Aziende. Il Dolcetto d’Alba di Montelupo sfida i mercati. Anteprima vendemmia 2018 davanti a oltre 150 invitati. I produttori: «Cinque anni fa noi i primi a credere nel Dolcetto per amore della nostra terra e delle nostre vigne»

inserito il 31 Marzo 2019

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Se uno si sofferma a guardare le mani delle persone fa scoperte interessanti. Noi le mani di Teresio, Claudio, Sergio e Giorgio le abbiamo guardate e fotografate in questo reportage sul Dolcetto d’Alba di Montelupo Albese, paese di Alta Langa che è patria storica dell’uva dolcetto.
Ebbene dalle loro mani, spesse di lavoro nei filari e in Cantina, viene fuori tutta la storia di questa terra d’altura, un po’ collina che sa già di montagna, avara e rude, ma in grado, in cambio di tanto sudore e fatica, di donare frutti importanti e pregiati come il vino Dolcetto d’Alba. Le quattro paia di mani appartengono a Teresio Brangero, della Cantina Oriolo; Sergio Taricco, enologo dell’azienda agricola di Raffaella Marello, che è sua moglie, e del fratello di lei, Maurizio che fa l’avvocato ed è sindaco di Alba; Claudio Giachino e Giorgio Sobrero al timone delle rispettive aziende agricole che portano i loro nomi.
Ebbene, questo poker di produttori di Dolcetto d’Alba, da cinque anni d’intesa con il Comune di Montelupo (sindaco Marilena De Stefanis) e la Pro loco, porta avanti un evento che è ormai diventato un must tra gli appuntamenti di promozione e conoscenza vinicola in Piemonte. Una manifestazione, dunque, nata nel 2014 (lo stesso anno della proclamazione a Patrimonio dell’Umanità Unesco dei paesaggi vitivinicoli di Langhe Roero e Monferrato) e che proprio quest’anno gode anche del fatto che la Regione Piemonte abbia dedicato il 2019 proprio al vino Dolcetto.
Quella di Montelupo è in sostanza un’anteprima della vendemmia che, nello scenario del ristorante Ca’ del Lupo e sotto la guida e la competenza dell’enologo e scrittore, Lorenzo Tablino, presenta il Dolcetto d’Alba versione Montelupo.
Venerdì scorso l’edizione 2019 relativa all’annata 2018. Alla cena a base di ricette langarole hanno partecipato in oltre 150, tra giornalisti, operatori del settore, produttori e autorità. Ne è venuto fuori, come nelle passate edizioni, un incontro non formale dove le degustazioni di Tablino sono state la stella polare della serata insieme, naturalmente, ai Dolcetto d’Alba dei quattro produttori ai quali si è aggiunto, gradito outsider, il Moscato d’Asti do Matteo Soria da Castiglione Tinella. Tra gli invitati alla serata c’erano oltre al sindaco di Alba, Maurizio Marello, nelle vesti di produttore, ma anche di primo cittadino della capitale delle Langhe e di candidato per il centrosinistra alle prossime elezioni regionali; l’europarlamentare Alberto Cirio, neo candidato per il centrodestra alla presidenza della Regione Piemonte; il senatore Pd Mino Taricco della 9ª Commissione permanente Agricoltura e produzione alimentare.
Politici ed esponenti istituzionali a parte all’anteprima del Dolcetto d’Alba di Montelupo sono intervenuti anche tecnici e amministratori del settore vitivinicolo. Tra questi Matteo Ascheri, produttore braidese di Barolo e attivissimo presidente del Consorzio del Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani.
Ascheri ha avuto parole di elogio per il Dolcetto di Montelupo, ricordandone i trascorsi e spronando i produttori a continuare l’impegno nella valorizzazione di una delle eccellenze del territorio.
Alla serata di Montelupo, sia ai tavoli dei commensali sia negli interventi dei relatori, sono venuti fuori molti temi: dalla comunicazione al marketing, dalle risorse da reperire al riassetto dei disciplinari che prevedono tante, forse troppe, doc con il nome Dolcetto, ma un concetto è emerso forte: il Piemonte deve continuare e migliorare la propria presenza in campo nazionale e internazionale. Per farlo per bene deve riunire le forze, darsi obiettivi comuni, evitare di operare a comparti stagni, smettere di etichettare figli e figliastri, costruire reti e ponti, abbattere muri, ostacoli e fossati antistorici.
Un lavoro immane che appare ancora lontano, molto lontano, da essere completato. Di segnali opositivi, tuttavia, ce ne sono. La collaborazione tra Consorzi, le attività all’estero, i successi che aziende private raccolgono a livello globale fanno ben sperare. Però molto deve essere fatto, molti campanili, preconcetti e invidie devono essere abbattuti. Insomma bisogna diventare adulti. Ne va della competitività e del futuro di una regione che, come altre regioni d’Italia, ha eccellenze agroalimentari indiscusse e vincenti, ma che faticano a conquistare e mantenere posizioni leader più in valore che in volume.
Ecco, su questo bisogna lavorare a prescindere dai cambiamenti in campo politico o di governace vitivinicola.
Infine segnaliamo qui sotto le nostre interviste a Sergio, Claudio, Giorgio e Teresio, dove si parla anche di The Green Experience, il protocolli di viticoltura sostenibile promosso da Coldiretti, insieme a una galleria di foto. Buona visione.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)


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