Le etichette dei vini piemontesi si affollano di altri nomi che prendono origine da vitigni autoctoni e da esigenze storico-territoriali. È il caso di tipologie poco conosciute come il Bussanello o la Croatina (quest’ultima più nota agli appassionati) o dell’Unità Aggiuntiva “Marengo” per il Cortese Frizzante e Spumante che si collega proprio alle vicende storiche delle guerre napoleoniche in Italia che videro tra gli scenari anche la cittadina di Marengo, in provincia di Alessandria. Qualcuno storcerà il naso. Si dirà se c’era bisogno di aumentare i nomi in etichetta dei vini del Piemonte. Altri sosterranno le ragioni di chi, produttori in prima fila, sostengono la necessità per il vino piemontese di promuovere i vitigni autoctoni vero patrimonio dell’enologia regionale. Comunque la pensiate ecco la nota del Consorzio della Barbera, competente su queste denominazioni, che dà conto di cosa ha approvato il Comitato Nazionale vini. Buona lettura.
l Comitato Nazionale Vini Dop Igp ha accolto le modifiche al Disciplinare di produzione del Piemonte Doc proposte dal Consorzio della Barbera d’Asti. La principale novità riguarda l’introduzione della Unità Geografica Aggiuntiva ‘Marengo’ sulle tipologie Cortese frizzante e Cortese spumante.
Tale menzione prende origine dall’area riconducibile al Dipartimento Marengo, vasto ed omogeneo comprensorio collinare del Piemonte meridionale, organizzato attorno all’omonima cittadina. Creato agli inizi del XIX secolo, esso fu una provincia del Primo Impero francese, creato, alla pari degli altri dipartimenti francesi in Italia, in seguito all’annessione della Repubblica Subalpina. Celebre è la battaglia che si svolse nelle sue pianure, durante cui le truppe napoleoniche sconfissero l’esercito austriaco.
Il Comitato ha inoltre riconosciuto le seguenti tipologie Viognier, Pinot Grigio, Riesling, Cabernet, Cabernet Franc, a cui si aggiungono il Bussanello e Croatina. Queste ultime due traggono origine da vitigni autoctoni. Il primo fuottenuto alla fine degli anni Trenta dal Prof. Dalmasso grazie all’incrocio tra Riesling italico e Furmint, e dà origine a vini con buona struttura ed acidità, che presentano aromi floreali e fruttati fini ma al contempo intensi. Dalla Croatina, largamente diffusa nella regione e base enologica del Cisterna Doc, si ottengono vini con ottime caratteristiche organolettiche, piacevoli, adatti anche ad un consumo più quotidiano.
A sua volta il Cortese trova spazio nelle colline del Piemonte meridionale, con particolare riferimento alla provincia di Alessandria. Spesso vinificato fermo, è possibile trovarlo anche in versione frizzante o spumante, ottenute grazie al metodo Martinotti. Ampiamente utilizzato per la produzione di vini spumanti, questo metodo, che prevede l’uso di un’autoclave per la seconda fermentazione, fu inventato nel 1895 secolo presso l’istituto sperimentale di Asti.
A questo si aggiunge anche la facoltà diindicare ildoppio vitigno su tutte le varietà già presenti nel Disciplinare alla data di approvazione, nonché la tipologia Albarossa Spumante Rosato.
Un insieme di modifiche che arricchiscono ancor di più la Denominazione Piemonte, nata nel 1994 per tutelare il nome di una delle più importanti regioni vitivinicole italiane. Con essa l’intera filiera piemontese decise di sottrarre un così importante nome al sistema dei vini con Indicazione Geografica, collegandolo invece al complesso delle Denominazioni di Origine.
“Siamo soddisfatti che il Comitato Nazionale Vini Dop Igp abbia accolto le nostre richieste – dichiara Filippo Mobrici, Presidente del Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato –. Eravamo certi che le peculiari caratteristiche del Cortese vinificato nelle colline attorno a Marengo fossero tali da poter essere riconosciute da una Unità Geografica Aggiuntiva. Questo peraltro rappresenta solo il primo passo verso un futuro utilizzo in etichetta del solo nome Marengo, a tutto beneficio di quel marketing territoriale a cui nessun vino può rinunciare, specialmente se, come è il caso del Cortese, ti rivolgi ai mercati internazionali. Il nostro auspicio – conclude Mobrici – è che la produzione di Marengo cresca fino a raggiungere il suo vero potenziale, che noi stimiamo in circa 3 milioni di bottiglie”
mah……adesso però mi pare che si stia un po’ esagerando con le dominazioni….anche per la nicchia delle nicchie che non svilupperanno mai una “massa critica” in grado di ritagliarsi una sia pur minima presenza sul mercato, creando al contrario una gran confusione. Ben felice comunque di sbagliarmi, sia chiaro….