Carne nella bufera. L’Oms: «È cancerogena». Calabrese: «No alle crociate e agli stili di vita sbagliati». Raspelli: «Consumo sia ragionevole. Giusto farsi domande»

inserito il 27 Ottobre 2015

Da 24 ore il mondo dei media ha messo il consumo di carne lavorata (salumi e altro) e carne rossa sul banco degli imputati. Colpa di un rapporto Oms (leggi qui) che getta più di un’ombra su questi alimenti.  Consumati in modo quotidiano aumenterebbero del 18% il rischio di contrarre alcuni tipi di cancro. Ora SdP, al di là della bufera mediatica che si è sollevata in mezzo mondo (quello che ha la pancia piena, perché quello che ha fame queste domande certo non se le pone), ha cercato di vederci chiaro interpellando due esperti che si alimentazione ne sanno: Giorgio Calabrese, medico nutrizionista di fama, docente, dietelogo e collaboratore di giornali e programmi tv; e Edoardo Raspelli, il più noto giornalista enogastronomo italiano, scrittore e conduttore di trasmissioni televisive che si occupano di agroalimentare. Per tutti e due la stessa domanda: un commento sul caso “carne-Oms”.

Giorgio Calabrese

Giorgio Calabrese

Dice Calabrese: «Prima di tutto bisogna chiedersi la composizione del campione studiato da Oms o dai rapporti che sono stati presi in esame, per stilare un rapporto così esplicito sulla pericolosità di un abuso della carne lavorata, salumi e insaccati, e della carne rossa. Credo che alla base ci siano gli stili di vita sbagliati che si registrano in tutti i paesi anglosassoni, Usa e Regno Unito su tutti, dove la dieta è per la maggior parte composta da carni rosse lavorate (salsicce, wurstel, bacon fritto) e carne rossa (bistecche e hamburger). Con questo tipo di cibo, consumato più volte al giorno è palese, e mi medici lo dicono non da ieri, che aumenta il rischio di cancro, specie al colon. Non è così per noi italiani e mediterranei. La nostra dieta, lo diciamo da sempre e dobbiamo ribadirlo ora più che mai, è variata e non prevede abuso di carne rossa e insaccati. Al contrario ci sono cereali, legumi, frutta e verdura in abbondanza. Mi domando quanti italiani mangino bacon e salsicce, magari fritti in olii che non tengono la cottura, a colazione o hamburger a pranzo e cena. La nostra dieta mediterranea è un modo di mangiare sano. La prova? In Italia abbiamo meno della metà di casi di cancro al colon rispetto agli Usa e viviamo in media di più. Merito di cibi sani e che alternano proteine animali a frutta e verdura, cereali e legumi. Quindi sì ad un consumo responsabile della carne e degli insaccati sempre di qualità nell’insieme di una della dieta mediterranea che per noi italiani è la buona norma quotidiana» 

Edoardo Raspelli

Edoardo Raspelli

Raspelli apre con una battuta: «Ho visto la notizia sul web e sui social. Subito ho creduto che si trattasse di una bufala». E poi entrando nel tema: «Quando escono queste notizie, da cronista, mi chiedo sempre chi ci sia dietro. In questo caso, a spanne, mi pare che dietro alla distruzione di carne rossa e di carne lavorata ci siano soprattutto le grandi multinazionali in maggioranza statunitensi. C’è da chiedersi quindi come mai l’Oms abbia lanciato questo allarme. Per me si tratta di, appunto, un’allerta, un grido di attenzione. Al centro il fatto che il consumo di carne, soprattutto nei Paesi anglosassoni, è sempre molto alto. Certo noi italiani non siamo abituati a quella dieta. Tuttavia è giusto e lecito farsi delle domande che coinvolgono non solo la sfera alimentare e salutistica, ma anche etica. Con tutto ciò è chiaro che si debba fare della carne un consumo moderato e consapevole, indirizzato soprattutto alla qualità d’eccellenza che in Italia certo non manca. Il resto sono scelte personali e dettate dalla propria sensibilità e stato di salute. In certe condizione anche l’acqua può essere dannosa. Io, da parte mia ho già deciso, oggi, a 66 anni, dico che diventerò vegetariano tra una quarantina d’anni».

Ma come hanno trattato i media il tema? Ovviamente in modo scandalistico (news is also business – le notizie sono anche una merce da vendere). Ecco una carrellata di servizi sul tema: dagli inglesi Indipendent (qui) e The Guardian (qui) che sembrano porre l’accento sui consumi di bacon e salsiccia (cioè il classico cibo anglosassone) o i francesi Le Monde (qui) e Le Figaro (qui) che trattano il tema in modo cronachistico.

I media italiani, purtroppo, come capita spesso da noi, si sono dati al sensazionalismo sbattendo, come si dice, il mostro in prima pagina, salvo poi fare paginoni interni fatti con il manuale Cencelli suddividendo cioè lo spazio tra favorevoli o contrari, come si trattasse delle dimissioni del sindaco della Capitale.

Per fortuna ci sono le voci di chi ragiona con un po’ di saggezza. Due su tutte: l’oncologo Umberto Veronesi dice che dosi minime di carne regalano la longevità (qui) e il fondatore di Slow Food, Carlin Petrini che avverte di non fare allarmismi e nello stesso tempo di moderare il consumo di carne (qui).

Insomma in Italia si tende a dare all’allarme Oms la giusta misura, quella cioè di un appello alla riflessione. In fin dei conti, come emerge anche dai documenti ufficiali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, tra i tanti esperti che hanno analizzato oltre 800 ricerche mediche di tutto il mondo che hanno al centro il rapporto tra insorgenza del cancro e consumo di carne rossa e carne lavorata, ci sono solo 3 italiani, il resto, a maggioranza, sono statunitensi, britannici, australiani, canadesi, cioè ricercatori e scienziati abituati ad avere a che fare con fenomeni di obesità e stili di vita molto distanti da quelli italiani. Il che, naturalmente, non apre le porte all’abuso di un qualsiasi alimento. Per chiudere un interrogativo: nella ricerca Oms si ammette di non aver preso in esame il consumo di pesce, perché? Forse sarà oggetto di un altro rapporto, magari insieme a uova e cioccolato o latte e pane? Non resta che attendere.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

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