Nel mondo del Moscato piemontese, travagliato da polemiche e discussioni, le associazioni di categoria hanno visioni a volte opposte sul futuro di un comparto che va alla grande, nonostante tutto e tutti. L’ultimo atto di una querelle che assomiglia sempre più ad una lotta di potere, con il sospetto che ad agitare le acque concorra anche la corsa a consistenti fondi pubblici, è il comunicato diffuso dalla Cia (agricoltori) astigiana, a firma del vicepresidente nazionale, Dino Scanavino.
Da viticoltore con vigne a Calamandrana, nell’Astigiano, Scanavino, per conto della Cia, dà un giudizio pesantissimo sui maldipancia che attraversano il settore da quando, a ridosso del Natale 2009, due grandi case spumantiere, Gancia e Martini & Rossi, annunciarono clamorosamente la loro uscita dal Consorzio per la Tutela dell’Asti in polemica con la gestione del presidente di parte agricola, Paolo Ricagno, che loro stessi avevano eletto.
Da allora seguirono altre defezioni fino all’uscita ad orologeria di alcuni moscatisti, maison del vino e anche di Assomoscato, l’associazione di viticoltori, sempre più critica verso Ricagno, guidata dall’enologo e produttore Giovanni Satragno, e che si rifà alle posizioni intransigenti del Ctm, il Coordinamento delle terre del Moscato, nato dalla protesta di dieci anni dei cosiddetti Cobas del Moscato, che ha come presidente l’assicuratore Giovanni Bosco.
Ora dunque la Cia, che il 21 gennaio a Canelli riunirà i dirigenti delle province di Asti, Alessandria e Cuneo per parlare dell’affaire Moscato, scende in campo con un comunicato che stigmatizza le fughe in avanti e chi, nei fatti, divide il comparto.
Ecco il testo integrale dell’intervento di Scanavino. «Le questioni di mercato – annota il vicepresidente nazionale Cia – sono positive a confermare che il sistema vincente è quello che unisce e non quello che divide. Una situazione in cui ogni parte in causa ha sempre avuto garantita la propria dignità e gli agricoltori hanno svolto un ruolo di grande rilevanza, non privo peraltro di significativi sacrifici. Malgrado ciò, oggi si stanno tentando altre strade che non potranno che danneggiare questo sistema. Non è chiaro – afferma Scanavino – quale sia l’obiettivo di chi oggi contesta l’operato del Consorzio di Tutela ma credo sia questo il momento in cui affermare che il comparto agricolo, attraverso le sue rappresentanze, abbia pieno diritto ad esprimere la propria opinione ed a pretendere rispetto. In passato abbiamo già assistito a tentativi di fughe in avanti simili a quelle di queste settimane ed è sempre finita con clamorosi e pericolosi fallimenti. Solo con il lavoro coordinato di tutte le parti si può consolidare e incrementare il successo commerciale dell’anno appena concluso».
E sulle possibili ipotesi per stabilizzare il rapporto tra le parti della filiera Scanavino dice: «Si rimoduli pure il Consorzio di Tutela sulle recenti norme di legge, ma sia ben chiaro che non si può derogare alla possibilità di rappresentanza significativa della parte agricola, quella, per intenderci, che davvero produce l’uva, nell’Ente riformato. Altro fatto fondamentale è che non è pensabile che il Tavolo del confronto abbia scenari diversi da quelli della Regione Piemonte. In questi momenti di difficoltà gestionale del settore, il ruolo delle organizzazioni agricole è fondamentale e non aspetteremo certo di essere “cortesemente” invitati alla contrattazione. Quello è un ruolo che ci spetta di diritto ed a cui non rinunceremo mai, a costo di metterci di traverso».
Insomma un aut aut chiaro e forte a chi, come la Coldiretti in una pagina pubblicata a pagamento pochi giorni fa sulle pagine astigiane del quotidiano La Stampa, rinnovando le critiche alla presidenza consortile non aveva escluso la costituzione di enti alternativi al Consorzio di tutela; e anche a Confagricoltura che recentemente ha costituito un’associazione transprovinciale di moscatisti, «perché siamo stufi dell’atmosfera pesante che si respira nel mondo del moscato» aveva spiegato a Sdp il direttore di Confagricoltura Asti, Francesco Giaquinta.
