«Se Asti non entra nella docg Moscato mi rivolgo alla Corte di Giustizia della Ue». Lo ha dichiarato ieri Gianni Zonin, dell’omonimo gruppo vinicolo veneto, al quotidiano online Tre Bicchieri del Gambero Rosso.«È semplicemente paradossale – ha aggiunto Zonin – che Asti non sia dentro il Consorzio a cui dà il nome e che il mio vino non abbia quindi la denominazione. Spero che questa dimenticanza venga sanata presto. Altrimenti faremo ricorso all’Ue».
Le parole dell’industriale, che ad Asti ha la tenuta Castello del Poggio con una ventina di ettari coltivati a moscato ma che non hanno la docg perché fuori dalla zona di produzione, segnano drammaticamente il nodo centrale della querelle che da più di un anno oppone Consorzio di tutela dell’Asti e Comune di Asti, favorevoli a che la città di Slfieri diventi il 53° centro della zona di produzione delle uve moscatobianco, ad Assomoscato e Comuni del Moscato, contrari all’ampliamento tout court dell’area classica.
La controversia è già approdata nelle aule di tribunale. Tar e Consiglio di Stato hanno dato ragione a Assomoscato e Comuni. Tuttavia la partita legale non sembra ancora chiusa tanto che il Consorzio di tutela, attraverso la Jacobacci & partners, studio legale torinese con sedi in tutta Europa e una lunga esperienza a livello internazionale nella tutela di marchi e denominazioni, ha ribadito come il mancato ingresso di Asti nella lista del Comuni del Moscato, potrebbe dare adito a rivendicazioni in sede Ue sulla scorta, ad esempio, di quelle che hanno determinato la cancellazione della denominazione italiana Tocai (Friuli) a favore dei produttori vinicoli della regione ungherese del Tokaji.
Nel dicembre scorso una relazione dell’avvocato Carlo Demichelis (Jacobacci), oltre al caso Tocai cita anche il Brasile che nel 2009 ha rigettato la tutela del marchio “Asti” del Consorzio definendolo ingannevole «se non corrispondesse esattamente all’area geografica di Asti» e la Svizzera che per lo stesso motivo ha concesso tutela solo della menzione “vini d’Asti”. Demichelis fa riferimento agli accordi Trips (Adpic nella dizione italiana) che regolano indicazioni geografiche e dop, e ad altri casi come la docg Vino Nobile di Montepulciano che, per una svista, rischia di scomparire ed essere accomunata al Montepulciano d’Abruzzo. Per Jacobacci, quindi, Asti deve essere 53° Comune del Moscato per blindare la docg “Asti”.
Di avviso opposto lo studio milanese Santa Maria (sedi anche a Roma e New York) i cui esperti, interpellati da Assomoscato, hanno smontato punto per punto le tesi dei colleghi della Jacobacci. I legali, Antonio Papi Rossi e Claudio Sironi, hanno evidenziato come il caso Tocai-Tokaji sia differente rispetto a quello del moscato, in quanto il primo riguarda due Stati membri della Ue e non «un ristretto ambito territoriale di uno Stato Membro, quale la provincia di Asti». Inoltre Papi Rossi e Sironi citano il regolamento Ce n° 479 del 29 aprile 2008 nel quale si parla di mercato vitivinicolo e di “menzione tradizionale”, strumenti sufficienti, a loro parere, per tutelare la zona di produzione contro l’ingresso di Asti città e dei vigneti Zonin.
Chi ha ragione? Se ci sarà la battaglia legale si annuncia lunga. Una pacchia per gli avvocati, meno per viticoltori, aziende e l’intera filiera del moscato.
