L’Italia esporta la malavita, non solo, purtroppo, in senso letterale, ma anche dal punto di vista della narrativa cinematografica. Gomorra, la serie tv ispirata ai racconti/cronache di Roberto Saviano sulla Camorra, per dire, pare abbia sia stata venduta in 50 Paesi. Comunque la si pensi un bel business oltre che un’operazione culturale e giornalistica di alto valore sociale.
Però, se da una parte l’Italia è da sempre, giustamente, testimone e accusatrice di se stessa delle sue contraddizioni e storture persino in modo maggiore rispetto ai più aspri detrattori, dall’altra non riesce a raccontare le proprie bellezze ed eccellenze parola che qualcuno vorrebbe cancellare, ma che, invece, descrive molto bene il genio italiano che ancora esiste nonostante tutto e tutti.
Prediamo il vino. Tra pochi giorni, su Netflix, piattaforma mondiale di film e serie tv che si possono vedere sul piccolo schermo, ma anche su smartphone e tablet, ebbene su quella piattaforma uscirà Wine Country, commedia americana ambientata tra le vigne di Napa Valley, la grande area vitivinicola americana. Il trailer guardatelo qui.
Niente di che, intendiamoci. Benché ottimi, storia e attori forse non avranno l’Oscar, le attrici protagoniste tracannano calici di vino come fosse vodka, però ci sono stati investitori e produttori che hanno creduto in una storia basata sul vino, che ha come location i vigneti e una cantina vinicola. E ci hanno messo soldi. Wow!.
Non è la prima volta che Paesi con meno storia e tradizioni vinicole dell’Italia, dedicano film e documentari al vino. Ricordiamo: Il profumo del mosto selvativo (Usa, Messico e non si sa in che misura Italia) del 1995, Mondovino (Argentina, Francia, Usa e anche Italia) del 2004, Sideways (Usa) del 2005, Un’ottima annata (Uas e Uk) del 2006. Tra i più recenti c’è il francese Sain Amour del 2016.
E gli italiani? Documentari a parte scrivono poche fiction sul vino, dimenticando che proprio il cinema e le serie sono ottimi veicoli pubblicitari indiretti (chi si ricorda la soap Usa Falcon Crest ambientata tra le vigne Usa?).
Due i titoli al 100% italiani: Vinodentro del 2014 e Finché c’è Prosecco c’è speranza del 2017. Curiosamente entrambe le pellicole sono di genere giallo. Il mondo del vino è un comprimario.
E anche chi ripone qualche speranza nel titolo del film Il segreto di Santa Vittoria del 1969 è destinato a restare deluso. Il film (una breve clip in inglese qui) con Anthony Quenn fu sì girato in Italia, a Cinecittà, ma fu tratto da un romanzo che prese spunto da un fatto realmente accaduto a Santa Vittoria d’Alba ma, per errore, la storia du ambientata nelle Marche anche se nel film si vedono i loghi della Cinzano che aveva sede proprio a Santa Vittoria. Eh questi americani! Forse se lo avessero prodotto gli italiani le cose sarebbero andate diversamente.
Insomma noi facciamo bene il vino e anche il cinema, ma non riusciamo ad abbinare le due cose così bene come altri.
Perché? Forse è solo un problema di autostima o di distrazione che è peggio.
SdP
a Cinecittà, ma fu tratto da un romanzo che prese spunto da un fatto realmente accaduto a Santa