I Giorni del Fango, 1994-2024. Ecco il fotoreportage (aggiornato anche con l’AI) di Vittorio Ubertone sul Piemonte alluvionato trent’anni fa. Molte le immagini inedite. Un monito, ma anche invito alla riflessione

inserito il 5 Novembre 2024

A novembre 2024 saranno trent’anni dall’alluvione drammatica del 1994 che in Piemonte provocò danni per miliardi di vecchie lire e, soprattutto, morti e tragedie.

Presidente del Consiglio di allora era Silvio Berlusconi. Tra le prime tappe per visitare i luoghi alluvionati Berlusconi arrivò alla Ferrero di Alba dove, riportarono le cronache, già il giorno dopo dell’evento c’erano gli operai che lavoravano per liberare l’azienda da acqua fango.

Altri centri devastati dall’alluvione di fiumi e torrenti ci furono nell’Astigiano e dell’Alessandrino. Nel Cuneese, Santo Stefano Belbo fu allagata dalle acque del Belbo con la vicina Canelli, in provincia di Asti, dove ci furono tre morti. Molte aziende spumantiere ebbero danni ingenti. Nelle Cantine storiche della Bosca, in via Giuliani a Canelli, ancora una parte delle gallerie, che dal 2014 fanno parte del sito Unesco dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, conserva il fango e le bottiglie alluvionate del 1994.

Anche ad Asti si registrarono vittime e vasti allagamenti. Come ad Alessandria dove fu alluvionata gravemente la zona del quartiere Orti con molti altri centri alessandrini.

Ora, al di là delle celebrazioni ufficiali, a noi di SdP è parso giusto ricordare quello che accadde non con troppe parole, ma con le immagini di quei giorni che, più di tanti scritti e discorsi, meglio raccontano quello che accadde nei “giorni del fango”.

E questo non per un esercizio di sterile lamentazione, quanto per lasciare a chi verrà dopo di noi spunti di riflessione.

Perché il cambiamento climatico, ormai accertato, e la scarsa e insufficiente volontà con cui oggi si affrontano i danni al clima a alla natura di cui senza dubbio siamo responsabili pagando prezzi altissimi in termini di vittime e danni al territorio, sono temi vitali, nel senso letterale del termine, e, tuttavia, ancora irrisolti.

Le frequenti inondazioni – nel momento in cui scriviamo il Savonese è ancora una volta stravolto da esondazioni e al momento in cui pubblichiamo il Piemonte è in allerta arancione con rischio idrogeologico – non sono altro che campanelli d’allarme sempre più frequenti e che non possono essere più ignorati.

Oggi, in questo blog, a dieci anni dallo speciale del ventennale che ebbe decine di migliaia di visualizzazioni, proponiamo le foto di Vittorio Ubertone (alcune originali in bianco e nero sono state elaborate a colori con l’Intelligenza Artificiale – AI) che come fotoreporter inviato per testate giornalistiche nazionali, testimoniò con i suoi fotoreportage la devastazione e la disperazione nei luoghi alluvionati del Piemonte nel novembre del 1994. Non solo un monito, dunque, ma certamente un invito alla riflessione, a tutti i livelli, se possibile.

fi.l.

P.S. Molte immagini sono inedite e non sono mai state pubblicate nemmeno sul web. Eccole. 

L’ALLUVIONE A COLORI CON AI

ASTI

IL “GENER NEUV”

CANELLI

LE LANGHE

ROCCHETTA TANARO E CASTELLO D’ANNONE

NIZZA MONFERRATO E INCISA SCAPACCINO

2 Commenti Aggiungi un tuo commento.

  1. filippo 28 Ottobre 2024 at 10:10 -

    Grazie Luigi per la tua testimonianza. Per le zone alluvionate del Piemonte nel 1994 Carabinieri fecero moltissimo e molto oltre il loro dovere di Servitori dello Stato. Come sempre.

  2. Luigi Cocchiara 26 Ottobre 2024 at 23:44 -

    Vedere queste foto mi rattrista il cuore. In quel periodo lavoravo a Canelli e sino al Sabato pomeriggio alle 19,30 era tutto sotto controllo. Il brutto è arrivato più tardi quando è tracimato il Belbo e travolto i ponti di Cossano Belbo e Santo Stefano Belbo. Arrivai a Canelli il Lunedì mattina, la prima cosa utile che feci, espletai le pratiche per il riconoscimento e ottenere il Nulla Osta per il seppellimento delle due salme dei coniugi Genovese, annegati nella loro cantina di Viale Risorgimento. Successivamente aiutai le persone più bisognose.
    Il resto non lo posso raccontare.

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