Intanto il Ctm di Bosco pare aver dissotterrato l’ascia di guerra e ha annunciato un’assemblea sui temi che agitano il settore: ampliamento ad Asti città della zona di produzione, aumento delle rese per ettaro, tutela della qualità e del paesaggio del moscato. Questioni non di poco conto.
E il Consorzio per la tutela dell’Asti? Continua per la sua strada. Il presidente Ricagno ha convocato per domani venerdì (14 gennaio 2011) il Consiglio di amministrazione. Sul tavolo, tra le altre cose, una ristrutturazione interna e nuove strategie. Cosa comporteranno lo si saprà solo a riunione conclusa.
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)
Non penso minimamente che la “contadina verace”ce l’abbia con il CTM e se poi ha dormito in piazza è una rivoluzionaria della prima ora e come tale sente il problema sulla sua pelle e non è disposta a delegare gli altri, ma soprattutto ha voglia di analizzre i comportamenti. Premesso questo torno a ribadire che questo è il momento giusto di discutere sul problema al di là dei personalismi. Anzi è proprio sfruttando i personalismi che si possono fare dibattiti pubblici affinchè la gente possa capire. Migliaia di contadini hanno firmato la domanda di adesione al Consorzio senza sapere quello che firmavano. E’ giusto lasciarli nell’ignoranza o è un preciso dovere di chi sa ,chiedere al Consorzio che organizzi delle riunioni per spiegare ai novelli soci i diritti, ma soprattutto i doveri ai quali sono chiamati? Molte aziende hanno lasciato il consorzio è giusto o no chiedere loro il vero motivo per il quale hanno lasciato questo importante organismo con un dibattito pubblico?
Chiedere loro se esiste qualche possibilità di un loro eventuale rientro visto che il Consorzio che avrà i numeri potrè decidere “erga omnes” anche per chi ne è fuori? Naturalmente tutto questo sarà possibile se passa il concetto che il “moscato” è un problema socio-economico e non solamente un problema agricolo e industriale. Se passa questo concetto del problema deve essere investita l’Associazione dei Comuni del Moscato… e tutta la filiera del moscato deve iniziare a conoscere un pò di più la storia del moscato, delle battaglie contadine, del territorio…e qui deve intervenire il Ce.p.a.m..Ecco cosa servono alcune associazioni. Naturalmente il tutto deve essere…Coordinato. A chi capisce non serve altro. Concludendo voglio ribadire che non accetterò mai che solo alcune persone detengano il potere e usino gli altri come pedine di poca importanza a costo di portare centinaia di contadini nuovamente in piazza e tutti sanno che ho i mezzi per farlo.
Buon Moscato d’Asti.
giovanni bosco
presidente CTM
Indubbiamente siamo bravi a tirare su la nave quando sta affondando poi quando le premesse sono buone per impostare la rotta ci perdiamo nel vuoto. Mi pare evidente che l’interesse principale sia che il comparto sopravviva in modo che si possa sostenere tutto il sistema che ci lucra sopra. Manca un obiettivo comune e manca la volontà di perseguirlo ecco cosa ci distingue dal prosecco e dallo champagne. In Italia più si parla di un problema meno lo si affronta di petto. Lo si trasforma addirittura in gossip, fa audience ma in alcuni casi, cercare di risolverlo può minare la stabilità di qualche sedia. Comprendo perfettamente l’umana debolezza di difendere i propri interessi individuali ma ciò nn vi esime, cari “politici” del moscato, ad impegnarvi un pò più assiduamente nel compito che voi stessi vi siete assegnati. Probabilmente vedo il problema con un’ottica molto elementare ma già che si lavora perché nn lavorare con qualità? I contadini del moscato, da parte loro, continuano a rispecchiare fedelmente le caratteristiche del “bugia nen”, hanno raggiunto l’obiettivo del pane quotidiano peccato però…io in quel pane ci vedrei bene anche una fetta di salame se potessimo permettercela!
