Controlli nel vigneto. Parla l’ad di Valoritalia: «Noi certificatori affidabili per mettere ordine nelle vigne del Piemonte»

inserito il 12 Settembre 2010

Le società di certificazione controllori delle regole di coltivazione dei vigneti. Per alcuni sono un inutile onere burocratico-finanziario, per altri uno strumento di controllo contro i furbetti dei filari. In piena vendemmia delle uve moscato, la varietà che in Piemonte muove più addetti e volumi sia di bottiglie che d’affari, Sdp ha intervistato Ezio Pellissetti, enologo, ex direttore deI Consorzio dell’Asti e oggi amministratore delegato di Valoritalia, il più grande e strutturato ente certificatore che opera in Piemonte e in molte altre regioni italiane.

Cosa risponde a chi dice che, in sostanza, siete un doppione, una spesa inutile?

«Ovviamente che non sono d’accordo. La valenza dei nostri controlli è sotto gli occhi di tutti. L’Italia deve adeguarsi ad una direttiva dell’Unione Europea  che prevede enti certificatori terzi per il controllo dei vigneti. Punto. Tutto il resto è sterile polemica»

Che però ha condotto diversi ricorsi al Tar da parte di Unioncamere, l’associazione delle camere di commercio, presieduta dall’albese Ferruccio Dardanello. Sostengono che voi fate, a pagamento, gli stessi controlli che facevano gli enti camerali, gratis…

«Saranno i giudici a dire chi ha ragione. L’ho detto anche ad un recente convegno a Neviglie: noi siamo un ente certificatore terzo, in linea con le leggi europee. Sulle spese ci sarebbe da discutere. Credo che con il nostro lavoro, invece, il settore della viticoltura risparmierà burocrazia e balzelli inutili. Quanto ai controlli passati, basta vedere cosa è stato fatto in questi anni per mettere ordine nel vigneto Piemonte, poco o nulla. Ora, finalmente, c’è l’occasione di ripartire da zero e in regola con le regole Ue».

Veniamo al vostro lavoro e a quello dei vostri ispettori. È vero che, come sostengono alcuni viticoltori, davanti a situazioni irregolari i vostri addetti hanno minacciato sanzioni sulla concessione della docg, cioè sui famosi “bollini” che autorizzato l’impianto di uve destinate ad un vino a denominazione?

«Ma quando mai… Il nostro è e rimane un compito ispettivo e di controllo. Intanto c’è da precisare che le verifiche sono fatte a campione, secondo un software che sceglie a caso gli appezzamenti da controllare. Quindi i nostri ispettori elaborano a tavolino o dati dalle denunce cartacee. Poi c’è la visita in vigna. Se necessario con l’aiuto di un gps, cioè la misurazione dei confini del terreno attraverso satellite, si controlla l’area vitata. Se non coincide con quella denunciata scatta la segnalazione agli enti regionali che determineranno eventuali sanzioni. Fino ad ora abbiamo in effettuazione tremila controlli sul territorio piemontese. Entro sette anni tutte le vigne del Piemonte saranno verificate e messe a norma».

Nessuno mette in dubbio la necessità dei controlli, tuttavia qualche contadino parla di atteggiamento repressivo di Valoritalia…

«Lo escludo nella maniera più netta. Anzi personalmente ho invitato i miei ispettori ad avere, per questo primo anno e mezzo di attività un approccio morbido. Tanto è vero che fino ad oggi abbiamo registrato infrazioni a livello lieve»

Il che vuol dire che è quasi tutto a posto?

«Per niente. Il vigneto Piemonte reale non si sovrappone a quello virtuale»

Cioè?

«Spesso che le vigne coltivate con collimino con quelle denunciate nei registri istituzionali»

Quanto spesso?

«Abbastanza. Per questo si è arrivati alla costituzione di un ente terzo certificatore in grado di determinare quali e di che entità sono le irregolarità».

Ok, dobbiamo metterci in regola, ma il Piemonte cosa ci guadagna?

