Intervista esclusiva. Ferrero, assessore all’Agricoltura per la Regione Piemonte parla di Psr, riso e nuovi vitigni

inserito il 15 Ottobre 2015

«Ieri ero a Bruxelles a parlare dell’agricoltura piemontese di Psr e di riso. Oggi a Torino ho incontrato il presidente della Champagne, Jean-Paul Bachy, a cui, ovviamente, ho regalato una bottiglia di Metodo Classico Alta Langa». Comincia con questo piccolo report sulla sua attività istituzionale e una battuta sui nobili “cugini” della Champagne – tra l’altro Bachy è stato predecessore del Governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino da alcuni mesi eletto alla presidenza dell’Arev, l’associazione che rappresenta 75 Regioni viticole dell’Unione Europea e dei Paesi dell’Europa centrale e orientale – l’intervista esclusiva che l’assessore regionale all’Agricoltura del Piemonte, Giorgio Ferrero, ha concesso a SdP su temi delicati per il futuro di un settore, come quello agricolo, che sta diventato sempre più strategico per l’economia locale e nazionale.

PSR IN VIA DI APPROVAZIONE

140801canelliUBE009Dunque il Psr, cioè il Programma di sviluppo rurale che è definito come “il principale strumento strategico di pianificazione e intervento per tutti i settori e le attività produttive del mondo rurale piemontese”.

Sul web fioccano le critiche alla Regione che non avrebbe ancora provveduto a sbloccare la pratica. Ferrero rispedisce al mittente le critiche con una dichiarazione accorta, ma precisa. «Il Psr è in via di approvazione – assicura e aggiunge -. Ieri (14 ottobre) ero a Bruxelles e abbiamo parlato di questo. Entro un paio di settimane dovrebbe arrivare la lettera di approvazione da Bruxelles. Per quanto riguarda la Regione Piemonte posso dire che alla prima data utile, cioè il 27 di novembre, convocheremo i comitato di controllo che dovrà stabilire parametri e priorità per l’emissione dei primi bandi». 

E quando l’assessore parla di quante risorse il Psr farà ricadere sul Piemonte rurale si capisce perché l’argomento sia da settimane al centro di discussioni e prese di posizione a tratti anche aspre. Spiega Ferrero: «Per la nostra regione il Psr vale un miliardo e 60 milioni di euro di cui un po’ meno del 50% da fondi Ue, che comunque rappresentano soldi dei contribuenti italiani. Una quota minoritaria viene da risorse statali e ben 27 milioni l’anno arriveranno dalla Regione Piemonte. Ci tengo a ricordare che per il 2014 l’intervento regionale è stato di 30 milioni di euro. Quindi gli agricoltori piemontesi non sono mai rimasti senza le opportunità che offre il Psr».

LA QUESTIONE RISO

DSC_0018-001_7036_101Quasi archiviata la pratica Psr si parla di riso. Il Piemonte è tra i grandi produttori italiani di qualità, anche se non sono mancate le critiche a Governo e Regione che non avrebbero difeso abbastanza gli interessi nazionali. Sotto accusa gli accordi bilaterali che la Ue sta discutendo con alcuni Paesi asiatici produttori di riso, come ad esempio il Vietnam.

Da più parti sono state avanzate forti perplessità e anche critiche adombrando pericoli per la risicoltura italiana: 220 mila ettari che rappresentano il 51% delle risaie coltivate in Italia. Il Piemonte, con le coltivazioni nel Novarese e Vercellese è in prima fila. Ecco che le politiche regionali diventano strategiche e finiscono, ancora una volta, sotto la lente dei produttori che accusano Regione Piemonte, Governo Italiano e Ue di non tutelarli.

Dice Ferrero: «Ne ho parlato a Bruxelles con il commissario europeo. In Italia c’è molta attenzione da parte delle istituzioni su questo tema. Il fatto è, però, che italiani e piemontesi dovrebbero puntare di più sul riconoscimento delle denominazioni e fare pressioni per un’etichettatura che indichi la provenienza del prodotto. Dazi e azioni di protezione sono sempre meno difendibili sia a livello Ue sia in campo internazionale. I disciplinari, le dop, in questo senso sono lo strumento migliore per difendere e valorizzare la biodiversità delle agroeccellenze italiane. Facciamolo».      

I NUOVI-VECCHI VITIGNI

uvaRara2Infine c’è la recentissima disposizione regionale che dà il via libera alla delibera che iscrive nella classificazione utile per la coltivazione e la vinificazione di tre nuove varietà di vitigni. Sono: il “bragat rosa”, il “Passau” e la “Montanera”. All’indomani dell’ok da parte della giunta regionale Ferrero aveva dichiarato: «Con questo atto è autorizzata sia la coltivazione di questi tre vitigni, finora permessa solo su superfici inferiori ai mille metri quadrati, sia la vinificazione del prodotto coltivato. È un’opportunità in più per una viticoltura come quella piemontese che anno dopo anno conferma il suo positivo stato di salute, in grado di raggiungere traguardi ancora più ambiziosi sui mercati internazionali». E a SdP ha chiarito: «La disposizione è stata voluta per verificare se questi tre vitigni saranno in grado di conquistare fette di mercato a favore di quei viticoltori, spesso giovani, che vivono in aree dove non si possono coltivare vitigni più remunerativi». Quindi un’occasione per diversificare la produzione vinicola piemontese, sperando che non si creino confusioni con altri vini la cui produzione è già consolidata. I tre nuovi vitigni si aggiungono ad altre tipologie particolari di cui è permessa la coltivazione in Piemonte, tra questi ci sono il Gamay, la Nascetta che sta vivendo una stagione di rinascita per merito di alcuni produttori del Cuneese, e il Cornarea.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

 

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