Cara Contadina… condivido quello che dici e, per come lo conosco, non credo che Bosco prenderà la tua analisi come un attacco al Ctm a cui, come minimo, va il merito di tenere alta l’attenzione del mondo del moscato. Mi dispiace solo che un dibattito come quello che si è sviluppato su Sdp non riesca a diffondersi anche tra gli attori della filiera che, almeno in parte, continuano a prediligere attacchi e contrapposizioni aspre che, a mio avviso, non porteranno nulla di buono. All’ultima riunione del Ctm qualcuno ha parlato di Comitato di Liberazione nazionale. Non scherziamo. Il Cln, quello vero, era un’altra cosa. E, con tutta la buona volontà, proprio non li vedo i contadini del moscato vessati e internati in lager economici da perfidi imprenditori che passano il loro tempo a pensare come fregarli. Credo, haimè, che sia in atto una vera guerra di potere, dove le parti belligeranti siano impegnate più a ritagliarsi fette di comando e relative risorse economiche togliendo spazi agli avversari, piuttosto che lavorare tutti insieme per un futuro sostenibile. Una scelta quanto meno discutibile in un momento in cui le cose vanno a gonfie vele per il Moscato e l’Asti docg e proprio per questo la concorrenza mondiale sta affilando le armi. La speranza – ma devo dire che ci credo poco – è che tutti rinsaviscano e magari optino per un chiarimento definitivo tra quattro mura, distanti dai mezzi di informazione. I prosecchisti lo fanno, i francesi dello champagne anche. Chissà perché?
Hai ben compreso il m pensiero in merito, caro Filippo. La vita, purtroppo, m ha insegnato ad essere scettica e pratica. Che nello scenario moscato ci sia individualismo ne sono certa affermare che sia organizzato m sempra fuori luogo e ne sono la prova le liti da asilo a cui stiamo assistendo. Discutere è importante se si discute con criterio si può crescere migliorando Purtroppo di discussioni produttive ne sento poche. Che ci siano tante associazioni perché sono tante le persone che hanno a cuore il moscato … ma ci crede veramente? Io penso che qualcuno in buona fede ci sia davvero nell’indotto ma per la maggioranza la m indole m porta ad avere nn pochi dubbi. M auguro che il Presidente Bosco nn m fraintenda prendendolo per un attacco al CTM al quale vanno dati molti meriti. C’ero anch’io a dormire in piazza a S. Stefano B. e questo significa che condivido alcuni dei suoi punti di vista.
mi sembra che il discorso stia diventato un po’ troppo politico, nell’accezione più deleteria del termine. Credo che Contadina Verace, che risponderà, se ne ha voglia, per conto sue delle sue parole, intendesse dire che c’è troppa confusione e troppa voglia di alcuni di primeggiare su altri, magari anche facendosi un orticello di potere a bell’apposta. È una tesi che in qualche modo condivido e l’ho detto, in poche, pochissime parole (non era una battuta). Da Canelli a Torino si può anche andare con 50 auto invece che con un pullman (ma si inquina decisamente di più) basta, però, che le auto non si mettano di traverso… La democrazia è sì avere tante voci, ma che dicono qualcosa di utile e non servano a gridare più forte per coprire gli altri. Non è democrazia, si chiama demagogia (nella migliore delle ipotesi)…
E non caro Filippo non puoi togliertela con una battuta in risposta a una “contadina verace”. Il “mondo del moscato” è composto da 52 Comuni di tre province: Cuneo, Asti e Alessandria. Se un contadino di Santa Vittoria d’Alba parla in piemontese con un contadino di Strevi ce ne vuole uno di Cassinasco che faccia da interprete. Io non mi spavento se ci sono tante associazioni, l’importante che tutte abbiamo lo stesso scopo. E’ come se da Canelli dobbiamo andare a Torino: non è tanto importante che si vada tutti su un pulman, si può anche andere con 50 macchine, l’importante che si arrivi tutti a Torino. Questo si chiama Individualismo Coordinato: Se poi ci sono tante associazioni che si interessano di Moscato , vuol dire che ci sono tante persone alle quali sta a cuore il problema.A titolo informativo le associazioni nel campo del moscato sono:
Consorzio di tutela dell’Asti e del Moscato d’Asti (presidente Paolo Ricagno) Organo di tutela, nato nel 1932.
Produttori Moscato d’Asti Associati (presidente Giovanni Satragno) associazione parte agricola nata nel 1985.
A.P.U.M (Associazione Produttori Uva Moscato presidente Mario Borello) nata nel 1971 fa parte della Produttori Moscato d’Asti Associati.
Associazione Comuni del Moscato d’Asti (presidente Giuseppe Artuffo) nata nel 2002 per la tutela del territorio dei 52 Comuni della zona del Moscato.
Moscatellum (presidente Paolo Saracco) nata nel 2006 raggruppa una settantina di piccoli produttori di Moscato d’Asti.
