Moscato d’Asti “sfrattato” e Barolo padrone in casa sua: cioè dell’uso maldestro o corretto del territorio

inserito il 21 Maggio 2009
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Provincialismo: il moscato si presenta, ma fuori dal suo territorio

In questi giorni, a poche ore l’uno dall’altro, arrivano nelle redazioni dei media due comunicati stampa. Il primo parla della nona edizione del Moscato Wine Festival, che si svolgerà a Torino nei primi giorni di giugno. Il secondo annuncia una kermesse che per tutto giugno avrà al centro il grande vino rosso delle Langhe.

 Entrambe le manifestazioni saranno presentate con solita conferenza stampa. Scontata la presenza, oltre agli staff che organizzano, di politici (siamo in campagna elettorale), produttori vinicoli, operatori del settore agroalimentare, del turismo, della comunicazione.

Insomma il solito circo Barnum che in questi casi esce allo scoperto. C’è, però, una diversità tra le due iniziative. Il Moscato Wine Festival, rassegna di vini aromatici tra cui spiccano ovviamente moscato e brachetto piemontesi, organizzata dall’associazione GoWine, fondata nove anni fa dall’avvocato albese (con radici canellesi) Massimo Corrado, sarà presentato a Torino, per la precisione il 28 maggio, alle 11, al ristorante del Cambio, in piazza Carignano. La rassegna barolistica “Io Barolo”, invece, allestita dall’Enoteca regionale del Barolo e Strada del Barolo e grandi vini di Langa, si presenta il 26 maggio, alle 18,30, al castello Faletti di Barolo.

Avete colto la differenza, date e orari a parte? Il Moscato d’Asti, protagonista principale dell’evento di Go Wine, per la sua presentazione, sceglie un posto dove non c’è manco una vite, il Barolo, viceversa, gioca in casa e punta sul proprio territorio. Chi ha ragione? Si dirà che Torino dà una visibilità migliore, che la capitale sabauda offre più comfort ai media. Balle spaziali.

Go Wine, scegliendo, come ha fatto anche in passato, la grande città dà l’impressione, nonostante tutto, di snobbare il territorio del Moscato piemontese che, proprio quest’anno, insieme ad altre aree viticole della regione subalpina, è candidato a patrimonio dell’Umanità tutelato dall’Unesco. Si voleva far fare poca strada agli assessori regionali che presenzieranno alla conferenza stampa, o ai sigg. giornalisti? E perchè Paolo Ricagno e Giovanni Satragno, rispettivamente presidenti di Consorzio di tutela dell’Asti e della Produttori Moscato si prestano a operazioni che sanno di provincialismo estremo?

Noi di Sdp siamo convinti che il territorio sia un valore aggiunto, da far valere anche per eventi che si svolgono in grandi città.

Del resto il moscato che diventa Asti spumante (il più venduto degli spumanti italiani dolci) nasce nel Sud Piemonte, non in piazza Carignano a Torino dove ci sono altre belle cose, ma vigneti proprio no. Pensateci per il prossimo anno, cari amici di Go Wine, nei 52 Comuni del Moscato troverete certamente un palazzo storico che vada bene per una presentazione come Dio comanda, adatta anche a vini aromatici che vengono da Oltreoceano.

Il resto sono scuse che lasciano il tempo che trovano.

Bene hanno fatto, al contrario, quelli dell’Enoteca del Barolo a presentare la kermesse a casa del re dei vini piemontesi. I barolisti lo fanno da tempo: le Langhe sono al centro del mondo del vino e i produttori, insieme a tutte le strutture collegate al settore, fanno arrivare il mondo nelle Langhe. Bravi.   

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

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