L’intervista ad Alessandro Picchi, presidente della Gancia di Canelli, nell’Astigiano, fondata nel 1850 da Carlo Gancia, che fu la prima in Italia, nel 1865, a produrre su scala industriale uno spumante, la facciamo al telefono, senza piattaforme video, solo voce, come una volta.
E non è male, perché gli spunti della chiacchierata con il manager toscano, che da anni conduce l’azienda acquistata nel 2011 dal magnate russo Roustam Tariko, sono numerosi e tutti di interesse per un mondo, come quello del vino piemontese, che in questo periodo cerca di risollevarsi dalla batosta del Covid -19.
Avvocato Picchi, come avete affrontato l’emnergenza Covid -19? Quali protocolli avete messo in atto?
«Subito, dai primi giorni di marzo, abbiamo immediatamente chiuso l’azienda ai non addetti e consentito il lavoro in sede solo agli operatori la cui presenza fosse necessaria alla produzione che è andata avanti perché avevamo molti ordini da evadere. Chi ha potuto ha lavorato a distanza, da casa. Su 104 dipendenti tra i 50 e i 60 sono andati in smart working. Chi ha continuato a lavorare i azienda ha rispettato le distanze di sicurezza, una pratica che da noi è pressoché normale in tutti i reparti. Inoltre, nei primi giorni dell’emergenza, abbiamo ricevuto una fornitura di dispositivi anti virus, mascherine, guanti, gel disinfettante, distanziatori, dai colleghi russi del Gruppo industriale che fa capo a Roustam Tariko. Prodotti che non si riuscivano a reperire in Italia. Poi, su base volontaria, abbiamo invitato i dipendenti a fare test per l’individuazione di eventuali contagiati. Hanno risposto in novanta e alla fine non c’è stato nessun contagiato per fortuna. Ora la situazione non è ancora alla normalità. Continuiamo ad applicare protocolli rigidi di massima sicurezza, ma l’azienda continua a operare a pieno ritmo».
A proposito di produzione come vanno i mercati oggi?
«Intanto Gancia esporta per il 68% a breve saliremo al 70%. Certo la batosta c’è stata e anche di una certa intensità sul mercato italiano. È mancata la Pasqua, che è, dopo il Natale, la seconda occasione di vendita annuale per gli spumanti. Secondo i miei dati nei mesi di marzo e aprile nei supermercati sono andati meglio i vini fermi degli spumanti. Nello stesso periodo la vendita si è azzerata nel settori dei locali che erano chiusi. Ora le cose sembrano essere cambiate e pare che qualche segnale di ripresa ci sia. Noi siamo fiduciosi. All’estero l’onda del lock down arriva ora, ma in modo diversificato. Per esempio abbiamo ricevuto oridini dalla Grecia che già si sta preparando per accogliere i turisti. Un buon segno. Segnali positivi anche per due mercati nostri di riferimento, Usa e Russia, che assorbono rispettivamente Moscato d’Asti docg (e da poco anche altri nostri prodotti) e l’Asti spumante docg (e anche il Prosecco) che sul mercato russo siamo riusciti a posizionare in un segmento alto di brand. Un vanto per noi e per il Made in Italy. Per quanto riguarda l’Asia, che per Gancia significa Giappone e Corea del Sud, il discorso è più articolato, ma abbiamo buone prospettive».
Nel 2016, in una riurione proprio sul mondo dell’Asti spumante e del Moscato d’Asti docg, lei disse che la stella polare da seguire era la qualità. La pensa ancora così?
«Assolutamente. Anzi il concetto di qualità è proprio nel DNA di Roustam Tariko, è la sua firma imprenditoriale: il Gruppo produce solo prodotti di altissima qualità. Le faccio l’esempio delle nostre bottiglie di spumante che avvolgiamo interamente con una speciale capsula di alluminio. Lo facciamo con un procedimento semimeccanico, una a una, realizzato da personale ad hoc. Non è un metodo industriale è un’esclusiva Gancia, un’esclusiva di Canelli, nata e sviluppata con la collaborazione tra il nostro personale e un’azienda del territorio che si occupa di confezionamento. Il genio italiano è vivo ed è stato messo al servizio della qualità del vino. Noi in Gancia abbiamo abbiamo questo approccio su tutte le nostre referenze. Non nascondo che è una posizione non sempre facile. A volte è complicato stare sul mercato, ma la filosofia del Gruppo è questa e dà buoni frutti»
Buoni frutti come il fatturato?
«Certo, potrei parlare di fatturato e utili, ma preferisco a indicare l’indice EBITDA, l’acronimo di Earnings Before Interests Taxes Depreciation and Amortization, che in italiano si traduce come il margine operativo lordo, è un indicatore utilizzato nell’ambito della valutazione d’azienda e dei titoli azionari, insomma semplificando è il guadagno reale di un’azienda. Ebbene nel 2019 la Gancia, secondo questo indice, è a +70%, cioè è andata il 70% meglio degli anni passati. Un ottimo risultato per un’azienda che nel 2006 era a -13,6 milioni in un solo anno, cioè perdavamo oltre un milione al mese. Nel 2018 siamo risaliti a un utile di 12,6 milioni azzerando le perdite».
Però, avvocato Picchi, c’è chi dice che la Gancia sia slegata dal territorio…
«È caratteristico di un’azienda che non è condotta da un fondatore che ha interessi sul territorio. E devo dire che non credo sia un limite, come non credo sia sempre un vantaggio il contrario».
Sui prodotti il territorio c’è?
«Asti spumante e Moscato d’Asti sono i nostri brand di punta. L’Alta Langa è la nostra bandiera. Ora pensiamo a ampliare la nostra quota di Brachetto. Il Vermouth lo facciamo ancora con procedimenti storici, del resto è di Gancia la prima ricetta del Vermouth Bianco. Il territorio c’è eccome. Non per nulla in Russia facciamo azioni di comunicazione pubblicitario con lo slogan “Made in Italy»
Parlando di Asti spumante e Moscato d’Asti che ne pensa della campagna pubblicitaria avviata dal Consorzio di Tutela?
«La vedo con favore. Penso che debba essere intesa come un primo passo. In passato si era fatto davvero poco. Ora guardo a quello che spero e mi auguro sia un inizio».
Progetti futuri?
«Avevamo programmato eventi per questo 2020 anno in cui cade il 170° di fondazione. Causa Covid -19 abbiamo dovuto cambiare i programmi, ma senza rinunciare al lancio, che avverrà a breve, dell’Alta Langa 170, uno spumante Metodo Classico davvero prezioso, con un affinamento di 170 mesi e anche di più, per celebrare al meglio i primi 170 anni della prima casa spumantiera d’Italia».
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)