Gravissimo lutto nel mondo della cucina astigiana. A causa di un tragico incidente a Cessole, nel tardo pomeriggio di giovedì 14 aprile, è morto, a soli 44 anni, lo chef langarolo Maurizio Cirio. Il cuoco stava lavorando, alla guida di un trattore, in un podere di sua proprietà che si trova vicino al locale “Madonna della Neve” di cui è titolare insieme al fratello Piermassimo.
Il mezzo agricolo, forse a causa del cedimento del terreno, si è capovolto travolgendolo. I soccorsi sono stati immediati, ma purtroppo, per la gravità delle ferite, Maurizio Cirio è morto senza riprendere conoscenza.
Lascia la moglie e tre figli in tenera età. Alla famiglia vanno le condoglianze dello staff di Sdp.
La notizia della tragedia si è diffusa in tutto l’Astigiano e anche nelle province vicine. Lo chef era un professionista stimato e apprezzato.
Da alcuni anni, col fratello, aveva assunto la direzione del ristorante di famiglia, un locale storico della Langa Astigiana, attivo dal 1952, che si trova proprio in cima ad una collina che domina la Valbormida, vicino al piccolo santuario dedicato alla Madonna della Neve che ha molti devoti in terra di Langa.
Due settimane fa proprio nel ristorante dei fratelli Cirio si era svolta la cena promozionale a base di capretto organizzata dalla Comunità montana Langa Astigiana Valbormida.
Anche in quella occasione, circondato dai suoi colleghi, Maurizio aveva dato il meglio di sé, interpretando al meglio le sue apprezzatissime ricette tra cui le famose raviole al plin servite non sul piatto, ma su un tovagliolo di lino, o come si dice in dialetto “a la cordunà”.
Noi di Sdp, che avevamo partecipato a quella cena, lo avevamo fotografato, sorridente, tra i fornelli della sua cucina, mentre mostrava orgoglioso i piatti di portata.
E lo ricordiamo, lui cuoco di Langa, mentre accoglie i commensali, i giornalisti, gli appassionati di cucina, ma anche qualche collega “stellato” che era salito sui “bricchi” per assaggiare le sue inimitabili raviole e le altre ricette prese dalla tradizione contadina, quella vera che ancora vive e prospera tra le colline langarole. Un tributo ad un giovane uomo e a un professionista che aveva trovato la sua strada, la sua vocazione nell’arte che è uno degli atti d’amore più alti che un essere umano possa donare ai propri simili: cucinare.
Ciao e grazie Maurizio
Sdp
concordo su tutto, Terry…
Ah, Filippo che brutta notizia che mi dai! Chi l’avrebbe detto quella sera bellissima, in tutto quel casino di gente allegra che mangiava il capretto e beveva il Pinot nero della valle! Chi l’avrebbe detto che era l’ultima volta che gli avremmo stretto la mano. Ogni volta che abbiamo mangiato alla Madonna della Neve e’ sempre stato cosi’: la gente felice, rumorosa, sazia, lontana mille miglia dai riti asettici della gastronomia moderna che per lavoro siamo costretti giocoforza a recitare in altri luoghi. Dio che liberazione ingozzarsi delle mitiche raviole fumanti nel tovagliolo, trattenendosi solo per pudore dal mangiarle con le mani! Ne avrebbe riso, Maurizio, ne sono certa, se avesse visto il gesto. Con quel sorriso tranquillo negli occhi verdi che per noi voleva dire “rilassati, sei a casa”. La morte di un cuoco cosi’ ci diminuisce tutti, noi pellegrini sulle vie della ristorazione, che dai Cirio andavamo per amore e non per lavoro. E di questo non l’avremo mai ringraziato abbastanza!
Solo due settimane fa ho organizzato con Maurizio e suo fratello Piermassimo la “cena col capretto” nel loro ristorante Madonna della Neve. Abbiamo scherzato, abbiamo brindato, ma soprattutto abbiamo mangiato i suoi inimitabili “ravioli sul tovagliolo” che per l’occasione ha preparato con sola carne di capretto. E mi ha invitato nel pomeriggio ad assaggiarli in anteprima, con la soddisfazione di chi, maestro nell’arte della cucina, riesce ad innovare la tradizione. E dopo la cena con lui e il fratello mi sono ancora fermato a chiacchierare fino all’una… Sono sconvolto da questa notizia, ma voglio ricordare Maurizio per due qualità che immediatamente ti colpivano: la sua disponibilità e il suo sorriso. Due qualità che nascevano in realtà da un grande Amore: l’amore per la sua famiglia, l’amore per il suo lavoro e l’amore per la sua terra, la langa astigiana. Da qui nasceva la sua disponibilità a collaborare sempre e con tutti per farla conoscere e apprezzare. Grazie Maurizio, ora nulla sarà come prima, ma quando saliremo alla Madonna della Neve alzando gli occhi al cielo ti rivolgeremo sempre un saluto e un grazie per tutto quello che sei riuscito a darci nella tua pur breve vita. Ciao. Gianfranco Torelli
Desidero esprimere alla famiglia Cirio tutto il mio cordoglio per il tragico avvenimento.
In particolare desidererei abbracciare il Sig. Cirio Senior per le lezioni che, in tutta semplicità, mi ha sempre dato tra una “lenzuolata” e l’altra delle sue inarrivabili raviole. Lezioni che spaziavano in campi diversi regalatemi da un uomo che, pur restando a Cessole, ha capito il mondo meglio di tanti blasonati e vuoti giramondo.
E’ anche riuscito a tenere i suoi figli accanto a sè, appassionandoli al suo lavoro e credo che questa impresa riesca soltanto a pochissimi GRANDI uomini.
Ora lo colpisce un tragico destino. Da credente non posso che elevare una preghiera perchè Lui e la Sua famiglia tutta, possano trovare in loro stessi la forza di continuare.
Per me questo ristorante è stato un punto di riferimento. L’ho sempre inserito con convinzione nelle tante guide che ho scritto negli anni, anche se non ho mai dato punteggi a nessuno, si capiva benissimo che ero un grande ammiratore dei Cirio, e Maurizio me lo ricordo ancora bambino…… Ci andavo giovanissimo con i miei amici di Canelli e dintorni quando era ancora la trattoria di campagna senza fronzoli ma con tanta qualità e tradizione nei piatti. Negli ultimi anni, abitando ad Asti, la distanza e le strade tortuose giocavano contro a presenze costanti. Però ci sono tornato a volte ed è tra i pochi locali che non mi hanno mai, ripeto mai, deluso. Compreso nel rapporto qualità/prezzo che seppe mantenere anche quando negli anni “ruggenti” in molti si lasciarono prendere un pò troppo la mano nel conto. Che diire, queste tragedie causate da questi malefici trattori sembrano una sorta di maledizione che incombe sulle nostre colline troppo ripide per quelle “macchine” assassine. Ogni anno tocca leggere in continuo di giovani ed anziani immolati dalla più perfida e per certi aspetti banale delle morti. Alla famiglia le mie più sincere condoglianze e nel ricordo di Maurizio che lui di certo vorrebbe, la speranza di poter ancora gustare quegli inarrivabili ravioli sul tavagliolo che tanti hanno copiato…..