Facciamola corta, al di là di alcune dichiarazioni di produttori che, per una ragione o per l’altra, hanno detto che non parteciperanno più al Vinitaly, a nostro avviso la 54ª Fiera internazionale del vino di Verona è andata bene. Persino chi era stato critico ha apprezzato. È il caso di Andrea Farinetti, Fontanafredda (Piemonte) il cui commento è riportato dall’ufficio stampoa di Verona Fiera. Ha detto Farinetti (che è figlio di Oscar Farinetti): «Vinitaly è andato molto bene. La pandemia ci ha insegnato tante cose: una su tutte la gestione del tempo che in questa edizione è stato uno dei parametri più efficienti. Bene gli ingressi limitati e le presenze di qualità. Siamo riusciti ad ottimizzare bene gli appuntamenti con buyer e fornitori. È finalmente tornata una fiera business con nuove opportunità e nuove conoscenze. Emozionante anche rivedere partner internazionali: dagli Stati Uniti, dall’Europa, dal Giappone. Abbiamo rilevato sempre più attenzione verso i veri tesori italiani, ovvero tutti quei vini non facilmente replicabili. Il Made in Italy sta bene e deve tenersi stretta la qualità». Poi ci sono anche le dichiarazioni di alcuni barolisti, tra cui il presidente del Consorzio del Barolo e Barbaresco, Matteo Ascheri, che ai giornalisti hanno detto che questo è il loro ultimo Vinitaly. Din altro avviso altri barolisti e moltissimi produttori piemontesi. Staremo a vedere. Noi trovato un Vinitaly 2022 con molta voglia di fare. Certo la formula è quella standard, ma a sentire goi espositori i buyers non sono mancati da USA, Americhe, Asia (meo da Cina molto Giappone e Corea), molta Europa, interessanti gruppi dall’Africa. Insomma un ottimo Vinitaly. Il Piemonte, nonostante sfumature e differenti vedute, c’era in massa. I commenti sono in larga parte pro Vinitaly. Noi abbiamo rilevato molti miglioramenti e qualche mancanza. Accrediti: ad alcuni rappresentanti del mondo della comunicazione l’accredito è stato negato per “contingentamento Covid” a pochi giorni dall’apertura. Non si fa. Bisogna dirlo prima, per evitare prenotazioni a vuoto di viaggi e soggiorni. Il controllo delle misure anti Covid non è sempre stato continuo. A noi il green pass è stato controllato il primo giorno e il terzo, non il secondo. Negli stand in realtà l’afflusso è stato come in un Vinitaly pre Covid, nessuna limitazione (menomale!) neppure all’offerta gastronomica all’interno delle aree espositive, tutti hanno potuto bere e mangiare stuzzichini, fare colazione e prendere caffé e pasticcini, senza limiti. Parcheggi: bene, noi non abbiamo avuto problemi, ma alcuni espositori ci hanno segnalato ingorghi, smaltiti anche dopo un’ora e mezza, soprattutto a fine giornata, quando tutti tornavano agli alberghi, spesso fuori Verona e il traffico della Fiera si somma a quello dei veronesi che tornano a casa dal lavoro. Un disastro. Per ovviare: più parcheggi o orari fieristici diversi. Infine i dati, quelli diffusi da Verona Fiere parlano di un Vinitaly record, storico quello di incidenza dei buyer stranieri in rapporto al totale ingressi: 25 mila operatori stranieri, da 139 Paesi, che rappresentano il 28% del totale degli operatori arrivati in fiera che sono stati circa 88 mila. Da Verona Fiere fanno notare i numeri importanti del 54° Vinitaly al netto della forte contrazione di presenze legata alle limitazioni pandemiche agli spostamenti e alla crisi geopolitica internazionale, due situazioni che hanno sfavorito, pare per circa 5 mila unità, gli arrivi da Asia e Russia.
In ogni caso qui sotto l’hyperlapse (è un video realizzato con una speciale tecnica che velocizza le immagini) e le fotografie al Vinitaly di Verona 2022 del nostro Vittorio Ubertone. Buna visione.
Le fotografie