Non bastava lo smacco agli Europei di Calcio con i “Blues” eliminati dalla Svizzera. Non bastava il purgatorio di sanzioni a cui l’ex presidente americano Trump aveva condannato i vini francesi, condanna poi, per fortuna, cancellata dall’attuale inquilino della Casa Bianca, il cattolico e dem Joe Biden. Ora ci si mette anche la Russia di Putin che vorrebbe eliminare, con una legge, dalle etichette di Champagne la dicitura storica “Champagne” tradotta in russo (Shampanskoe), per sostituirla con un più generico “vino spumante”, mantenendo, però, il termine Champagne in russo per analoghi vini spumanti prodotti in Russia. Insomma un vero affronto di lesa “champagnesità” che ha fatto insorgere la Francia. Tanto che qualcuno ha parlato addirittura di sovranismo delle bollicine, altri di ritorsione per le sanzioni decise dalla UE per le annessioni e i conflitti bellici (Crimea e Ucraina) che la Russia ha effettuato con estrema disinvoltura sul pianerottolo di casa dell’Unione Europea.
Com’è comprensibile i produttori francesi di Champagne di sono arrabbiati non poco e avrebbero persino deciso di interrompere il flusso di esportazioni per la Russia.
In Italia qualcuno già pensa come approfittarne, ma sarebbe un errore. Perché se la deriva sovranista putiniana dovesse continuare i prossimi a farne le spese potrebbe essere proprio gli altri attori europei sulla scena dell’export agroalimentare, un settore che per l’Italia vale miliardi.
La diplomazia francese (e speriamo anche quella europea) comunque è al lavoro.
Intanto quelli del Comité Champagne che ha sede a Epernay e riunisce tutti i viticoltori e tutte le Maison di Champagne, non sono stati con le mani in mano e hanno affidato il loro pensiero a un duro comunicato diffuso anche dalla loro “base” italiana. Eccolo.
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La Champagne è scandalizzata per la nuova legislazione russa sull’etichettatura dei vini.
Se i vini di Champagne conservano il diritto esclusivo di utilizzare il nome «Champagne» in caratteri latini sull’etichetta principale, la legge li obbliga a rinunciare al termine «Shampanskoe» – traduzione della parola Champagne in russo – e a riportare il termine «vino spumante» in caratteri cirillici sulla controetichetta. Solo i vini effervescenti russi avranno adesso il diritto di utilizzare il nome «Shampanskoe».
Secondo Maxime Toubart e Jean-Marie Barillère, co-presidenti del Comité Champagne “privare gli Champenois del diritto di usare il nome «Champagne» (in cirillico) è scandaloso; è il nostro patrimonio comune e la cosa per noi più preziosa”. Jean-Marie Barillère e Maxime Toubart chiedono alle aziende della Champagne di fermare tutte le spedizioni verso la Russia fino a nuovo ordine.
Il Comité Champagne disapprova questa normativa che non assicura ai consumatori russi un’informazione chiara e trasparente sull’origine e le caratteristiche dei vini. Il Comité si dispiace che questa nuova legge rimetta in discussione più di vent’anni di colloqui bilaterali tra l’Unione Europea e la Russia sulla protezione delle denominazioni d’origine.
Il Comité Champagne sta analizzando i dettagli e le conseguenze di questa legge, di cui non era stato informato dalle autorità russe.
Il nome Champagne è protetto in più di 120 paesi.
Gli Champenois fanno appello alla diplomazia francese ed europea per ottenere la modifica di questa legge inaccettabile.