Dieci micro-interviste, quasi fotocopia, per chiedere, in stile decisamente informale, ad altrettanti produttori vinicoli piemontesi un commento al Vinitaly… ma quello dell’anno passato, cioè del 2011, e anche cosa si aspettano dalla fiera 2012. Una “pensata” che ha fatto uscire i produttori dalle consuete dichiarazioni, spesso di circostanza, e li ha indotti a passare in rassegna, nei pochi minuti di intervista, l’intero anno che è seguito alla manifestazione scaligera del 2011. L’anno, giova ricordarlo, della ministra Vittoria Brambilla che arrivò al Vinitaly sorseggiando una cola; della mobilitazione contro il pericolo della liberalizzazione di coltivazione di vitigni in ambito Ue, delle miss che diventano eno-testimonial e delle liti (quelle ci sono sempre) che dilaniano la filiera del moscato. Ebbene i produttori vinicoli che abbiamo intervistato hanno parlato “abbastanza bene” del Vinitaly dell’anno passato, che ha portato molti contatti ma non sempre, da quello che abbiamo capito, i contratti sperati. Anche se la speranza non muore mai, neanche a due anni di distanza. Tutti gli intervistati, esponenti di zone vocatissime che rappresentano i tanti “cuori” del vino piemontese, hanno ammesso che il salone scaligero è un evento da presenziare, sempre, perché è l’unica vetrina internazionale del vino made in Italy. E sono passati sopra, per ora, alle tante disfunzioni della città amministrata dal sindaco leghista, Flavio Tosi, che in 46 anni di Vinitaly (e di tante altre manifestazioni fieristiche di richiamo) non è riuscita a dotarsi di un quartiere espositivo degno di questi nome, facile da raggiungere e che non costringa a lunghe code (lunedì, secondo giorno di Vinitaly 2012, per fare 30 km ci si metteva 3 ore), dove, per dire, Internet e le reti telefoniche mobili funzionino e non impongano a molti espositori e operatori l’isolamento dalla rete che oggi è strumento di comunicazione e di lavoro imprescindibile. Comunque i piemontesi si sono scoperti gente che fa davvero, come diceva il compianto Tonino Guerra, dell’ottimismo il profumo della vita. E ha ragione, quindi, anche il Governatore del Piemonte, Roberto Cota, che, interrogato da Sdp, ha parlato di segnali positivi da parte delle aziende vinicole piemontesi. Ma basteranno le dichiarazioni dei politici e degli imprenditori vinicoli per garantire un futuro roseo (o rosso o bianco) al vino piemontese e italiano in generale? C’è da augurarselo… ops, anche noi, alla fine, abbiamo ceduto al profumo dell’ottimismo e del vino. Intanto qui di seguito, strettamente in ordine di esecuzione, ecco le micro-interviste di Sdp.
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)
@Adriano, guarda ci stavo pensando proprio mentre lo scrivevo, quest’anno al Vintaly ho visto un sacco di mamme con cuccioli al seguito. Anche a me è sembrato un po’ strano, i bimbi con il vino devono avere, almeno a quanto dicono medici e nutrizionisti, Calabrese in testa, un rapporto a distanza fino a 16 anni quando il loro organismo può metabolizzare l’alcol consumato in modo moderato (questo vale per tutti). Ho interpretato il fatto come un tenere la famiglia unita anche in occasioni come queste, el resto al Vinitaly non c’è solo vino, ma anche altre cose buone da sgranocchiare… per quanto riguarda i collegamenti, beh okkei sulla sala stampa, a cui, però, si accede con il tesserino da giornalista… e gli standisti? e se io voglio far vedere un sito dal mio smartphone ad un amico che trovo tra un padiglione e l’altro? L’affollamento mi sembra un po’ una scusa sennò a Tokyo che fanno, mandano i piccioni? No, guarda credo proprio che ‘sti veronesi ci stiano marciando ottimizzando incassi e spese. Tant’è che, come dice been Raffaella Bologna nell’intervista a Sdp, la fiera ha fatto pagare qualcosa di più tagliando un giorno… eh capperi! son soldini! senza dare servizi adeguati! A Bordeaux (mannaggia, mi tocca citare gli “odiati” cugini francesi) che si fa ogni due anni ed è fuori dalla città in una zona creata attorno ad un lago è proprio un’altra cosa…
dimenticavo Filippo, va beh i disabili, ma le mamme con passeggino che portino le creature al VinItaly temo non vogliano loro un gran che bene…..per un gorno una nurse si trova….
ricordo ai colleghi che, tra i per altro scarsi, vantaggi di avere il tesserino da giornalista c’è quello di poter accedere alla sala stampa, dove i gabinetti sono “agibili” e ci sono pure le postazioni collegate via cavo. Il wirelles sarà indubbiamente gran comodità, ma che si intasi in un simile bordello è abbastanza normale……
@Maurizio: ho notato anche io l’indecente indifferenza di Veronafiere verso tutti i visitatori con mobilità ridotta, dai disabili alle mamme con passeggino. È una vergogna. Al Vinexpo i cessi interni alla fiera erano presidiati dal personale delle pulizie che li igienizzava ogni mezz’ora. A Verona lasuma perde… ma i cessi del parcheggio davanti erano un po’ più agibili. Maglia nera per telefonia e internet, per non parlare di wifi… ma ci vuole tanto a tirare dei cavi e dotare tutti gli stand di collegamento adsl? No, non ci vuole tanto, basta solo pensarci. Evidentemente nella città di Tosi i pensatori sono merce rara… Collegamenti stradali? Mah… Verona ha bisogno di un polo fieristico. Punto. Altrimenti facciano il Vinitaly alla nuova fiera di Milano… perché il vecchio adagio “tanto vengono lo stesso” prima o poi non vale più…
Ho letto su l’Arena che Veronafiere farà causa al gestore telefonico per il blackout dei cellulari di lunedì e sostiene che non è dipeso da loro. Diamo atto.
Ma, oltre alla pazzia di impegare due ore per uscire da un parcheggio, i cessi sporchi e senza carta già dalle 9,30 del mattino, quando la fiera è ancora chiusa, da chi dipendono? E quelli per i portatori di handicap chiusi a chiave? Per alcuni aspetti siamo sotto agli standard di civilità minimi.
Eppure, a fronte di un giorno in meno, il costo del plateatico è aumentato invece di diminuire. Attenzione Vinitaly perchè a tirare troppo la corda prima o poi si spezza.