Consumatori in confusione. Moscato veronese e Zibibbo spumante astigiano. Come ti depisto il cliente

inserito il 7 Agosto 2010

Mentre in Piemonte si discute e si litiga su rese e prezzo delle uve moscato bianco che saranno vendemmiate a settembre, siamo sicuri che i clienti capiscano la differenza tra i tanti moscati in commercio?Domanda lecita. Risposta difficile. I dubbi, infatti, non mancano avvalorati anche dalla pletora di moscati che affollano gli scaffali di enoteche e supermercati.

A parte i Muscat Canelli made in Usa, sulla cui denominazione niente si può fare in quanto difesa dalle leggi protezionistiche statunitensi, la confusione impera anche in casa nostra.

Fermo restando che il termine “Moscato” può essere utilizzato per vini dolci ottenuti dal vitigno in questione ecco che, come testimoniano le foto che pubblichiamo, spuntano spumantelli e vinelli che si fregiano di quel nome.

I prezzi sono adeguati al livello qualitativo. Ma se, come Sdp è in grado di documentare, vicino ad un Asti docg si mette un Moscato Dolce spumante, prodotto in provincia di Verona, che costa la metà, il cliente che cosa acquisterà?

Le foto, per la cronaca, si riferiscono ad un supermercato nell’entroterra siciliano, dove magari di Moscato d’Asti ne sanno pochino.

Ma sugli scaffali Sdp ha trovato altre eno-curiosità, come uno spumante a base di Zibibbo, uva dolce tipicamente siciliana, chiamata anche Moscato d’Alessandria, elaborato nell’Astigiano (il nome in etichetta è Perla del Mediterraneo) o, ma con il moscato non c’entra nulla, un Muller Thurgau Igt Sicilia (sembra in Trinacria stia spopolando la moda di impiantare vitigni del Nord Est.

Ecco, la domanda sorge spontanea: dopo tante diatribe e liti e polemiche sul futuro del Moscato d’Asti e dell’Asti spumante siamo davvero sicuri che il cliente, magari non proprio addentro alle cose moscatiste, riesca a districarsi in una giungla di denominazioni che propongono, a quanto sembra lecitamente, il “moscato sound”?

A noi qualche dubbio è venuto.

Sdp


1 Commento Aggiungi un tuo commento.

  1. Adriano Salvi 8 Agosto 2010 at 10:24 -

    Io sono sicuro di no…..ovvero che la stragrande maggioranza dei potenziali acquirenti di moscato (ma anche di altri vini non aromatici) non sa distinguere le denominazione, la provenienza e neppure (purtroppo) la qualità….
    Il problema principale del mondo del vino è sempre stato uno: parlarsi troppo addosso….pensando che la maggioranza dei consumatori capisca certi messaggi un pò troppo “subliminali” sappia districarsi tra centinaia di Doc Docg, Igt e via elecando. Veri o presunti esperti sono sempre stata una minoranza… amche se girovagando per fiere con le guide in mano sembravano dei broker internazionali….si è voluto far credere il contrario….infatti i risultati si vedono….Di Moscati più o meno tarocchi se se sono sempre visti in giro, forse ancora di più in passato che oggi…..poi va detto che con il fatto che non si può bere più nulla per non incappare in regole draconiane è evidente che crescew il consumo di vini a bassa gradazione o pasicologicamente considerati tali……il mondo del Moscato nostrano litiga….gli altri si fregano le mani….

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