Insomma i piemontesi ce l’hanno fatta: l’Asti Secco, che si potrà chiamare anche Dry, ha avuto il via libera del Comitato Vitivinicolo Nazionale. L’opposizione dei prosecchisti e i loro timori che il nuovo prodotto potesse scimmiottare il loro non ha impedito l’ok dell’organo enologico. Le bollicine più chiacchierate degli ultimi mesi dovrebbero vedere la luce a breve. L’iter prevede altri passaggi ministeriali, comprese le osservazioni, e da parte della Ue fino all’ufficializzazione che dovrebbe arrivare entro i primi di giugno, «…ben che vada e se tutto andrà liscio» è stato il commento laconico a SdP di Giorgio Bosticco, direttore del Consorzio di Tutela. Tra le regole che stanno filtrando in questi minuti il fatto che la parola “Secco” (ma sembra che le aziende potranno optare anche per Dry o altre definizioni previste dalla legge come Demisec o Extra Dry) dovrà essere stampata sotto quella “Asti” e della stessa grandezza. No a “Secco” sulla stessa riga.
Regione: Chiamparino e Ferrero soddisfatti
E a proposito di commenti ecco quelli che sono giunti dalla Regione Piemonte, firmati dal governatore, Sergio Chiamparino e dall’assessore all’Agricoltura, Giorgio Ferrero che ha seguito sin dall’inizio il progetto «Asti docg nella sua tipologia secca». Ecco quello che hanno dichiarato governatore e assessore parlando sia di Asti Secco sia di Acqui Dry, lo spumante non dolce a base di uve brachetto il cui progetto di versione Dry è andato di pari passo con quello dell’Asti: «Siamo soddisfatti di questa decisione che abbiamo sostenuto fin dall’inizio dell’iter. Le due nuove tipologie rafforzano il sistema regionale del vino, sempre più attento alla qualità e alla domanda che viene dal mercato internazionale. L’Asti e il Brachetto, nella versione secca, – hanno sottolineato Chiamparino e Ferrero – rientrano pienamente nella tradizione enologica piemontese e nel contempo la innovano. Il sentore aromatico e la riduzione del contenuto zuccherino sono elementi che vanno incontro a tendenze che si stanno diffondendo tra i consumatori».
Assomoscato: «Bene, ma attenti al prezzo»
Per Giovanni Satragno, presidente di Assomoscato (2000 vignaioli) si tratta di un passo avanti importante: «Ma bisogna stare attenti a non posizionare l’Asti non dolce su livelli di prezzo troppo bassi. Ne va dell’immagine di un prodotto che ha origine da uve importanti e uniche».
Il Ctm: «Chi pagherà la promozione?»
Sulla “sì” all’Asti Secco interviene anche Giovanni Bosco, presidente del Ctm, Coordinamento Terre del Moscato, movimento di opinione che da anni si occupa del comparto. «Come non essere d’accordo sulla nuova tipologia – dice Bosco -, però – avverte – non vorrei che a pagare la promozione dell’Asti Secco siano sempre i soliti, cioè i vignaioli che hanno pagato e pagano già troppe trattenute sulle uve che coltivano»
Il plauso della Coldiretti
In una nota stampa afferma Roberto Cabiale vicepresidente di Coldiretti Piemonte con delega al settore vitivinicolo: «Plaudiamo a questo parere positivo del Comitato che testimonia la corretta direzione del lavoro di squadra che la nostra Organizzazione ha portato avanti, facendosi portavoce di una richiesta condivisa dal mondo dell’Asti. Il sentore aromatico e la riduzione del contenuto zuccherino sono, oltretutto, elementi che vanno incontro a tendenze che si stanno diffondendo tra i consumatori per cui i nostri produttori potranno trovare riscontri positivi dal mercato». Nella stessa nota spiegano Delia Revelli presidente di Coldiretti Piemonte e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa: «A giovarne potrà essere l’intero territorio di produzione che vanta una indiscussa qualità delle uve Oltretutto, grazie a queste modifiche apportate al disciplinare, saremo in grado di rispondere alle richieste che pervengono anche dal mercato straniero, dove il vino Made in Piemonte è particolarmente richiesto. L’Asti nella tipologia secco, quindi, potrà dare un nuovo impulso al comparto, andando a conquistare nuovi spazi».
Parte agricola: la ricerca affidata a Armando Testa
Stefano Ricagno, vicepresidente di parte agricola del Consorzio di Tutela, conferma la soddisfazione per il via libera e annuncia anche un progetto di ricerca sul posizionamento dei prodotti a denominazione Asti docg: «È stata affidata alla Armando Testa. I risultati li avremo tra un mese e sono sicuro che la ricerca servirà alle aziende anche per posizionare al meglio l’Asti non dolce».
Parte industriale: locali “Astisecchizzati” e prezzi adeguati
Massimo Marasso, vicepresidente di parte industriale scopre le carte e dice: «In Piemonte ci sono molti grandi aziende che imbottigliano Prosecco e hanno fatto crescere quella filiera. L’Asti secco ora ci dà l’occasione di far crescere il territorio dove siamo radicati e con l’uva che è tra le più pregiate, il moscato. Noi ci crediamo tanto che appena ci sarà l’ufficializzazione daremo il via ad una forte campagna di promozione nella zona del moscato. Vogliamo che tutti i locali offrano e facciano degustare l’Asti Secco».
Marasso ritiene ancora prematuro parlare di posizionamento di prezzo del nuovo Asti Secco e tuttavia rivela un desiderio: «Che l’Asti Secco sia venduto a un prezzo simile a quello del Prosecco doc o docg che, nella fascia media, spunta prezzi tra i 5,99 e i 7,99 euro. Sarei molto contento se accadesse».
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)