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)
Un grande produttore di barolo ormai scomparso Bartolo Mascarello un giorno disse ad un industriale del vino che per costruire un capannone nella langa non era necessario che arrivasse lui dalla toscana. Mi aspettavo che qualche rappresentante di industria spumanteira dicesse al dott. Zonin che per produrre moscato con pretese di docg fuori dal territorio storico non abbiamo bisogno di lui . Meno male che ci hanno pensato i contadini con le loro associazioni e sindaci . Come andra a finire non ha molta importanza ma i principi sono principi. E quelli della corte europea ne sapranno molto di leggi ma il moscato si fa con l’uva buona di certi territori storici. Il dott. Zonin che è sicuramente un grande industriale del vino si compri una cascina nel territorio storico gli costa meno degli avvocati e poi gli rimane.
A proposito ci aveva già provato con il brachetto, con appoggi e alleanze eccellenti, e anche allora gli era andata male.
Per quanto riguarda il parlarne meno male altrimenti cosa farebbero i giornalisti ?
Credo che nel mondo del moscato sia ora di cambiare un pò l’aria e chi la respira invece si sono rivisti in questi giorni vecchi personaggi. Torneranno mica anche questi?
Ciao a tutti un produttore.
Cara Contadina verace è vero che tanti “devono mantenere la famiglia”, ma da allora tanti altri lasciano i “superi” nelle vigne. il CTM non può risolvere i problemi, ma può aprire gli occhi. Questo è il compito che ci siamo dati. Quest’autunno abbiamo iniziato a parlare di moscato nelle scuole, domani sera i iniziamo con le lezioni sul moscato a grupppi ristretti di contadini. Il CTM non fa parte nè del Consorzio, nè dell’Assomoscato, nè dei vari sindacati.Non abbiamo vincoli di sorta.
Ma attenzione fra i nostri soci ci sono contadini, professionisti, artigiani, commercianti, ma anche impiegati, operai. Abbiamo occhi e orecchie dappertutto.Per noi il “moscato” non è solo un problema agricolo, per noi il “moscato” è un problema socioeconomico. Per questo motivo ci siamo battuti per la nascita dell’Associazione dei comuni del Moscato(Territorio), per questo abbiamo rivoluzionato l’Assomoscato(Agricoltura), per questo nel 1976 ho dato vita unitamente al prof. Luigi Gatti all’associazione culturale CEPAM(Cultura). .Industria, Agricoltura,Territorio e Cultura sono le quattro colonne per costruire una solida casa del “moscato”.Tre ci sono manca la quarta : Consorzio?
Buon Moscato d’Asti
giovanni bosco
presidente CTM
Condivido il t pensiero ma il problema è che tu da solo o con pochi altri ben poco puoi fare contro il sistema ed è una realtà che trovo frustante … in realtà nn siamo padroni del ns prodotto! Deleterio sarebbe protestare a casaccio o al tempo stesso rassegnarsi a priori. Indubbiamente la qualità è una causa da perorare con tenacia e a m avviso è proprio questo il momento giusto. La qualità può aiutarci a fidelizzare il consumatore, i numeri invece passano senza lasciare segno. Però il m dubbio è: ma quale potere contrattuale ha Satragno? Come può prendere posizioni nette contro una parte industriale perfettamente consapevole di poter avere tutto il prodotto che le serve? Nn venitemi a dire che al momento giusto i contadini sapranno essere di sostegno perché sappiamo tutti che la maggior parte ,quando arriva la vendemmia, potendo ci metterebbe anche i pali dentro quel benedetto rimorchio. Ho ancora ben vivo il ricordo di quella notte passata in piazza a S. Stefano quante belle parole! Ma ciò che m è rimasto più impresso è l’amarezza che ho provato quando i m stessi compagni di branda arrivati al dunque della vendemmia (dopo neanche 20 giorni dalla protesta) per giustificare l’uva in “nero” m dissero: “eh…devo mantenere la famiglia”
