Ecco “Uceline 2006”, il vino ottenuto da un vitigno salvato dall’estinzione che fa bene al corpo e all’anima

inserito il 10 Febbraio 2010

Arriva sugli scaffali “Uceline 2006”, il vino rosso ottenuto dalle uve di Uvalino (bisticcio linguistico non casuale) un vitigno raro con grandi qualità salutistiche. E questa non è una “marchetta”, ma una storia che merita davvero di essere raccontata perché racconta di un’uva diversa da tutte quelle coltivate in Italia e nel mondo.

Grappoli rarissimi, spersi tra i filari di barbera o dolcetto, salvati dall’estinzione e dall’oblio da Mariuccia Borio che è una delle donne d’acciaio della vitivinicoltura piemontese, anima di Cascina Castlet, celebrata e rispettata maison astigiana con cantine e vigneti in quel di Costigliole d’Asti.

Ma come è nata l’idea di Uceline? «Vent’anni fa – dice Mariuccia – abbiamo avviato una ricerca credibile e rigorosa su Uvalino, vitigno storico delle colline di Costigliole e dintorni e tra i più interessanti e sorprendenti sia in tema botanico che agroalimentare».

E che Uvalino sia una perla rara nel panorama asfittico dell’enologia piemontese e italiana non lo sostiene solo l’imprenditrice costigliolese, ma anche e soprattutto ricerche scientifiche e universitarie verificate scrupolosamente da atenei italiani e stranieri.

Tutto è consultabile sul sito http://www.cascinacastlet.com.

Quello che sorprende è che tra le molte qualità organolettiche di “Uceline” ci siano alte concentrazioni di componenti che inibiscono l’azione dei famosi e famigerati radicali liberi, molecole responsabili dell’invecchiamento delle cellule, e di resveratrolo, l’alcol benefico con azioni benefiche sul sistema cardiocircolatorio che è presente in quantità dieci volte superiore agli altri vini.

Insomma con il vino prodotto dai grappoli di Uvalino il detto popolare “il vino fa buon sangue” assume sorprendentemente un significato reale.

Inoltre Uvalino è un vitigno resistente e il vino che se ne ottiene, secondo le ricerche degli enologi, è particolarmente indicato all’invecchiamento, addirittura più del Nebbiolo. Potrebbe anzi, secondo gli estimatori, rivaleggiare col Re dei vini italiani.

«Comunque Uceline è un vino che non assomiglia a nessun altro al mondo» certifica Mariuccia Borio.

Ora, dopo quattro anni di affinamento e varie vinificazioni pilota, esce in commercio la vendemmia 2006 di Uceline di Cascina Castlet. Ancora in tiratura limitata, solo quattromila bottiglie da 75 cl, con l’etichetta evocativa studiata dal quel mago dell’enodesign che è Giacomo Bersanetti da cui si affacciano i volti dei personaggi che hanno contribuito, con Mariuccia, al salvataggio del vitigno panda Uvalino.

Infine i prezzi: Una bottiglia di Uceline costerà al consumatore finale 18/20 euro, un prezzo accettabile e di mercato per un vino che promette di essere il vino del futuro tanto che anche altre cantine starebbero per impiantare vigneti di Uvalino.

«Ne sono contenta – assicura la patron di Cascina Castlet–. Ho voluto finanziare questa lunga ricerca su questo sorprendente vitigno perché ci credo e perché quest’uva resti patrimonio di tutti in modo da essere salvata dalla scomparsa».

Questa è la filosofia della condivisione, così lontana da quella devastante dell’esclusiva fine a se stessa e così vicina alla cultura contadina di un tempo quella che scandiva la vita di uomini per cui un bicchiere di quello buono faceva passare quasi tutti i malanni del corpo e dello spirito.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

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