POMODORO COSTOLUTO DI CAMBIANO

i prodotti tipici del Piemonte

 

Il Pomodoro Costoluto di Cambiano è una delle numerose varietà appartenenti alla specie Lycopersicum esculentum Mill., famiglia Solanacee. Il terreno più favorevole per la sua coltivazione è quello argilloso, tipico della campagna cambianese.
È coltivata nell’areale torinese da diversi anni e risulta dalla selezione operata dai produttori su materiali genetici presenti in Piemonte (Chivasso) negli anni del dopo guerra. Le piante presentano vigoria medio elevata, media copertura fogliare, grappoli tendenzialmente ramificati; il primo fiore del grappolo tende, in presenza di condizioni climatiche particolari, a produrre frutti deformati. Produce bacche di media pezzatura, di forma appiattita, con lievi costolature nella zona del peduncolo, poco consistenti a maturità, molto gustose se raccolte parzialmente acerbe e particolarmente adatte per la trasformazione in salsa.
La coltivazione richiede una maggior manodopera rispetto alle cultivar standard per eliminare l’elevato numero di germogli laterali emessi dalle piante e per la raccolta dei frutti che risultano nascosti dalle foglie.
La tecnica colturale prevede la semina in semenzaio a febbraio, con successivo ripicchettaggio in cubetto di torba in serra e successivo trapianto sotto tunnel in aprile-maggio. Sono necessarie tre o quattro concimazioni chimiche tra maggio e settembre e, secondo le necessità, vari trattamenti antiparassitari e antifunghicidi. La raccolta avviene da fine luglio a novembre (nei periodi caldi la raccolta viene effettuata giornalmente, negli altri periodi a giorni alterni).
Il seme viene prodotto in azienda, selezionando le piante che producono le bacche meglio rispondenti agli standard varietali (frutti di non elevata pezzatura, appiattiti e costoluti).

Zona di produzione
La zona di produzione comprende Cambiano ed i comuni limitrofi di Chieri, Santena, Trofarello e Pecetto T.se.

La storia
Attorno agli anni Venti, in Cambiano, esisteva uno stabilimento conserviero per la trasformazione del pomodoro, rimasto attivo fin verso il 1940, a testimonianza della particolare vocazione del territorio verso tale coltura. Le metodiche di produzione erano, per alcuni aspetti, diverse dalle attuali. Infatti, il pomodoro veniva lasciato maturare sulla pianta, difficilmente veniva irrigato per mancanza di pozzi nei campi e veniva concimato con prodotti organici e chimici dell’epoca (verderame). Il raccolto veniva effettuato tre o quattro volte tra i mesi di maggio e ottobre. Il pomodoro veniva sistemato in cestoni da circa 25 kg e portato direttamente nello stabilimento che lo trasformava in conserva.
Alla chiusura, tale stabilimento, che ritirava tutto il prodotto della zona, il pomodoro fu dirottato verso i Mercati Generali di Torino, con un flusso che dura tuttora.

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