hai ragione..così non si va da nessuna parte..però mettiamo il paradosso che con certe persone la trattativa sia impossibile (io non lo considero molto paradosso, vedi il prima citato caso oppure la lettera inviata alla stampa da parte delle industrie quest’estate, ma sono mie- e non solo- punti di vista)..che via resta? io personalmente sono dell’idea che a volte alzare un pò la voce (vedi i “casi” di questi giorni) e mostrare un pochino i muscoli (ovviamente sempre nel rispetto dell’altro) non sia poi così deleterio..in questi giorni alcuni contadini rassegnati affermano che tempo 2 o 3anni il prezzo del moscato calerà a7 euro..scusate tanto, ma io cercherò di difendere il mio reddito, quello dei miei colleghi e il nostro territorio, anche a costo di muri contro muri e a volte toni un pò sopra le righe
La domanda che si è posta Monica Olivieri è la stessa che si sono posti i fuoriusciti dal Consorzio.Vale ancora la pena fregiarsi di un marchio pubblicizzato con milioni di euro che certifica bottiglie vendute a basso prezzo? Che fine faranno i sorì dove è nato il moscato di qualità? Qualcuno ha cercato di far passare il dibattito come una rissa da cortile che non fa bene al comparto. Si è accusato Satragno e Rigagno come se le loro “discussioni” fossero delle ripicche personali. Io , in passato, con tutte due non sono stato tenero. Una nutrita documentazione è a disposizione di chiunque. Oggi però devo dire che il dibattito è serio e motivato. Si tratta di decidere la quantità o la qualità? Ognuno dei due porta delle motivazioni serie e documentate. Satragno è uscito dal Consorzio per protesta contro una linea ben precisa del Consorzio e così hanno fatto gli altri. Satragno poteva starsene tranquillo, al Consorzio sono arrivati migliaia di contadini, molti associati All’Assomoscato.Bastava attendere ed in base all’art.
4 dello statuto si faceva delegare e aveva una grande forza in seno al Consorzio stesso. E’ un fesso Satragno? O l’ha fatto per portare all’attenzione di tutti che il problema “moscato” è diventato un problema socioeconomico che deve investire tutti:contadini, industriali, ma anche Sindaci e Amministratori ad ogni livello? Il 31 gennaio scopriranno le carte, sembra che interverranno anche i fuoriusciti dal consorzio del 2009 e quelli fuoriusciti precedentemente.
Buon Moscato d’Asti
giovanni bosco
presidente CTM
@Monica, grazie del commento e dell’analisi così precisa. Purtroppo, però, l’indagine sui moscati l’abbiamo fatta e sia tra Industrie che tra produttori singoli che tra cantine sociali, ci sono prezzi adeguati e un po’ bassi. Non è infatti così automatico che solo il settore metta in pratica atteggiamenti, diciamo così, speculativi. Per quanto riguarda Zonin, e certo che forza la situazione, anche perché ne ha la possibilità. La filiera, infatti, non è stata in grado di evitare contrapposizioni che ora, inevitabilmente, portano al muro contro muro con protagonisti di parte industriale o anche agricola che non trovano di meglio da fare che mostrare i muscoli. Per me così non si va da nessuna parte.
Ho letto con inetersse quasi tutti gli inetrventi: quello che mi viene spontaneo è che il Sig. Zonin sta cercando il ricatto e non è “etico” per un imprenditore, anche Pres.te di una Banca, prima piantare le uve in una zona non DOC e poi pretendere che i suoi terreni vengano inseriti in paradiso. A volte ai poveri produttori, quelli veri, quelli che vivono sui loro vigneti, vengono tolti i “metri quadrtai” per non aver rispettato le capezzagne, le foto aeree e quant’altro.
E poi è vero che la maggioranza delle bottiglie viene fuori dall’industria, che giustamente sta cavalcando la tigre, ma solo due tre anni fa la stessa industria eras pronta a fare la guerra ai moscatisti , o per lo meno minacciava, per via delle pressioni.ultima considerazione: ha mai provato a fare un’indagine sui prezzi del Koscato d’Asti che esce dalle grandi insutrie? fra qualche anno anche qusta perla darà così poco guadagno a tutti, grandi e piccoli, tanto da costrinegerei prezzi verso il basso. O no?
