M&R rinnova gli spumanti “sangue blu” e conferma: «L’Asti è il nostro business». Pace in vista col Consorzio?

inserito il 27 Maggio 2010

Credere nell’Asti spumante e nel suo territorio. Alla Martini & Rossi (gruppo Bacardi), che a Pessione ha presentato il restyling della linea spumanti Sigillo Blu, questa è la parola d’ordine. Sotto i bei soffitti Liberty della sede storica tutti hanno ripetuto la dichiarazione d’amore verso l’Asti. Una specie di mantra. Lo ha fatto l’ad Stefano Leonangeli e il suo staff di top manager: lo “storico” Luciano Boero (produzione), l’”informale” Giorgio Castagnotti (stabilimento) e lo “straniero” Jean Marc Batoli (acquisti).

L’hanno ripetuto anche Lamberto Vallarino Gancia, della quinta generazione di industriali canellesi delle bollicine, e Paolo Fontana, ad di Gancia, maison amica di M&R, che a Pessione c’erano come ospiti-colleghi della multinazionale.

Dichiarazioni fatte non a margine, ma al centro di una presentazione aziendale che, nonostante gli sforzi dei padroni di casa per stemperare l’attenzione dei giornalisti, è diventata occasione per puntualizzare e chiarire il ruolo di M&R e Gancia all’interno della complessa galassia moscato. Non fosse altro per il clamore che causò, nel dicembre scorso, la loro uscita dal Consorzio di tutela dell’Asti.

Un divorzio, con tanto di porta sbattuta, che ebbe ripercussioni polemiche e causò il rimpasto dei vertici dell’ente presieduto da Paolo Ricagno. Il quale, per altro, era presente a Pessione, ma, come ha avuto modo di dichiarare, in qualità di «presidente della cantina sociale Vecchia Alice Belcolle», da anni partner di M&R.Nessun accenno all’incarico di timoniere consortile se non en passant quando ricorda ai manager presenti che «oltre alle aziende anche altri enti hanno concorso per lo sviluppo dell’Asti».

Sottigliezze da eno-diplomazia? Tutto è possibile, anche perché intervistato da Sdp Leonangeli prima ha voluto evitare ogni polemica residua in merito all’affair Consorzio-M&R, «abbiamo già detto tutto», quindi ha aggiunto: «In questi anni si sono allargate le maglie. In Consorzio sono entrati in tanti, anche chi l’Asti lo ha sempre svenduto, perfino in quei mercati dove avrebbe potuto essere proposto a prezzi remunerativi. L’obiettivo era controllare e far virare verso un mare più virtuoso chi praticava questo tipo di approccio commerciale. Non è stato così. Anzi, a nostro avviso le cose sono andate nella direzione di una omologazione che non ha fatto bene al prodotto e a chi ha sempre creduto e crede nelle potenzialità dell’Asti».

E per smentire ancora una volta i “gufi” che avevano spiegato l’uscita di M&R e Gancia dal Consorzio affidandosi a tesi di pura speculazione («vogliono abbassare il costo dell’uva. Far saltare l’accordo interprofessionale. Abbandonare l’Asti. Fondare un proprio Consorzio») ecco i numeri snocciolati dai manager Martini & Rossi (e confermati nella videointervista a Leonangeli che pubblichiamo qui): dalle cantine di Pessione, lo scorso anno, sono usciti 22 milioni di bottiglie di Asti spumante docg, pari al 32% dei 70 milioni totali; il gruppo Bacardi-M&R per la promozione dell’Asti spende 25 milioni di dollari, più o meno una ventina di milioni di euro, la metà della campagna di valorizzazione messa in pista tra le polemiche dal Consorzio con risorse private e pubbliche. Dati che non sono certo da chi ha deciso di tirarsi fuori da un business.

Impossibile non chiedere un commento a Paolo Ricagno (accompagnato dal figlio Stefano) che ha detto: «Se sono qui per tentare una riappacificazione con M&R? Con Leonangeli siamo amici e abbiamo un ottimo rapporto di collaborazione. Per il resto si vedrà. Io lavoro sempre per unire e mai per dividere»

Ancora dichiarazioni diplomatiche. Chi si aspettava attriti eclatanti è rimasto deluso. Evidentemente le trattative, se ci sono, restano sottotraccia.

Qualche accenno di imbarazzo, però, si è avuto quando Lamberto Vallarino Gancia ha parlato della valenza basilare della marca: «Noto – ha detto – che il marchio Martini & Rossi è in grande evidenza sulle nuove bottiglie. È la dimostrazione che la marca è il vero strumento per difendere prodotto e territorio».

Un concetto che in molti all’interno del Consorzio criticano, giudicandolo un tradimento dell’immagine dell’Asti come vino di area prima che di azienda.

Non sono questioni da poco e su queste potrebbe giocarsi il futuro assetto del comparto che a giorni sarà convocato in Regione Piemonte per discutere l’accordo su prezzi e rese per ettaro delle uve moscato in vista della vendemmia 2010.

Infine qualche dato tecnico sulla rivisitata linea di bollicine Sigillo Blu made in M&R.

Nuova bottiglia, più pesante, per l’Asti docg (chissà che ne penseranno i cugini francesi che per lo Champagne hanno scelto contenitori più leggeri nel segno di un minore inquinamento); etichette con il logo Martini & Rossi in evidenza, oltre che per l’Asti anche per Riesling, Prosecco, Rosè e il metodo classico Montelera. Insomma una pattuglia di bollicine d’assalto per marchiare M&R i brindisi in Italia e all’estero. Con o senza Consorzio.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

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