Romano Dogliotti è una delle firme del vino piemontese e italiano. Con cantina (La Caudrina) e vigneti di moscato in quel di Castiglione Tinella, ma anche di barbera a Nizza Monferrato. Intercettato al Vinitaly di Verona parla del buon periodo del Moscato e dell’Asti, con qualche timore per chi, fuori dal mondo del vino, si inventa vignaiolo. E dice: «Le vigne ai viticoltori. Basta con gli imprenditori che si riciclano tra i filari». Dichiarazioni destinate a far discutere.
Ecco la videointervista a Romano Dogliotti
se posso iniziare con una battuta, mi auguro per te Filippo,che il nuovo uomo forte del moscato non sia proprio un “Putin” data la fine che fa fare ai giornalisti non allineati! a parte le battute, mi è concesso togliermi qualche sassolino dalla scarpa, anche se non sono nessuno nel mondo del vino. innanzitutto..ma perchè l’aumento di reddito deve essere associato all’aumento delle rese?(vedi l’intervista a SAcchetto), non mi sembra l’unica soluzione! e per quanto riguarda il reddito, come dare torto a Dogliotti! alla faccia dei manager con stipendi da capogiro che ci dicono che non dobbiamo lamentarci che molti stanno peggio..bè questo discorso regge ma fino un certo punto! per un giovane è davvero difficile iniziare a fare il contadino come lavoro principale e se poi vuoi partire da 0 è quasi proibitivo.. i costi e gli affitti dei vigneti,e non solo, sono davvero alti, spesso pompati, grazie ai signori di cui si parla nell’ntervista- personalmente mi piacerebbe molto fare la cantina, ma i costi (la burocrazia incide anche molto) sono elevatissimi e poi il vino bisogna anche venderlo! quindi per favore basta alle persone che dicono che il moscato rende! che permetta una discreta sopravvivenza sì, ma da qui ai redditi dello champagne cari miei..ne passa di vino nelle botti!
altro aspetto, alla tua domanda sull’aumento di produzione dell’Asti non ho capito bene la risposta (quando ha detto che la produzione aumenta da sola, la seconda parte è chiarissima invece),non so se non l’ho compresa io o se è stato poco chiaro lui. Romano Dogliotti fa parte del Consiglio del Consorzio e mi pare che Ricagno sia stato molto chiaro al riguardo. mi sembra di cogliere in giro il presentimento che quella della moscatomania sia solo una moda passeggera, la moda passa, i vigneti e le bottiglie restano e dal 2015 stop alle distillazioni!
Sarebbe ora anche se nutro forti dubbi. Fra un pò, come succede per tutte le mode, questo periodo favorevole passerà e i periodi di crisi sono sempre molto selettivi. Oltre che augurarci che i ns rappresentanti smettano di vegetare ritengo doveroso che anche la classe politica cominci a preoccuparsi di questo settore: l’economia italiana ha bisogno di imput per poter ripartire, anche se per ora vedo solo bacchettate sulle dita. Fra l’altro grazie per aver pubblicato l’intervista all’onorevole Fiorio (al quale mando un abbraccio virtuale) l’ho trovata molto interessante e m lascia sperare che qualcuno che si interessa veramente al settore ci sia ancora. Per quanto riguarda l’articolo stesso devo dire che se anche credevo che nulla potesse ancora stupirmi la manovra dell’Europa sulla liberazione degli impianti mi sembra un palese tentativo di demolire un’economia già di per sè traballante. Non vedo risvolti positivi per nessuno eccetto per qualche omino danaroso che investirà in qualche paese dell’est a costi irrisori…ecco perché si dice piove sempre sul bagnato! Abbiamo proprio sprecato i soldi a far studiare tanto certa gente!
@Contadina, bentornata tra i commentatori di Sdp! Sbaglio o auspichi un uomo forte per il moscato? Obama o Putin? Battute a parte, credo che il contrasto tra i “polli del moscato” stia proprio in quello che hai sottolineato tu e che, così bene, ha detto Romano Dogliotti: in un momento d’oro come questo il Moscato d’Asti va valorizzato. Come? Io faccio il giornalista e non il manager. Però ‘sti litigi, le proteste fatte a slogan, gli strascichi legali non mi piacciono e sono convinto che fanno male al settore. Mi auguro che le prossime paritetiche si trasformino in tavolo vero di trattative serie e non in una rissa verbale da assemblea di condominio…
E bravo Romano che sa dimostrarsi con poche parole un vinificatore con i piedi ben piantati nella vigna ! Dall’intervista traspare concretezza esente da voli pindarici. Anche lui lamenta il fatto che si compra moscato a prescindere dalla zona di produzione. Indubbiamente è una congiuntura favorevole ma i ns “politici del moscato” (scusate se mi ostino a chiamarli così) invece di approfittare del momento d’oro per valorizzare il moscato d’Asti DOCG diversificandolo dalla massa dei moscati prodotti in Italia e nel mondo si fanno le scaramucce uno con l’altro. Qui è ora di svegliarsi un pò e di giustificare la busta paga! Ho un’idea: mandiamoli a fare un master in Francia là dove si sa fare fronte comune perchè senza un buon condottiero la truppa resta disorganizzata oltre che disorientata.