Nessuno è considerato un coglione in base alle scelte che fa, anche se ognuno dovrebbe conoscere bene l’associazione o il consorzio a cui aderisce. Questo è stato fatto? Si è spiegato bene l’art.4, l’art.5, l’art.6 dello Statuto del Consorzio? Facciamo un giochino?
L’art. 4 recita “Possono aderire al Consorzio gli imprenditori agricoli, singoli o associati, nonchè commerciali, che esercitano professionalmente la viticoltura e/o la vinificazione e/o l’imbottigliamento autorizzato.Nel rispetto delle categorie di cui all’art. 2 del D.M. 256/97, gli associati possono venir raggruppati nelle seguenti sottocategorie :
1) viticoltori produttori singoli di uva moscato…….
al punto 4) associazioni di produttori di uva moscato bianco….
Ed ora passiamo all’art. 10 dello statuto – Asemblea (l’organo più importante)
Al penultimo capoverso si legge ” Qualora una cooperativa od analogo organismo associativo al Consorzio venga delegato dai propri soci conferenti uve a rappresentarlo in Assemblea quali associati al Consorzio, esso potrà, ai fini del conteggio delle deleghe, presentare un’autocertificazione attestante il numero degli associati deleganti, nonchè i relativi voti ponderali spettanti a ciascuno di essi”
Pensate che pacchia per le organizzazioni sindacali, con tutte quelle centinaia se non addirittura migliaia di contadini che hanno chiesto l’adesione al Consorzio a secondo della loro coscienza e libero arbitrio,mettere in piedi un’ organismo associativo e farsi delegare in seno al consorzio.
Ho letto da qualche parte che in seno ad una sindacato, mi sembra la Confagricoltura(sindacato molto vicino alla dirigenza del Consorzio), ma non mi vorrei sbagliare, sia nata un’associazione che dovrebbe chiamarsi Confagrimoscato.
Vogliamo scommetter che anche gli altri sindacati provvederanno presto. L’ A.P.U.M. non è legata alla Cia?
Diceva Andreotti ” pensare male si fa peccato, ma non ci si sbaglia mai”
Come sarebbe bello che per una volta Andreotti venisse smentito..e i contadini organizzati come lo furono quando entrarono all’Assomoscato andassero loro direttamente senza vincoli di parte a rappresentarsi personalmente. Sarà un’altra rivoluzione? Oggi al consorzio è rimasta la stessa parte agricola che nel 2000 con l’arrivo dei Cobas se ne andò dall’Assomoscato. Succederà nuovamente? Noi del CTM, contiamo poco, ci poniamo solo delle domande?
Buon Moscato d’Asti.
giovanni bosco
presidente CTM
Mi sembra che ci stiamo comportando allo stesso modo delle persone che accusiamo di litigare in modo improduttivo. Per essere bravi leader nn è necessario criticare ad oltranza al tempo stesso nemmeno soccombere a tutto. Nn credo che al Consorzio siano tutti demoni e neppure che all’Assomoscato siano tutti angeli. Prima di lanciare accuse, mirate o a vanvera, dal m punto di vista dovremmo imparare a conoscere un pò meglio l’operato e la linea ideologica di ciascun ente perchè una scelta può essere dettata a volte da buona fede, a volte da mala fede ,a volte è semplicemente una via obbligata. Impariamo a metterci un pò nei panni degli altri e questo vale per ogni persona/ente dell’indotto. In sostanza è ora di cominciare a collaborare smettiamo di tirarci palle di neve a casaccio! Una soluzione c’è sempre basta aver la volontà di trovarla. Però, caro Filippo, voglio fossilizzarmi anch’io su un punto che conosco abbastanza bene ed è quello che riguarda le adesioni al Consorzio. E’ vero che l’invito è stato rivolto dall’azienda ma questa azienda ricopre un ruolo molto importante nel direttivo del Consorzio: quindi nn è come dire che è stato il Consorzio stesso a promuovere le adesioni? Al m paese, e ce ne sono tante di aziende agricole, hanno firmato praticamente tutti (tranne tre persone di cui due hanno semplicemente tentennato finché il gioco è stato fatto e la terza ha scelto con convinzione di nn aderire). Dalla loro voce ho appreso che hanno aderito senza porsi problemi ma semplicemente perché invitati a farlo dall’omino che in loco rappresenta l’azienda e che, in quanto imprenditore di successo, è molto stimato da queste parti. Dal m punto di vista il gioco nn è stato sporco ma astuto e se qualcuno ha preso in giro il contadino è stato il contadino stesso che, rifacendomi al post di qualche tempo fa, continua a nn preoccuparsi di ciò che ha davanti al naso.
