Douja d’Or 2022. La kermesse vinicola di Asti cerca nuove vie tra forum, masterclass e spettacoli. Mobrici (PLand): «Grazie ai vignaioli senza il cui lavoro niente di questo sarebbe possibile»

inserito il 10 Settembre 2022

Forse, come ha detto qualcuno, i tempi della presentazione potevano essere più contenuti. Di certo due ore e passa di convegno non sono pochi, tuttavia l’apertura della Douja d’Or 2022 – che si svolge ad Asti dal 9 al 18 settembre – ieri, 9 settembre, nella sede astigiana della Camera di Commercio di Asti-Alessandria, ha riservato più di uno spunto di riflessione, dai richiami al cambiamento climatico alle nuove tecniche di Cantina, dalle difficoltà delle aziende che producono il vetro per le bottiglie, ai casi di scuola di piccoli produttori che operano a favore di denominazioni emergenti.

Tra le relazioni citiamo quella di Gian Paolo Coscia, presidente dell’ente camerale, che con il prezioso e determinante aiuto dei Consorzi vinicoli retti da vignaioli e Case vinicole, ha organizzato la Douja; di Mario Sacco, presidente della Fondazione Cassa Risparmio di Asti, partner della manifestazione; di Walter Massa, iconico vignaiolo filosofo produttore del Derthona, il vino bianco che si ottiene dal vitigno Timorasso; di Filippo Mobrici, vice presidente di Piemonte Land of Wine (oltre che al timone del Consorzio Barbera d’Asti), il consorzio che coordina le attività dei Consorzi vinicoli del Piemonte; e di Mauro Carosso, sommelier e responsabile Piemonte dell’Ais (Associazione Italiana Sommelier).

Coscia
Il presidente ha fornito i dati del comparto vitivinicolo per l’area Alessandria-Asti. I numeri sono quelli di una forte ripresa. Per i vini e i distillati, secondo l’analisi della Camera di Commercio, l’export ha segnato un +20,6% con un volume di poco più di 800 milioni di euro. Più in generale la filiera agroalimentare astigiano-alessandrina conta oltre 13 mila aziende e sono il 20% del totale delle imprese, quasi il doppio rispetto alla media nazionale che è il 12%. Nello specifico le imprese vitivinicole sono 4.662 e assorbono il 34% dei lavoratori. Del resto Alessandria e Asti insieme hanno il 58% della superficie vitata in Piemonte da cui si produce io 62% del vino piemontese. Numeri che confermano, se ce ne fosse stato bisogno, una leadership di cui, però, sembra che astigiani e alessandrini fatichino a prendere consapevolezza, anche se esiste in modo evidente.

Sacco
Il presidente della Fondazione CrAsti ha un debole per l’arte e la cultura e lo dice ogni volta che può. E fa benissimo. Il vino, poi, con l’arte e la cultura ci va a nozze tanto che, in tempo di Douja a Palazzo Mazzetti, uno de tanti splendidi palazzi storici di Asti, c’è una mostra sul vetro con pezzi incredibili di una collezione privata (da vedere!) organizzata dalla Fondazione Asti Musei di cui è presidente proprio Mario Sacco e vice il sindaco di Asti, Maurizio Rasero. Bravo Sacco! Un particolare: di fianco alla mostra sul vetro c’è quella per i 90 anni del Consorzio dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti docg, un’occasione per ammirare tutte le campagne e il materiale pubblicitario delle aziende che hanno fatto grande l’Asti nella zona in cui è nato il primo spumante d’Italia. Altre info sulle mostre qui.

Massa
Walter Massa è una forza della natura e, inevitabilmente, un rompiscatole. Se non fosse così non avrebbe, tanti anni fa, risollevato le sorti di un vitigno, il Timorasso, in via di estinzione e di una zona, il Tortonese, che da bacino di uve e vini da vendere all’ingrosso, è tornata ad essere patria di grandi vini come il Derthona (un tempo chiamato Timorasso). E proprio sulle denominazioni Massa è stato provocatorio e dirompente: «Basta con i vini che si chiamano con il vitigno. Non serve – ha detto e ha aggiunto -. Sì ai vini che hanno un nome e un cognome legati al territorio, I francesi lo hanno fatto secoli fa. I piemontesi si sveglino». Amen.

Mobrici
«Prima di tutto vorrei ringraziare i vignaioli, le donne e gli uomini che in questo momento stanno vendemmiando e senza il cui lavoro niente di tutto questo sarebbe possibile» ha esordito Filippo Mobrici, vicepresidente di Piemonte Lande (insieme a Paolo Ricagno del Consorzio dei Vini d’Acqui) e anche presidente del Consorzio Barbera d’Asti. Da agronomo Mobrici ha anche ricordato il valore dei vigneti piemontesi che hanno determinato l’inserimento dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato nella lista dei Patrimoni dell’Umanità Unesco e richiamato tutti alla necessità che i viticoltori debbano ottenere più valore dal loro lavoro. Sacrosanto.

Carosso
Il “capo” dei sommelier piemontesi non la manda a dire e coglie l’occasione della Douja per denunciare, nonostante l’orgoglio dei produttori del Piemonte per i propri vini, una certa insufficiente cultura in tema di vini. «Per esempio – detto Carosso -, i consumatori italiani, tutti anche quelli che non s’intendono di vino, sanno le cose fondamentali sullo Champagne: che è un vino francese, che è uno frizzante, che si beve freddo e che costa molto. Sull’Alta Langa che cosa sanno? Forse che è uno spumante italiano, che va bevuto freddo e che deve costare poco. Ecco la differenza. Bisogna lavorare per cambiare questa cultura. I vignaioli devono essere in prima fila». Appello.

Fin qui i tratti essenziali del forum di apertura della Douja 2022. Altre info sulla manifestazione qui. Di seguito le nostre interviste realizzate anche nello stand di Piemonte Land of Wine. Video e fotografie sono di Vittorio Ubertone. Buona visione.

fi.l.

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