti docg.

Le interviste

Marco Dogliotti
Romano Dogliotti
Stefano Ricagno
Marie Malbois
Jean Luc Ribot
Luca Trivellato
Gianfranco Santero
Diego Rosa
Luca Bosio
Francesco Balocco
Silvio Bragagnolo
Paolo Ricagno

 

Le fotografie