@contadino: ma cos’è tutta questa voglia d passare da c… o, meglio, farci passare altri? Qui si rischia di fare come certi politici italiani (i nomi li sappiamo tutti) che sui giornali sono andati a dire che chi vota la parte avversa è un co… La democrazia, per fortuna, funziona in modo diverso. Uno può fare una scelta non solo perché si è fidato o l’hanno convinto o è stato costretto, ma anche perché crede in quello che ha scelto liberamente. Basta questo per passare da… fessi? Secondo me no, meno che meno in questo caso. Se è vero, come sembra, che centinaia (qualcuno dice addirittura migliaia) di conferenti di uve moscato hanno deciso di aderire al Consorzio (mi risulta, però, su indicazione delle aziende non dell’ente) sono tutti fessi? Tutti sono stati costretti a firmare? Non nego che ci possa essere chi ha firmato ad occhi chiusi, ma chi vuole dipingere questa vicenda con aspetti che ricordano il referendum sul nuovo contratto Fiat fa, a mio avviso, una forzatura notevole. Gli operai di Mirafiori sono stati messi davanti ad un bivio: o il salario o la disoccupazione. I vignaioli del moscato, grazie a Dio, sono ancora padroni della propria terra e del proprio lavoro e possono scegliere, a seconda della loro coscienza e libero arbitrio, se entrare o uscire dal Consorzio, se aderire o no ad Assomoscato, Ctm, sindacati e nessuno, ripeto, nessuno può essere considerato un c… fesso per le scelte che fa, giuste o sbagliate che appaiano agli occhi di altri.
intervengo ancora una volta per ribattere a filippo e usare come bosco il condizionale perchè se fosse vero che il consorzio (tramite alcune ditte) ha chiesto adesioni “al buio”..bè viene da chiederci se non ci considerino davvero dei co…o peggio ancora, delle pedine!
Giovanni: allargare la zona ad Asti agganciandola ad Isola? È un’ipotesi un po’ complicata ma potrebbe essere un buon spunto per trovare un punto di contatto. Purtroppo temo che gli animi siano talmente esacerbati da annebbiare ogni capacità di valutazione…
Caro Giovanni, francamente la “m” di Sarotto sembrava proprio una “n”. Comunque, battute a parte, non ho mai detto che non si debba discutere sul moscato. Ho detto, invece, che se lo si fa buttando fango addosso a chi la pensa diversamente, non fa un buon servizio alla filiera. Almeno questo è il mio parere. Quanto ai problemi di rappresentanza credo che l’unico a poter rispondere è il Consorzio che, come Assomoscato, Ctm, Comuni, Sindacati, non credo abbiano mai considerato i vignaioli dei co….. Invece qualcuno ha pensato che il Consorzio fosse delle “palle” e questo, per me, è sbagliato…
contadina..direi che mi hai tolto le parole di bocca! ma sinceramente mi pare di aver capito che questa sia anche la posizione della Produttori e quelle che hanno creato asti..o con il consorzio. aspettiamo di sentire i pareri di altri contadini e non!!!
