Non è bastato un anno di polemiche, discussioni, trattative, esposti. Lunedì 23 febbraio, come Sdp aveva anticipato, il TAR del Lazio ha raccolto le ultime relazioni degli avvocati di parte in merito alla querelle tra chi sostiene la tesi secondo la quale la città di Asti deve entrare nella lista dei Comuni dell’area di produzione del moscato (oggi sono 52) e chi, invece, ritiene questa apertura, dovuta ad un decreto legge del Governo Prodi firmato un anno fa a poche ore dalla caduta dell’esecutivo, una violazione dell’iter di legge previsto per la modifica del disciplinare delle uve docg.
Insomma dopo dodici mesi di parole il Tar non si è ancora espresso.
«O meglio si esprimerà solo tra minimo un mese e massimo tre mesi» ha dichiarato ieri a Sdp Giovanni Satragno, presidente di Assomoscato, la società che raggruppa tremila viticoltori della zona classica, che si oppone all’ingresso di Asti nel novero delle città del Moscato.
Insomma per conoscere la sentenza bisogna ancora pazientare, come dire che le lungaggini della giustizia italiana coinvolgono anche il mondo del vino. Infine una curiosità: a difendere le posizioni di Assomoscato c’era lo studio legale Isolabella di Milano, i cui titolari, storica famiglia di avvocati del capoluogo lombardo, hanno da alcuni anni acquistato una tenuta di moscato in quel di Loazzolo, paese dove è vicesindaco (ed è stato per tanti anni sindaco) proprio Giovanni Satragno.