Consorzio dell’Asti. Leonangeli (M&R) scrive a Sdp: «Usciti perché stufi di sprechi e svilimento del prodotto»

inserito il 17 Maggio 2010

Stefano Leonangeli, amministratore delegato di Martini & Rossi scrive a Sdp e spiega i motivi del divorzio, a fine 2009, dal Consorzio dell’Asti. Ad oltre due mesi dal post con cui avevamo dato conto dell’intervista concessa al Tg3 Piemonte, il numero uno di M&R prende carta e penna, anzi pc, tastiera, mouse e connessione Internet, e invia una mail alla redazione di Sdp per commentare quello scritto.

E lo fa, dapprima, replicando con eguale ironia ai toni leggeri con cui avevamo commentato la battuta finale dell’intervistatore che aveva chiesto a Leonangeli “allora, chi la fa la festa”, aprendo all’ovvia risposta “Martini!”.

«Ci si creda o no – assicura Leonangeli – la battuta richiesta dall’intervistatore del tg3 non era preparata, se è riuscita bene, bene! vuol dire che sono un talento inespresso e magari ho una nuova carriera davanti nel teatro….. hai visto mai!»

Dopo le battute, però, ecco dichiarazioni e spiegazioni sul perché, nel dicembre del 2009, M&R, insieme a Gancia e, alcune settimane più tardi, altre tre aziende medio piccole del mondo del moscato, decise di uscire dal Consorzio di tutela dell’Asti presieduto da Paolo Ricagno.

Una decisione, va ricordato, che causò polemiche roventi, un rimpasto ai vertici dell’ente consortile di Isola d’Asti e persino una sua ristrutturazione in termini di logistica e obiettivi politici ed economici.

Insomma un vero terremoto, che oggi Stefano Leonangeli spiega così a Sdp: «Il problema non sono le rese per la Martini & Rossi, non lo sono mai state!!. Il problema – sostiene Leonangeli nella sua mail – sono gli sprechi, i soldi buttati di un piano di rilancio che ha contribuito a fare dell’Asti una “Commodity” (termine inglese che indica un bene per cui c’è domanda ma che è offerto senza differenze qualitative sul mercato ed è fungibile, cioè il prodotto è lo stesso indipendentemente da chi lo produce, come per esempio il petrolio o il latte ndr) distruggendo il valore di filiera che la Martini & Rossi ha contribuito in gran parte a realizzare per l’Asti in diversi mercati, in origine in Italia, poi in Usa ora in Russia, e che diversi produttori e imbottigliatori invece stanno svilendo con prezzi e qualità infima approfittando anche del logo e delle iniziative consortili».

Critiche forti che, per la verità, erano circolate come voci anche all’indomani del divorzio con il Consorzio, che, in qualche modo si erano interpretate tra le righe del comunicato congiunto con cui M&R e Gancia annunciavano il distacco dall’ente che avevano controbuito a fondare negli Anni Trenta, ma che mai, come oggi, erano state spiegate in modo così esplicito e inequivocabile.

Dunque alla base del divorzio ci sarebbe la diversità di opinioni su come usare i fondi (40 milioni di euro) per il rilancio dell’Asti e sulle discutibili politiche commerciali di chi vende Asti a prezzi da saldo. Azioni che anche Sdp ha documentato più volte.

Infine, nella mail inviata a www.saporidelpiemonte.it, Leonangeli dà anche indicazioni sulle scelte future di M&R, che è uno degli attori più importanti, con i suoi oltre venti milioni di bottiglie di Asti vendute ogni anno, sulla scena del comparto moscato. E dice: «Dubbi sulla voglia di continuare ad investire sull’Asti da parte della Martini & Rossi come fatto in passato?? La risposta alla conferenza stampa indetta per il 27 Maggio 2010 a Pessione. Saluti a tutti i lettori»

La mail è firmata Stefano Leonangeli – AD Martini & Rossi .

Immediato il controllo della redazione di Sdp sull’origine della mail. L’ufficio stampa di M&R conferma l’indirizzo di posta elettronica dell’Ad e anche la data della conferenza stampa del 27 maggio a Pessione i cui inviti, ccome ci dicono i colleghi di M&R, devono ancora essere diramati.

Quella di Leonangeli a Sdp è stata quindi un’anteprima in piena regola che puntualmente noi abbiamo divulgato ai nostri lettori.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.itinfo@saporidelpiemonte.it

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