Per quanto riguarda la vicenda Asti nella zona D.O.C.G. il pensiero del CTM l’ho espresso durante la serata del 17 gennaio. C’è il rischio che l’Unione Europea dia ragione alla Zonin e solo la città di Asti possa rivendicare la D.O.C.G. Tutti i restanti Comuni ne sarebbero esclusi e dovrebbero chiamare il loro moscato: Moscato della provincia di Asti, Moscato della provincia di Cuneo e Moscato della provincia di Alessandria, come già avviene per il Moscato della provincia di Pavia, con un danno enorme per l’economia dell’intera zona. Si potrebbe trovare allora una soluzione: agganciare l’attuale zona tipica ad Asti tramite il Comune di Isola d’Asti. A questo punto sorgerebbe il problema di Serralunga d’Alba (sede della Fontanafredda), Santa Vittoria d’Alba è già “agganciata” ad Alba. Bisognerebbe allora estendere la denominazione a Diano d’Alba che confina sia con Alba che con Serralunga d’Alba…e i comuni anzichè diventare 53 diventerebbero 55… e dire che bastava “blindare” Portocomaro Stazione frazione di Asti come si è fatto negli anni passati con le frazioni Como e San Rocco Senodelvio della città di Alba, ovviamento facendo pagare alla Zonin quello che “era giusto ed onesto”.E qui hai ragione caro Filippo. In questi casi i personalismi non servono…serve tanta cultura e cultura vuol dire conoscenza.Per questo,sollecitato da parecchie persone, Mercoledì 26 gennaio inizierò con le lezioni sul moscato, molti si sono già prenotati e non solo contadini… anche giornalisti.
Buon Moscato d’Asti.
giovanni bosco
presidente CTM
Caro Filippo, discutere sul problema moscato non è deleterio, anzi serve a fare chiarezza, lo dimostra questo blog che gestisci Tu. Nessuno mette in discussione il ruolo che riveste il Consorzio dell’Asti spumante e che con il decreto legislativo 61 rivesterà sempre di più. Premesso questo, la domanda che ci poniamo noi del CTM è questa : l’attuale dirigenza è ancora rappresentativa dei soci del Consorzio? Fino a qualche mese fa i soci del Consorzio erano un centinaio ed hanno eletto gli attuali amministratori. 1) Molti di quei elettori non fanno più parte dell’assemblea. 2) Diverse centinaia di contadini tramite le aziende alle quali conferiscono le uve hanno fatto domanda di adesione. L’attuale dirigenza è ancora rappresentativa della nuova assemblea? L’attuale assemblea può deliberare senza prima aver sentito la base? Noi del CTM
abbiamo chiesto su queste domande un momento di riflessione. Semprechè i vertici del Consorzio ritengano queste nuove adesioni frutto di una scelta consapevole dei diretti interessati.
Se invece i dirigenti del Consorzio considerano questi contadini dei “coglioni” che hanno firmato al buio la domanda di adesione e che praticamente sono disposti a farsi rappresentare dalle proprie ditte la musica allora cambia. il Consorzio anzichè essere un organismo di tutela diventerebbe un consorzio delle “palle”.Non credo che i dirigenti del consorzio vogliano questo.Chiedo scusa dei toni che ho usato ma con i tempi che corrono con i genitori che mandano a letto i propri figli minorenni prima dei telegiornali e la gente che va furtivamente ad acquistare i quotidiani come fossero giornalini pornografici ,credo che ci stia anche questo. A proposito quando il sincado di Neviglie parla di comitati di liberazione, dice CLM – Comitato di Liberazione Moscato.
