Compie 35 anni la dop, la denominazione di origine protetta, della Robiola di Roccaverano, il formaggio a latte caprino crudo (ma ci sono anche tipologie con percentuali di latte ovino e vaccino) più famoso del Piemonte e che si produce solo in alcuni Comuni della Langa. Per l”occasione il Consorzio di Tutela, di cui è presidente Ulderico Antonioli Piovano, ha previsto alcune iniziative. A SdP le anticipa il vicepresidente consortile, Fabrizio Garbarino. «Tra maggio e giugno – annuncia – avremo due gemellaggi di rango: quelli con i produttori del Banon, formaggio francese di latte di capra prodotto nella zona di Manosque; e con la Formagella del Luinese, formaggio di capra a pasta molle dop come la robiola di Roccaverano. Si tratta – aggiunge Garbarino – di sinergie importanti che sottolineano la valenza del nostro formaggio».
I numeri confermano le parole del vicepresidente del Consorzio di Tutela. Gli ultimi dati disponibili indicano una produzione di circa 300 mila forme l’anno, con un peso per ogni pezzo intorno ai 300 grammi. Quanto ai mercati il formaggio a pasta molle langarolo sembra avere estimatori soprattutto in Italia, di più al Nord. Spiega Garbarino: «Intanto ci sono problemi logistici. Trasportare un formaggio così delicato non è cosa semplice anche se mi hanno riferito di aver trovato robiole di Roccaverano addirittura in un ristorante giapponese si alto livello. Ma si tratta di episodi. Per i futuro, fermo restando che la produzione è attestata alle cifre annuali che abbiamo indicato, azioni di esportazione potrebbero essere prese in considerazione solo con una gestione accurata della logistica e del trasporto, per evitare che le forme arrivino a destinazione senza la necesaria cura».
Intanto export o no l’ente presieduto da Antonioli Piovano ha messo a segno un altro record: è uno dei pochi Consorzi italiani  che possa vantare una rappresentatività assoluta della filiera. «Abbiamo il 100% dei produttori e degli affinatori del nostro formaggio con l’assoluta applicazione dell’erga omnes cioè della disposizione di legge per la quale le decisioni consortili valogono per tutti i produttori di Robiola di Roccaverano doc, anche per coloro che, eventualmente, non fossero iscritti all’ente» dichiara Garbarino.
Il Consorzio non è l’unica associazione che si occupa della Robiola dop. Da un paio d’anni Slow Food, il movimento di divulgazione agroalimentare fondato da Carlin Petrini, ha ripreso le sorti del Presidio dedicato alla Robiola dop. Responsabile ne è la produttrice Monica Caldi che, però, ammette: «Per ora i soci del presidio sono pochi, appena una mezza dozzina. L’intenzione è di aumentare le adesioni anche perché Slow Food ha canali di comunicazione interessanti che potrebbero fare molto per il futuro della Riobiola di Roccaverano dop». Insomma l’appello ai produttori è quello di aderire prendendo contatto con la responsabile o con Slow Food.
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)