Romano Dogliotti non è un manager, almeno non uno di quelli che sono a proprio agio tra “torte”, diagrammi e statistiche. Lui è un vignaiolo, uno di quei vignaioli epici che sanno davvero che cosa vuol dire curvare la schiena in vigna e in cantina e calpestare i marciapiedi per vendere il loro Moscato. È anche per questo che lo hanno fatto presidente del Consorzio dell’Asti e del Moscato d’Asti docg. Ed è per questo che attraverso questa intervista non dà numeri e percentuali, ma sensazioni, le sensazioni di chi il mondo del Moscato lo conosce bene e ne conosce i protagonisti fin nelle minime sfumature.
Da questo sapere, con buona pace per “torte” e diagrammi, il presidente Dogliotti tira fuori le sue analisi su un mercato che ne ha viste di cotte e di crude. E dice che sì il Moscato sta andando bene, perché ci sono tanti vignaioli come lui e anche perché le grandi aziende hanno fiutato l’affare; che l’Asti non sta andando tanto male e, anzi, secondo lui potrebbe persino stupire con una ripresa. E poi c’è la novità dell’Asti Secco. Dogliotti conferma quello che aveva anticipato a SdP: se n’è fascettato un milione di pezzi, non male per una docg appena nata e che non ha dietro, ancora, le multinazionali (Martini & Rossi e Campari) che mai come nell’ultimo periodo hanno ruoli decisivi sulla filiera e sulla governance del Consorzio. Infine il vignaiolo presidente cala l’asso e sbotta: «Bevete quello che vi pare, ma brindate con i vini che si fanno con il nostro moscato docg». Più chiaro di così manco “torte” e diagrammi.
SdP
Qui la videointervista a Romano Dogliotti