Moscato. Ecco l’orgoglio dei moscatisti che credono nel Consorzio. «Restiamo per contare di più»

inserito il 26 Gennaio 2011

Grappoli di moscato maturi. Sono maturi anche i produttori? (ph. Vittorio Ubertone)

Escono allo scoperto i moscatisti fedeli al Consorzio per la tutela di Asti e Moscato docg. Sono una settantina. Tra loro anche griffe importanti del settore, che richiamano all’unità per il bene della filiera. Ecco il loro comunicato.

“Fiducia nel Consorzio di tutela come casa “di vetro” per chi fa e ama il moscato, e unico strumento per far valere le ragioni di vignaioli e vinificatori nel rispetto dei ruoli della filiera e della verità dei fatti, spesso stravolta da personalismi e contrapposizioni dannose. E un progetto innovativo di valorizzazione legato al Moscato d’Asti docg.

I moscatisti iscritti al Consorzio per la Tutela dell’Asti, hanno indetto la loro prima assemblea del 2011, e alla fine hanno inviato un messaggio forte e chiaro di unità di intenti nel segno di quello spirito di squadra ritenuto indispensabile per vincere le sfide future che stanno imponendo i mercati internazionali.

Ha detto Romano Dogliotti, responsabile dei moscatisti in seno al Consorzio: «Abbiamo ribadito il nostro sì alle politiche consortili, le uniche che da quasi 80 anni sono in grado di regolare i rapporti tra le parti della filiera, al di là di polemiche che non ci appartengono, non ci rappresentano e non fanno il bene del comparto. Far parte del Consorzio per la Tutela dell’Asti e del Moscato – ha aggiunto – è un dovere e un onore per tutti noi. Del resto  la storia dell’accordo delle uve Moscato è patrimonio di tutta la filiera produttiva e il Consorzio da sempre mette le proprie strutture e la propria esperienza al servizio del mondo del Moscato»

«Puntualizzazioni – ha annotato Dogliotti – che ci aiuteranno a modulare al meglio la nostra presenza e la nostra azione all’interno del Consorzio che più che mai ha bisogno del nostro apporto per funzionare a pieno regime e garantire stabilità e sviluppo al settore. In questo momento – ha affermato il rappresentante dei moscatisti – occorre chiarezza e ribadire un dato di fatto indiscutibile: negli anni sono cambiati gli scenari, le persone, le aspettative della filiera e le esigenze dei mercati, ma lo scopo ultimo del Consorzio e le sue proposte sono sempre rivolte a garantire e aumentare la qualità del prodotto».

Anche la possibilità, da sempre sostenuta dal Consorzio, di agire sui quantitativi di prodotto da rivendicare come docg per intervenire su eccedenze o carenze, operando quindi sui volumi (rese uva/vino per ettaro) e lasciando quasi inalterato il valore economico unitario, oltre a garantire stabilità economica al comparto, si riflette sulla qualità dei prodotti della denominazione.

Molti gli ulteriori esempi di questo prezioso lavoro a favore della qualità: dai provvedimenti per la spumantizzazione naturale a quelli che definirono gradazioni differenziate per Asti Spumante e Moscato d’Asti, all’ottenimento della doc nel 1967, al primo accordo interprofessionale nel 1979, al sistema di controllo per misurare e tracciare la produzione di Asti e Moscato d’Asti, all’ottenimento della docg nel 1994, alla gestione della certificazione delle partite di prodotto sino alla consegna del contrassegno di Stato e la tutela del marchio in tutto il mondo.

Infine i moscatisti hanno annunciato un progetto di promozione con un fondo di 250 mila euro. «Sono fondi residui che vogliamo usare nel modo giusto e più efficace possibile. Decideremo come in una prossima assemblea» ha dichiarato Dogliotti.

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