Buon Moscato d’Asti.
giovanni bosco
presidente CTM
Visto che m solletichi entro anch’io in tema. M fa piacere che si parli di moscato ma è necessario fare attenzione a nn perdere la retta via con argomenti che sanno un pò di fanatismo ( vedi Cin). A pelle m getterei come una gatta inferocita sul viso di Zonin per graffiarlo tutto perché ovviamente nn trovo giusto che un singolo ,armato di “braccia lunghe”, faccia il bello e il cattivo tempo. Ma bisogna essere realistici per cui la cosa nn m stupisce affatto: in Italia e forse in tutto il mondo, funziona così ed é così da sempre. Per contrastarlo punterei sull’evidente volontà a forzare il sistema visto che prima ha impiantato, ben cosciente di farlo in una zona dove nn poteva rivendicare la DOCG e quindi con un notevole risparmio economico e in seguito ha approfittato del ns tallone d’Achille (cmq è una volpe!). In secondo luogo cercherei di focalizzare l’attenzione sull’estrema fragilità di un sistema economico che coinvolge numerose famiglie e che stenta a trovare un equilibrio. Questo perché temo nn tanto i 20 ettari di Zonin ma perché m chiedo cosa verrà dopo. Nonostante l’es. del Veneto m auguro che nn si allarghi la zona vocata ma piuttosto si utilizzino altre strategie: il vino è consumato anche e spesso soprattutto, in base alla moda del momento e questo rappresenta una variabile instabile e il m timore è che se il vento cambiasse direzione si debba tornare alla distillazione.
Ehi, contadino, non hai bisogno di chiedere scusa per intervenire. Sdp è un forum libero, dove tutti, nei limiti della decenza e della buona educazione, possono dire quello che pensano. Non ho detto che Zonin ha ragione, anzi ho detto che ci sono vizi di forma che il Consiglio di Stato ha rilevato dando ragione a chi si opponeva all’ingresso di Asti nella zona classica. È chiaro che l’industriale veneto sta facendo i propri interessi ed è lecito – e non si tratta di minaccia – che li faccia valere davanti ai giudici. Vedremo chi ha ragione. Ho chiesto se tutto questo vale la pena, se non sia il caso di rivedere posizioni che a me sembrano fossilizzate su personalismi sterili, vedi il botta risposta su un settimanale acquese con, qui sì, minacce di querele tra Satragno e Ricagno. Il 31 gennaio ci sarò, ma sul fatto che non ci siano posizioni aprioristiche anti-consorzio, caro contadino, no ci metterei la firma. Pochi giorni fa un sindaco mi ha detto chiaramente che nel Consorzio sono rimasti i peggiori (i peggiori?), a Santo Stefano Belbo un ex sindaco e oggi amministratore pubblico non ha avuto problemi a fare il gesto dell’ombrello all’indirizzo dei vertici consortili. Mi sembra che queste “borgheziate” siano davvero da evitare anche perché fanno perdere credibilità alle tesi e alle proteste di chi non è d’accordo con la politica del Consorzio di tutela. Quanto alla legge hai ragione da vendere, e infatti il Consiglio di Stato ha fatto la sua parte. Ora c’è la possibilità che si vada anche davanti alla Corte di Giustizia della Ue. Torno a ripetere: è davvero quello che vogliamo? o c’è la possibilità di trovare una soluzione percorribile (e per favore mettiamo da parte quella cavolata della scuola agraria)…
chiedo scusa se rispondo ancora; ovviamente parlare di Cln è un pò demagogico e neanch’io condivido sempre i toni esasperati, però tutto quel manicheismo che dici tu io non lo vedo (vedi la conferenza che si terrà il 31gennaio, nessuno è contro il consorzio a priori) e poi scusa se mi permetto, ma mi sembra assurdo negare che l’azione di Zonin non è stata corretta al 100%, in prima cosa per vizio di forma (tanto per cambiare si sono forzati i tempi, anche con la complicità di un ex ministro) e poi anche a livello etico; portami l’esempio di un altro viticoltore che abbiamo impiantato moscato nella zona di asti e adesso ne rivendica la docg: prima la legge( o in questo caso la modifica del disciplinare) si fa e poi si rispetta e non il contrario! la mia è solo un’opinione personale e non un giudizio, spero nell’intervento di altri lettori per stimolare il confronto!
