Moscato. A meno di due mesi dalla vendemmia va in scena il solito psicodramma per le rese/ettaro. Intanto al Consorzio…

inserito il 20 Luglio 2017

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Da settimane il mondo del moscato piemontese sobbolle come una pentola di borlotti. E tutti sappiamo che effetto fanno i fagioli.
Battute a parte l’ultima news è quella della riunione che si è avuta ieri a Torino. Tema: le rese per ettaro 2017 del moscato bianco per Asti e Moscato docg.
A ragionare attorno al tavolo con l’assessore regionale all’Agricoltura, Giorgio Ferrero, i vertici consortili guidati dal direttore, Giorgio Bosticco (il presidente Romano Dogliotti era indisponibile per impegni personali), rappresentanti di parte industriale, parte agricola, imbottigliatori, cantine sociali e moscatisti.
Che cosa è venuto fuori? Sostanzialmente una proposta di 80 quintali per ettaro sia per il moscato atto ad Asti docg che per quello che sarà Moscato d’Asti docg. L’anno scorso erano 78 e 90. Ci sarebbe anche l’ipotesi di un 10 quintali di blocage/deblocage, cioè la quota di prodotto non compreso dalla docg che può essere sbloccato a docg più avanti se lo richiede il mercato. Però ci credono in pochi.
Comunque la proposta “80 e 80”, dettata per evitare un surplus di prodotto, non convince molti.
Non convince soprattutto i moscatisti, cioè quelli che coltivano l’uva, si fanno il vino e lo vendono. «Perché se l’Asti docg è il crisi dobbiamo pagarla tutti?» dicono. I vignaioli, dal canto loro, guardano al reddito agricolo. Hanno paura di incassare meno dell’anno scorso. Nonostante le rassicurazioni di molti. Ne hanno ben donde. Tutte le volte che sono stati rassicurati le cose non sono andate bene.
Di prezzo non se ne parla. Lo vieta la legge. Ma dovrebbe ricalcare quello dello scorso anno: 107 euro al quintale per il moscato docg. Se non vi ricordate l’accordo del 2016 leggete qui.
Quella discussa ieri, tuttavia, è solo una proposta. Non c’è nulla di definitivo. Lo conferma a SdP, l’assessore Ferrero: «Ne parleremo ancora. La situazione è molto fluida. E c’è anche il nodo da sciogliere dell’equità di pagamenti tra aziende private e cantine sociali» puntualizza. Questione che dovrebbe essere affrontata dal Consorzio. Da una parte ci sono alcune aziende che vorrebbero dilazionare i pagamenti dei mosti alle cantine sociali che le riforniscono, dall’altra gli enopoli hanno timori di ripercussioni sui loro bilanci. «In mezzo ci sono i vignaioli che hanno diritto a un reddito dignitoso. Non dimentichiamolo» fa notare un dirigente di Cantina sociale.
Di tutto si parlerà nei prossimi giorni, a fine luglio e agli inizi di agosto.

Intanto al Consorzio, nonostante le dichiarazioni distensive del direttore Bosticco che un paio di settimane fa al forum sull’Asti Secco di Neviglie parlò di “aria nuova”, di “casa di tutti” e di “rinnovata sinergia tra le parti”, regnerebbe una calma solo apparente.
Si parla di un presidente, Romano Dogliotti, che non avrebbe gradito affatto la proposta di “80 e 80”, «Non ho alcuna intenzione di firmare un accordo del genere. Se pensano di farmi fare la figura di quello che accetta tutto hanno sbagliato indirizzo» avrebbe tuonato “big” Romano.
Sotto ci sarebbero non solo questioni di sostanza contrattuale cioè il timore di scontentare i moscatisti che l’anno scorso hanno avuto una resa pari a 90 quintali/ettaro, ma anche l’insofferenza per una nuova figura dirigenziale che dovrebbe affiancare il presidente del Consorzio. Su questo fatto non c’è alcuna comunicazione ufficiale e anche se tutto sembra essere deciso il condizionale resta un obbligo. Dunque si tratterebbe della figura di un vicepresidente senior che sarebbe nominato dalle industrie. Per alcuni un tutoraggio nei confronti del neo presidente agricolo. Il fatto poi che corra voce che questo nuova figura sia stata individuata proprio nell’ex presidente Gianni Marzagalli, ex dirigente Campari e ancora rappresentante della multinazionale, rafforzerebbe il sospetto. «Nessun tutor a Dogliotti. Si tratta semmai di una regolamentazione necessaria dell’alternanza alla presidenza tra parte industriale e agricola. Oggi il vicepresidente senior è di parte industriale perché il presidente è di parte agricola. Quando la presidenza sarà di parte industriale il vicepresidente senior sarà un agricolo» ha spiegato a SdP un consigliere consortile.
Tuttavia questa modifica al regolamento, sembra addirittura stimolata da alcuni esponenti della parte agricola, è arrivata proprio dopo l’elezione di Dogliotti, una delle firme storiche del Moscato e del mondo contadino che gli gira intorno. E questo è un fatto.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

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