Il Consorzio di tutela e le aziende chiusi in difesa; Assomoscato, Comuni e Ctm ancora protesi all’attacco; vignaioli, moscatisti, cantine sociali, eno-griffe e sindacati rurali sempre più divisi. È questa la fotografia dell’attuale momento che sta attraversando il mondo del moscato. Un periodo di estreme contrapposizioni, a volte persino aspre, che si infiammano in concomitanza con le migliori performance sul mercato sia di Asti che di Moscato docg, ormai avviati a toccare, per quanto riguarda la campagna 2010, quota 100 milioni di bottiglie vendute nel mondo: 80 di spumante e oltre venti del “tappo raso”.
Sulla coincidenza delle liti in tempo di vacche grasse non scriveremo più. Abbiamo già ricordato quanto siano incomprensibili, per gli addetti ai lavori, per i vignaioli e per il pubblico.
Da riferire, invece, le ultime novità sulla querelle in corso tra Consorzio di Tutela e una parte dei vignaioli rappresentanti da Assomoscato e Ctm il movimento nato dalla protesta dei viticoltori nel 1999.
Pochi giorni fa, a seguito di attacchi e critiche, il Cda del Consorzio per la tutela dell’Asti ha diffuso un comunicato in cui ribadisce fiducia al presidente Paolo Ricagno. Non una parola di più o una di meno. Nessuna replica alle accuse di Ctm. Comuni e Assomoscato. L’intenzione, evidente, è quella di non accettare provocazioni. Oltretutto avanzate da protagonisti che si sono chiamati fuori dall’ente consortile.
A questo Ctm e Assomoscato (che è uscita dal Consorzio) hanno risposto nel corso di un’assemblea che si è svolta lunedì, 17 gennaio 2011, a Santo Stefano Belbo, in provincia di Cuneo.
Al netto dei personalismi – a tratti persino feroci – le recriminazioni del Coordinamento Terre del Moscato, di Assomoscato e dell’associazione dei Comuni restano quelle di un mese fa: opposizione alla gestione consortile del presidente di parte agricola, Paolo Ricagno, giudicata filo industriale e orientata a favorire più la quantità della qualità del prodotto; opposizione all’ingresso dei territori di Asti come 53° Comune dell’area dove è consentito coltivare moscato; opposizione alla legge dello Stato che dà al Consorzio, in presenza di adeguata rappresentanza del prodotto (66%), la possibilità di decidere autonomamente regole da imporre alla filiera.
Nuovo, invece, l’annuncio del presidente Assomoscato, Satragno, che citando un incontro con l’assessore regionale all’Agricoltura, Claudio Sacchetto, ha confermato per il 31 gennaio 2011, a Santo Stefano Belbo, una conferenza stampa congiunta delle aziende e dei vignaioli che sono usciti per protesta dal Consorzio di tutela. «Presenteremo le nostre condizioni per rientrare nell’ente» ha detto a Sdp il presidente dell’associazione di produttori vitivinicoli.
Sul fronte legislativo, da sottolineare alcune novità circa la questione legata alle leggi europee che esporrebbero la docg Asti al rischio Tokai, cioè alla cancellazione denominazione se all’interno del territorio di produzione non è compresa la località che dà il nome al vino, in questo caso la città di Asti. È avvenuto qualche anno fa per il vino Tokai, prodotto da oltre cento anni in Friuli e che ora, a seguito della causa intentata dai produttori ungheresi della zona di Tokai, si può produrre solo in Ungheria.
Il Consorzio aveva fatto intervenire lo studio legale Jacobacci, uno dei più autorevoli e potenti a livello mondiale, specializzato nella tutela dei marchi. Gli avvocati avevano messo in guardia sul rischio. I sindaci della zona alessandrina aveva invitato a inserire i terreni vocati di Asti. Assomoscatoe Comuni astigiani e cuneesi, forti della recente sentenza del Consiglio di Stato che aveva dato loro ragione, si erano opposti.
E ieri Satragno ha detto di avere una relazione di un altro studio legale che nega il rischio Tokai per l’Asti. «Quella era una questione tra Stati Ue. L’Asti è una questione interna all’Intalia» ha spiegato.
E a chi pensava che la questione potesse far slittare l’approvazione da parte del Ministero del nuovo disciplinare dell’Asti, ha risposto il consigliere leghista della Provincia di Cuneo (e candidato sindaco di Santo Stefano Belbo), Luigi Icardi: «Non c’è alcun pericolo perché mi è stato assicurato che la questione relativa alla città di Asti sarà stralciata».
C’è poi la questione delle adesioni al Consorzio di tutela che, secondo alcuni, sarebbero state carpite ai conferenti di alcune aziende proprio per garantire al Consorzio la rappresentatività della filiera. Giovanni Bosco, presidente del Ctm, ha proposto che il proprio l’ente consortile promuova incontri per spiegare il proprio statuto. «Sì perché ci sono regole severe che vanno conosciute» ha detto.
E venerdì, 21 gennaio 2011, a Canelli, nell’Astigiano, la Cia (agricoltori) riunisce i vertici delle province di Asti, Cuneo e Alessandria. Tema: riappropriarsi del ruolo guida del sindacato per tornare a dare stabilità e unità al mondo del moscato. Missione che sembra quasi impossibile allo stato delle cose con Coldiretti che appare vicina alle posizioni critiche di Assomoscato e Ctm e Confagricoltura che ha varato una sua miniassociazione, Confagrimoscato con dieci soci fondatori (ma sono state annunciate quasi 400 adesioni) che si dichiarano «stufi della rissa continua». Come dar loro torto.
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)
grazie a te Felice…
grazie filippo, grazie a Te riusciamo a essere presenti anche quando non ci si può essere… per una “rissa” insisto utile, che farà chiarezza su alcune cose che sino ad oggi sono state sempre soffocate, sia pure se sotto gli occhi di molti.
Se i toni poi sono duri come duro è lavorare la terra, forse è giusto che sia così.
ciao