Lo spunto ce lo ha dato una foto e un commento postati da una pagina social. Si vede un secchiello pieno di ghiaccio con dentro bottiglie di Prosecco imbottigliato da una nota, anzi, storica ditta piemontese (guardate qui).
Non ci sarebbe nulla di strano, in quanto monte aziende piemontesi, per una deroga, possono imbottigliare Prosecco fuori dalla zona di produzione.
Il fatto è, però, che la foto, a quanto si sostiene nel commento, è stata fatta nel corso di una festa dedicata ai conferenti di uva moscato e nella sede di una delle aziende storiche della filiera.
Sarebbe stato, insomma, un autogol di chi ha organizzato quella festa alla quale, per logica deduzione, avrebbero dovuto servirsi solo vini del territorio, magari per rispetto ai tanti vignaioli invitati che sudano e faticano sulle colline del moscato, non su quelle, altrettanto belle e “unescabili” del Prosecco.
C’è da scandalizzarsi? Secondo noi, purtroppo, no. Di episodi del genere, come raccontiamo più avanti, ne accadono e ne sono accaduti.
Certo un po’ d’amarezza c’è, perché se a quella festa davvero è stato servito Prosecco, allora è mancata la percezione stessa del territorio, la difesa di una leadership che sembra persa o, comunque, non comunicata in modo efficace, ammesso e non concesso che ancora esista.
Del resto, come abbiamo detto, non è la prima volta che accade.
Qualche tempo fa a una competizione sportiva dedicata al Moscato si brindò col Prosecco e in un paese nel cuore delle Langhe del Barolo un “prosecchino” fu l’offerta di un’aperitivo a una comitiva di turisti stranieri.
Per contro ad altre feste pro conferitori a cui abbiamo partecipato in prima persona si sono serviti solo ed esclusivamente vini del territorio e c’è stato anche un barman della zona che, servendoci uno “Spritz” a base di Asti Secco, ha tenuto a precisare: «Usiamo solo Asti Secco perché questo è il nostro futuro. Chi abita e vive nella zona del moscato e usa il Prosecco è libero di farlo, ma non ha capito nulla dell’economia di questa zona». Chapeu! Spiace che quel barista non sia relatore a molte convention di manager e assemblee moscatiste.
Niente contro i “cugini” veneto-friulani, sia ben chiaro. Sono stati bravissimi a far diventare sito Unesco le colline del Prosecco docg lato Conegliano-Valdobbiadene. I piemontesi lo hanno fatto nel 2014 con i Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato anche se al Vinitaly di quell’anno quasi nessuna Cantina vinicola del Piemonte, Regione Piemonte compresa, si ricordò di segnalare e pubblicizzare il prestigioso riconoscimento. Ora in molti lo fanno, anche se, forse, non ancora abbastanza.
Ora è utile osservare come il vino, tassello importante del tanto osannato “Made in Italy”, si venda sempre di più legandolo a un territorio, unico valore tutelabile e non clonabile. I piemontesi, non tutti per fortuna, spesso lo dimenticano.
Sarebbe bene, invece, se ne parlasse magari inserendo, nei piani di promozione dei Consorzi, anche la voce “autostima”, ma senza esagerare, sennò non sarebbe abbastanza piemontese.
In coda una spiegazione dell’immagine che abbiamo scelto a corredo di questo post. Si tratta di un personaggio inventato dal celebre trio di comici italiani Aldo, Giovanni e Giacomo. Il personaggio si chiamava “Tafazzi”, era uno strano tipo, vestito con una calzamaglia nera con indosso un sospensorio e in mano una bottiglia di plastica con cui si colpiva ripetutamente le parti basse. Era il simbolo di un autolesionismo di cui gli italiani, e i piemontesi, a volte sono campioni assoluti.
fi.la