Oscar Farinetti ne ha fatta un’altra. Il tycoon del gusto piemontese dopo aver inventato i markets dei sapori Eataly e aver acquisito aziende del food-beverage, ora spariglia con un vino nuovo non-novello. Lo fa lanciando, con una campagna mediatica che comprende Internet e social-network, un nuovo vino made in Fontanafredda, la maison che è la corazzata della eno-flotta che al timone l’omino coi baffi.
Si chiama “Già“, felice intuizione linguistica per un prodotto che si presenterà sugli scaffali di supermercati, enoteche e sui tavoli dei ristoranti l’8 di dicembre, in tempo per le feste di Natale e di Fine anno.
Noi ne parliamo perché, al di là dell’indubbia abilità mediatica e commerciale del patron di Eataly e Fontanafredda – che si dice stia pensando a nuove acquisizioni di maison vinicole in Italia-Nord Est – Già è una delle poche eno-novità piemontesi, un prodotto che cerca di essere innovativo un po’ sulla scorta del concetto che sta dietro lo spumante Alta Langa, a nostro avviso ancora vittima di un’ostracismo radical-chic pro Prosecco e Franciacorta, o a ad altre inziative interessanti, come il brut da uve Barbera a cui stanno lavorando gli enologi della cantina sociale di Vinchio e Vaglio, nell’Astigiano, o la rivalutazione del Cortese come vino quotidiano della Toso di Santo Stefano Belbo, o il Moscato d’Asti bio lanciato dalla canellese Tosti che non è una novità, ma il fatto che lo faccia un’azienda sì.
Comunque tornato a Già quella di Farinetti è stata una bella mossa. Con questo Langhe Rosso nuovo e non-novello si è smarcato dalla “bagarre” commerciale di novelli italiani e nouveaux francesi, puntando decisamente su un prodotto d’appeal.
Il vino, che ha già (mannaggia! nel giochino farinettiano ci siamo cascati anche noi!) un sito internet, una pagina su Facebook con 500 “amici” raccolti in pochi giorni, e, ovviamente, su Twitter.
Secondo la scheda rilasciata dall’azienda, dunque, il Già Langhe Rosso è un blend di dolcetto, barbera e nebbiolo, i tre vitigni che, col moscato, sono simbolo del Piemonte vinicolo.
La gradazione è bassa, 11 gradi. È vinificato attraverso fermentazione alcolica in tini di acciaio inox per 7-10 giorni a temperatura di 24-25 ° C, cui segue la fermentazione malolattica. L’affinamento prevede una breve sosta in serbatoi di acciaio inox precede l’imbottigliamento, effettuato nell’ultima decade di novembre. Lancio sugli scaffali l’8 dicembre, giorno che per i cattolici segna l’Immacolata Concezione (ossia la preservazione dal peccato originale di Maria, la madre di Gesù), e per i buddisti ricorda l’illuminazione di Budda. Insomma anche sulla data Farinetti e il suo staff c’hanno visto giusto.
Per tornare al contenuto della bottiglia – da un litro, vetro riciclato all’85% con eco-etichetta dalla grafica minimalista -Già è un vino di colore rosso rubino con riflessi violetti, ha un bouquet vinoso, fruttato, molto intenso, assai gradevole e molto persistente. Il sapore è piacevolmente secco, di buona stoffa, armonico e vellutato, con spiccato retrogusto di mandorla. Fanno sapere da Fontanafredda che «è ottimo con antipasti caldi, primi piatti, verdure e carni non troppo elaborate».
Ne sono state prodotto 200 mila bottiglie, saranno in vendita – nella Gdo (Grande Distribuzione Organizzata) come nell’Horeca (hotel, bar ristoranti) – attorno ai 10 euro con ricarichi adeguati per locali e mescite.
Non resta che provarlo
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)
Ultimora: c’è anche un video-spot. Eccone un’anetprima che gira su youtube. Il protagonista è Felice Marino, fondatore del Mulino Marino di Cossano Belbo e che l’autore di questo post e direttore di Sdp conosce personalmente. È un uomo eccezionale con una famiglia straordinaria. Il testimonial perfetto per Già.
Niente da dire, anzi complimenti visto il torpore piemontese del settore (tranne rarissime eccezioni) sulle continue ed originali idee messe in pratica dal vulcanico Farinetti….l’unica mia perplessità , dal momento che non l’ho ancora degustato per capire bene se un vino di 11° possa avere una qualche personalità, è il prezzo al pubblico (dei supermercati, perchè negli altri locali di mescita costerà sicuramente di più) di 10 euro. D’accordo che la bottiglia è da litro, ma mi pare un pò caruccio…Auguro naturalmente al produttore di vendere tutte e di più delle 200.000 bottiglie a disposizione. O tempora o mores, siamo passati di botto da vini “legnosi” da quasi 15° concentrati fino a diventare spesso difficili da bere, a vini giovanissimi a 11*, non c’era una via di mezzo? Chi vivrà vedrà…….