CE.P.A.M (Centro Produttori e Amici del Moscato- Centro Pavesiano Museo casa natale)nata nel 1976 si interssa di moscato dal versante culturale.
Confagrimoscato ( presidente Roberto Arione) nata nel 2010 rappresenta i contadini della Confagricoltura.
Vignaioli Piemontesi (presidente Giulio Porzio) raggruppa le cantine sociali dell’Acquese che nel 2000 lasciarono la Produttori Moscato d’Asti Associati.
Enoteca del Moscato d’Asti di Mango (presidente Valter Bera)
E poi ci siamo noi C.T.M.(nati nel 2000) che è un movimento di opinione come il grillo parlante per Pinocchio.
Tutto qui… se le cose si conoscono non si temono.
Buon Moscato d’Asti.
giovanni bosco
presidente CTM
parole sante!
Toc, toc…comitati, coordinamenti, consorzi, contro-consorzi, associazioni e contro-associazioni, di tutela, di controllo, di categoria,di sindaci, sindacali, ecc…ma quanti tipi di forme aliene popolano il “sistema moscato?”. Cos’è un “divide et impera” o piuttosto un “buttiamoci anche noi finché c’è ancora posto”?. Povero il tapino che si affaccia ex novo sull’universo moscato, potrebbe umanamente temere una nuova forma virale responsabile della “sindrome da associazione” prima di capire che si tratta solo di una gran confusione (si può dire casino sul web?) di persone ed enti che fanno di tutto tranne che interagire con un pò di buon senso. Dio ci scampi da nuovi enti alternativi! Anzi, francamente ne eliminerei qualcuno e auspicherei che i reduci si dedicassero alle loro responsabilità un pò più proficuamente.
l’entrata in campo del sindacato, lascia perplessi, ma non sorpresi, infatti può spiegarsi con la possibilità (reale) di avvicendamenti di cariche , di “sedie” da rioccupare o da creare….,
Quindi ecco i burocrati del settore (per favore non chiamamoli sindacato) che vivono sulle gabelle europee, grazie ai benefici loro riservati per le funzioni tecniche loro delegate anche in esclusiva dagli enti preposti, che si muovono.
basta vedere le loro sedi per capire. occhio per favore.
fiducia quindi ai sindaci che difendono i loro cittadini, all’associazione cobas che , nonostante tutto, sopravvive da oltre un decennio, Qui si tratta di chiudere una questione che è da limitarsi tra i produttori, gli industriali ed il territorio in senso esteso, come espresso prima dal sig. Bosco.
Forse la politica può vedere cosa si può fare, proprio per aiutare, in fondo il politico deve cercare il massimo consenso, per salvarsi.
I sindacalisti che vogliono “mettersi di traverso”, vadano pure a Mirafiori, ce n’è anche per loro, piuttosto si limitino a semplificare la vita ai loro associati, risparmiandoci di creare nuove associazioni di “tutela” per nuovi tesseramenti, per accaparramento di nuovi finanziamenti di “posizione”. A quello ci ha già pensando valoritalia e la cee con le sue gabelle….
scusatemi per l’incompetenza, ma da dentro la si vede così.
questa volta concordo su tutto con un appunto, alcuni giornalisti vivono sul moscato più di altri e non solo perché, come me, hanno un suocero vignaiolo… 😉
Forse in questi anni non mi sono spiegato. Il problema moscato non è più un problema che interessa solo la parte agricola o la parte industriale. Di moscato vivono anche gli assicuratori, i commercianti, i professionisti,gli artigiani e forse anche i giornalisti. Il Moscato è diventato un problema sociale.Come la Fiat per Torino. I sindaci rappresentano tutta la popolazione. Il motivo principale che nel 1999 mi ha spinto ad accettare di essere il portavoce di quei giovani produttori (Cobas) è stato quello di far nascere l’Associazione dei Comuni del Moscato affinchè potessero intervenire proprio in questi casi. Qui ci vuole qualcuno al di sopra delle parti che cerchi di unire e soprattutto non abbia interssi di parte. Questo è il mio pensiero, il pensiero di un povero assicuratore che ama queste colline anche se non dovessero diventare patrimonio dell’Umanità.
