Il vino italiano spopola all’estero. In Israele fanno i saldi (ma c’è solo Gaja), in Canada ecco la guida “rosa”

inserito il 12 Febbraio 2011

Michaela Morris & Michelle Bouffard di www.housewine.ca (da Scout Magazin)

Tra saldi e consigli per gli acquisti il vino italiano, nonostante faide e lotte intestine, continua a mietere successi. Lo dicono gli analisti italiani, ma anche gli stranieri.Segnali in questo senso arrivano anche dai media stranieri che operano in aree mondiali non propriamente note al grande pubblico, come il medio oriente e il Nord America, e che danno spazio all’enologia made in Italy tra conferme e qualche novità.

È il caso del quotidiano israeliano Haaretz, che nella sua edizione on-line parla di una Little Italy del vino con sconti consistenti, che però non sono indicati, su etichette italiane  per tutto il mese di febbraio in un’ottantina di punti di vendita sul territorio di Israele. Tra i vini proposti a prezzi scontati, da Veneto, Umbria, Toscana e Piemonte. L’iniziativa è organizzata in collaborazione con maison vinicole italiane e ambasciata d’Italia. A chiusura del pezzo firmato dal collega Daniel Rogov, tra le note enologiche, è indicato un solo produttore piemontese, Gaja, con due vini: Promis, un Igt Toscana, e Sito Moresco, un Langhe doc.

Per quanto riguarda gli eno-guidaioli d’Oltreoceano, il canadese Scout Magazin, di Vancouver, segnala due rampanti esperte di vino, Michaela Morris e Michelle Bouffard. Attraverso il loro sito, http://www.housewine.ca, promettono di guidare gli eno appassionati in quello che definiscono il labirinto del vini autoctoni italiani tra Aglianico, Barbera e Cortese, Montepulciano, Nero d’Avola e Verdicchio. Una scelta quanto meno singolare e fuori dai soliti sentieri battuti da Barolo, Brunello, Amarone, Chianti, Prosecco, Asti docg e via bevendo.

Infine da segnalare il successo di Gala Italia, la manifestazione dedicata a cibo, vino e made in Italy che si è svolta a New York sotto l’egida dell’ambasciatore italiano negli Usa. Per la cronaca leggete quella dell’Italian Wine & Food Institute. Noi ci limitiamo ad osservare l’assenza di molti marchi e consorzi piemontesi, di vino e di altre produzioni agroalimentari, che forse avrebbero potuto promuovere i propri brand e svolgere al meglio il proprio ruolo.

Sdp

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