Oggi, 4 maggio 2020, in piena crisi sanitaria ed economica dovuta al Covid -19, il Piemonte riapre a molte attività produttive.
Per la filiera della ristorazione, però, tutto è ancora semichiuso.
Se, infatti, sono stati concessi la consegna a domicilio e, da oggi, anche il take away, cioè la possibilità da parte dei clienti di ordinare e ritirare la prenotazione direttamente alla sede dell’attività, l’apertura al pubblico di ristoranti, bar, pub, pizzerie e altri locali è slittata al mese prossimo, senza che, tuttavia, il Governo abbia ancora indicato regole certe per una ripresa in piena sicurezza. Un’incertezza che ha suscitato la protesta dei titolari culminata nella consegna, sia virtuale sia, in alcuni casi, reale, delle chiavi dei locali ai sindaci. Qualche primo cittadino ha risposto restituendole e dichiarando di essere allo studio di strumenti di supporto come il taglio ad alcune tasse comunali o l’ampliamento degli spazi esterni, ove possibile, senza aggravi di costi di plateatico. Insomma dalle istituzioni locali c’è stata ampia apertura per agevolare la ripresa. E a proposito di agevolazioni ha fatto molto parlare, in queste ore, il Bonus Piemonte annunciato, alla vigilia di questa riapertura “moderata”, dal presidente della Regione, Alberto Cirio e ripreso dai suoi assessori. Si tratta di una somma di poco meno di 90 milioni di euro per un fondo di elargizioni tra i 2500 e 1000 euro a fondo perduto. Qui lo schema e le modalità del Bonus Piemonte tratte dalla pagina Facebook del presidente Cirio.
Come si può notare i destinatari sono in maggior parte attività di ristorazione. Burocrazia zero. Un semplice accredito sul conto corrente come hanno fatto i tedeschi a inizio crisi Covid -19. Una boccata d’ossigeno, senza dubbio, che, nonostante le polemiche sull’origine dei soldi (fondi regionali o europei?) con il centro sinistra piemontese che ha criticato anche aspramente quella che ha considerato un’indebita strumentalizzazione elettorale della manovra per via degli annunci fatti via social con la disposizione regionale affiancata da loghi di partito, è stata accolta con favore dai diretti interessati ben consapevoli che questa, nonostante la buona volontà, non basterà a tornare a livelli ottimali di economia. Si attende, infatti, il via libera definitivo con norme certe la cui applicazione comporterà sicuramente spese extra per i titolari che vorranno riavviare la propria attività. Perché, alla fine, sarà questo il nodo da sciogliere: quante e quali attività riapriranno dopo un lockout durato più di due mese a reddito zero e bollette e affitti che hanno continuato a scorrere senza soluzione di continuità, senza considerare le tasse statali che, per ora, sono state dilazionate e non azzerate come vorrebbero alcune associazioni di categoria e partiti d’opposizione o le perplessità di essersi affidati per gli aiuti alle imprese al sistema bancario ancorato a regole burocratiche che impedirebbero l’accesso a finanziamenti i quali di fatto creerebbero altri debiti per le aziende stesse.
Infine un’osservazione: in questa prima fase di Bonus Piemonte non si fa cenno del settore alberghiero e agli operatori turistici che sono parte integrante della filiera dell’accoglienza. Lo stesso Cirio, però, ha precisato che ci sarà un secondo step che comprenderà aiuti al settore turistico, quello che sembra avere subito più danni con una chiusura che non ha potuto giovarsi di nessuno strumento alternativo per limitarli. Vedremo.
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)