Buon moscato d’Asti.
giovanni bosco
presidente CTM
Caro Giovanni, non mi sono dimenticato, non ho scritto che il Ctm divide o unisce semplicemente perché l’unione o la disunione dipendono dai punti di vista che sono sempre soggettivi, gusti o sbagliati che siano. Quello che unisce per il Ctm divide per le Case spumantiere o per Assomoscato o per Coldiretti. Quanto all’uscita delle grandi firme, sai io sono per natura diffidente e con tutta la buona volontà non ce li vedo i manager Gancia o M&R fare la battaglia per arricchire i contadini. Anzi. Mi dirai che occorre fare buon vino a cattivo ecc. ecc. okkei, ma per favore non facciamoci più realisti del re. Oppure qualcuno ha la verità in tasca? Io di certo no e come giornalista ho l’abitudine di farmi sempre delle domande, persino sulle mie idee più salde… Certo non è comodo, ma a volte aiuta – almeno per me è così – a non perdere di vista la concretezza delle cose. Sull’uscita dal Consorzio di tante aziende e associazioni poi ho le mie convinzioni. Forse il cambiamento andava gestito dall’interno, ma evidentemente è stata scelta una strategia più di impatto mediatico con tutti i vantaggi e svantaggi. Un presidente esterno al Consorzio? Non sono un amministratore, per fortuna, ma sinceramente di politici nei posti sbagliati in questo nostro Paese ce ne è a iosa. Io eviterei. E se, come dici e sostieni, le decisioni competono ai diretti interessati, facciamo che i sindaci facciano i sindaci che da fare ne hanno già abbastanza, basta che lo vogliano. Per me l’avvicendamento tra parte agricola e parte industriale è un esempio di democrazia applicata che dovrebbe essere clonato anche da altri enti, magari al di fuori dell’agricoltura. Infine apprezzo, come sempre, il tuo richiamo ad una riflessione di filiera. Ci vuole, ben venga, ma per favore evitiamo grida, strepiti, schiamazzi e insulti da trasmissioni tv spazzatura. Servono solo a fare i titoli sui giornali, ma, per me, non fanno crescere.
Caro filippo ti sei dimenticato di dire che il CTM ha sempre cercato di unire e mai di dividere il mondo del moscato. Nel 2000 quando i giovani contadini (i cosidetti cobas ed erano oltre 1700) entrarono nella Produttori Moscato d’Asti Associati furono le Cantine Sociali dell’Acquese ad uscire dall’Associazione e a formare un gruppo a se stante presso la Vignaioli Piemontesi. Il CTM è un movimento d’opinione e come tale cerca di far crescere culturalmente il settore ricordando a tutti che ogni tanto bisogna fermarsi e vedere se gli obiettivi sono sempre gli stessi. Consorzio dell’Asti Spumante: se nel 2009 hanno lasciato il Consorzio dell’Asti nomi importanti come la Gancia(la prima a produrre l’Asti ) e la Martini e Rossi (l’azienda che vende più di tutti),nel 1932 ambedue fondatrici del Consorzio stesso ,un motivo ci deve pur essere. Quest’anno hanno lasciato il Consorzio nomi importanti del mondo del Moscato d’Asti: Paolo Saracco, Michele Chiarlo, i Vignaioli di Santo Stefano e tanti altri piccoli grandi produttori. Non credo che tutto sia avvenuto per l’intransigenza del CTM.Noi crediamo che una profonda riflessione deve coinvolgere tutti, sindacati compresi… e proprio ora che le cose stanno andando bene.
Dal 1932 al 1976 (44 anni) si sono succeduti alla presidenza del Consorzio Vincenzo Buronzo,Arturo Marescalchi,Vittorio Badini Confalonieri e Ercole Garrone. Nessuno di loro rappresentava la parte industriale o quella agricola.Tutti erano al di sopra delle parti. Nel mezzo ci fu anche una guerra mondiale. il Consorzio resistette e fece grandi cose.Sarebbe ora che a presiedere questa importante istituzione fosse qualcuno al di sopra delle parti? L’Associazione dei Comuni del Moscato per la tutela del territorio potrebbe assumersi questo ruolo?Queste sono le domande che ci porremo Lunedì 17 a Santo Stefano Belbo,consapevoli che un movimento d’opinione non può fare molto se non porre degli interrogativi per l’unione del comparto. Sarebbe grave se non fosse così. le decisioni devono prenderle i diretti interessati.
giovanni bosco
presidente CTM