Inaugurazione. Rinasce a Santo Stefano Belbo il “monastero del Moscato”

inserito il 25 Maggio 2016

A Santo Stefano Belbo, paese natale di Cesare Pavese, patria d’elezione del moscato e cuore di quei paesaggi vitvinicoli piemontesi che due anni fa sono diventati il 50° sito Unesco d’Italia Patrimonio dell’Umanità, rinasce il monastero delle suore del vino bianco. Torna a rivivere, cioè, la struttura in disuso da alcuni anni dove da più di un secolo le suore della Confraternita di San Giuseppe producevano vino moscato destinato a diventare vino da messa.

Fautore di questa rinascita è Beppe Marino, produttore vinicolo locale a capo dell’azienda di famiglia (http://www.beppemarino.it) specializzata nella produzione di Moscato d’Asti ma anchd ci altri vini del territorio, dai rossi agli spumanti.

Spiega Maurizio Marino, figlio di Beppe ed enologo della casa vinicola: «Dove era il monastero delle suore del vino, in via Monsignor Bussi 3 a Snto Stefano Belbo, abbiamo trasferito la nostra sede produttiva. L’intenzione – aggiunge – è quella di restituire al “Monastero del Moscato” la sua funzione originaria, quella cioò di luogo dove si produce vino, e alla comunità di Santo Stefano un punto di riferimento sociale, un luogo di aggregazione e condivisione».

In “battesimo” del Monastero rinnovato si avrà già questo fine settimana, il 28 e 29 maggio, in occasione della rassegna nazionale “Cantine aperte”. In programma visite alla nuova cantina, ai locali rinnovati con mostre fotografiche, degustazioni di vini e altre tipicità, musica dal vivo, intrattenimento per i bambini, escursioni in bici elettrica sulle colline di Langa, visite alla Fondazione Cesare Pavese e show cooking per imparare le ricette della zona, dai tajiarin in su. Altre info: info@beppemarino.it o 0141840677.

Anche questo è onorare lo spirito Unesco che sta richiamando sempre più turisti da tutto il mondo verso una terra come il Sud Piemonte che ancora deve scoprire le sue vere vocazioni tra eccellenze indiscutibili, come il vino e la buona tavola (senza di dimenticare l’alta tecnologia enomeccanica che ha in questa zona industrie leader mondiali), e altre che ancora devono essere scoperte come la natura incontaminata, i paesaggi unici e i borghi e i paesi d’arte che ne impreziosiscono la storia.

SdP  

 

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