Sappiamo come sono andate le elezioni Politiche in Italia che si sono svolte domenica scorsa.
Al di là delle opinioni personali un dato è stato confermato: la sindrome da divisione del Centrosinistra che, ancora una volta, non ha mancato l’appuntamento con la propria frammentazione in partiti sempre più piccoli che, come si è visto, non serve né a vincere né a governare.
Traslando la situazione politica italiana al mondo del vino piemontese, a nostro avviso, anche lì si rischia la sindrome “da Centrosinistra”.
Spieghiamo. Per quello che abbiamo visto e sentito, anche a microfoni spenti e taccuini chiusi, territori e denominazioni vitivinicole piemontesi sembrano molto lontani da fare coalizioni, tanto per restare nelle similitudini elettorali, e appaiono sempre più determinati a dividersi, a difendere, anche con una certa arroganza, posizioni e persino a snobbare eventi, iniziative, progetti e ambiti comuni che non siano ritenuti men che meno alla propria altezza.
I comportamenti, che generalizziamo, ma che identificano la generalità di alcune denominazioni, sono i più disparati: c’è chi fa il capopopolo, chi si sente il depositario di verità e unicità rare, chi tira a campare, chi vorrebbe ma non può, chi può ma non vuole, chi critica tutto e tutti, chi si fa i fatti suoi e chi è convinto di essere, costantemente e senza alcun dubbio, sulla strada giusta.
Sembra veramente di essere nel Parlamento italiano. Giudicate voi se sia una bella o una brutta similitudine.
E quando si domanda se sia mai possibile fare tutti un passo indietro in nome di un interesse comune del vino piemontese, la risposta più diffusa (e riferibile) è una lunga occhiata di pietosa commiserazione.
E pensare che all’orizzonte ci sono segnali inequivocabilmente preoccupanti: dalla guerra alla crisi energetica, dall’aumento dei costi di conduzione dei vigneti e delle forniture fino alla crisi climatica i cui effetti si fanno sempre più concreti.
Servirebbe davvero serrare i ranghi e prepararsi ad affrontare una bufera i cui venti di burrasca soffiano già forte.
Filippo Larganà
filippo.largana@libero.it