Caro Contadino, ho il sospetto che i miei dubbi si stiano trasformando in realtà: la questione moscato, come temevo, rischia di ricalcare fedelmente scontri politici passati e in corso nel nostro Paese e che con il moscato non c’azzeccano proprio nulla. Perché parlare di leggi ad personam o, come ha fatto qualcuno a santo stefano belbo, di Cln, di comitato di liberazione nazionale, come ai tempi della Resistenza. Non credi che si stiano esasperando un po’ i toni? Che questo gridare e agitarsi, oltretutto, a differenza di undici anni fa, in un momento in cui le cose vanno benissimo per Asti e Moscato (perché, ragazzi, parlate con i colleghi della Barbera) rischia di non portare da nessuna parte e magari di portare danni? Sono d’accordo con te, una soluzione condivisa deve essere cercata. Mi sembra che oggi quelli che la vogliono cercare siano pochi. E attenzione alle divisioni tra buoni e cattivi. Chi è dentro il Consorzio è cattivo e chi è fuori è buono? Chi è a favore di Asti è cattivo e chi no è buono? Se cominciamo a farci le pulci l’uno con l’altro non se esce fuori. Perché l’unico scopo è quello di costruire insieme non quello di demolire. Come insegnano i veneti. Un esempio? Nel numero del 20 gennaio scorso il quotidiano online Tre Bicchieri del Gambero Rosso (mica della Confindustria) titolava in prima pagina “La Guerra del Moscato”. Il pezzo è firmato da me ed una cronaca di quello che è successo e sta accadendo. A pagina 2, nella stessa edizione, c’è un reportage sul Veneto che dà conto della situazione della produzione vinicola di quella regione con aumenti del volume di vino, delle aziende e della aree vitate a doc e docg. Piemonte e Veneto come il bianco e il nero. Da una parte, qui, si litiga e ci si lancia accuse, dall’altra parte fanno business tutti insieme. Non voglio dire che anche nel Nord Est non ci siano magagne, ma lì, almeno, il termine ultimo della missione di vignaioli, cantine sociali, vinificatori e industriali, cioè fare reddito nel migliore dei modi, viene rispettato. Qui, al contrario, vincono le contrapposizioni quando non i personalismi. Ma quando impareranno i piemontesi a fare, sia pure rispettando le diversità, gioco di squadra?
non mi risulta che il Ministero al momento l’abbia ancora rigettata (anche se probabilmente lo farà) perchè quello era solo il parere di una commissione. hai ragione, non credo che la filiera voglia altre battaglie legali (che significano perdita di immagine e sopratutto denaro), ma credo che la gente sia anche stufa di tutto ciò che è ad personam (siano leggi, perizie, diritti DOCG). i 20 ettari non spostano di una virgola la produzione totale, il problema è a chi vanno in mano. certo una soluzione condivisa credo sia la più auspicata da tutti, però diciamo BASTA alle persone che con denaro e potere credono di fare ciò che gli pare!
Caro contadino… stufo (in questo periodo un po’ tutti gli italiani sono stufi per varie ragioni), prima di tutto grazie per il commento. Quanto a Zonin, perché è di lui che si parla, più che minacciare fa in suoi interessi. Perché altrimenti bisognerebbe parlare di minacce anche quando Assomoscato aveva annunciato. come poi ha fatto, di rivolgersi al Tar. La “soluzione Asti”, cioè i due (tre o quattro) ettari della scuola agraria – per i non astigiani è proprio dietro all’ospedale Massaja – pare sia stata rigettata dal Ministero perché non consona. È evidentemente che ci sono stati e ci sono dei vizi di forma. Ora è probabile che la battaglia legale si sosti in campo europeo. Siamo sicuri che è quello che vuole la filiera? È una domanda che bisogna farsi.
la soluzione su asti si era già trovata..peccato che ad alcuni “big” forse non andava bene..ma questo signore avrà forse degli interessi per minacciare in questo modo? che cosa strana..dalle mie parti prima si comprano i reimpianti e poi si pianta il moscato..in questo caso si è fatto il contrario..bah..hanno proprio ragione i vecchi: paese che vai usanza che trovi!