«Ci guadagna la comunità vitivinicola. Perché con un vigneto regolarizzato non si produrranno più eccedenze o, meglio, si potrà modulare al meglio la produzione, senza esuberi eclatanti che poi portano, come sta accadendo anche recentemente, a costosissime distillazioni. I controlli vanno fatti. Lo impone l’Europa. In Francia e in altri Paesi produttori di vino le vigne sono regolate al metro. In Italia accade solo in due regioni. È evidente che il lavoro da fare sul vigneto italiano è imponente. Noi abbiamo oltre un centinaio tra dipendenti e collaboratori. Facciamo come possiamo, ma entro sette anni, per quanto riguarda il Piemonte, tutti i vigneti saranno controllati e messi a norma europea. Quanto ai costi, come ho ricordato più di una volta, esistono rimborsi di legge e, in ogni caso, la regolarizzazione delle vigne porterà a minori costi burocratici e di produzione con un circolo virtuoso che farà del bene ad un settore, come quello enologico, ha ne ha un gran bisogno. Specialmente in Piemonte».

Filippo Larganà (Filippo.largana@libero.it)

5 Commenti Aggiungi un tuo commento.

  1. Celeste 15 Settembre 2010 at 23:43 -

    Tra tutti questi controlli, documenti, fascette, d.o.c, d.o.c.g. e chi più ne ha ne metta, la trovano dura solo i contadini sempre spennati un pò da tutti: ma qualcuno almeno lo sa che al porto di Genova arrivano più navi cariche di vino che petroliere? Chi controlla dove va questo vino? Spero solo che non diventi vino prodotto ed imbottigliato in Italia! Forse i controlli andrebbero fatti veramente e poi vedrete che le giacenze di colpo si azzererebbero.
    Tanto per cominciare evidenziamo bene sulla bottiglia l’origine e la tracciabilità del prodotto affinchè il consumatore sappia cosa beve veramente, altrimenti facciamo tante parole ma la situazione di fatto non cambierà mai!

  2. felice 13 Settembre 2010 at 18:42 -

    precisazione : il riferimento al cent/euro è poco chiaro : parlavo dello stillicidio percentuale di gabelle per unità di prodotto .. nell’evidente intenzione di dare giri di vite piano piano… sino alla morte dell’azienda!

  3. felice 13 Settembre 2010 at 18:38 -

    L’oligopolio raggiunto dall’ente certificatore ci lascia un po’ così …, la prontezza delle certificazioni in possesso , per la “applicazione delle norme europee” di questa ditta con sede a Thiene, patria di un (ex?) parlamentare europeo che componeva la Commissione Europea Agricoltura che, anzichè sbracciarsi per difendere le nostre aziende……ahem!

    La dichiarazione che il vigneto “Piemonte virtuale non si sovrappone a quello reale”, suona quasi come una offesa, a fronte delle torture alla quale chi ha una azienda agricola è sottoposta in PIEMONTE ormai da oltre 20 anni, direi dalle volate aeree del 1988, se non sbaglio..
    E certo, gli agricoltori ormai devono “dormire” sui documenti, anzichè lavorare in vigna,
    in continua lotta con i burocrati: c’è gente che, in provincia di Cuneo, dopo decenni che chiese la varaizione colturale dei vigneti ancora aspetta l’introduzione in atti, ovvero ha dovuto reincaricare professionisti e/o sindacati (al costo di professionisti);
    in altre provincie la introduzione in atti di volate aeree , ha declassato a seminativi, vigneti che erano in corso di reimpianto (con conseguenti costi di rettifica, per non parlare alle verifiche in sede di anagarafe );
    le anagrafi vitivinicole cartacee.. non valgono più niente… ma sono state trascritte sul Certificato aziendale , con una marea di errori, dando quindi la sensazione di “affari loschi” in corso, certo, a chi vive in un altro mondo!
    poi si sono aggiunte le foto aeree con il loro calcolo in automatico delle superfici vitate, con segnalazioni di errore per dieci metri quadrati (!?)
    poi pensiamo il tempo che richiede l’allineamento in atti di una pratica di reimpianto
    ed i tempi tecnici di attuazione del reimpianto, con taglio dei tralci, sopralluogo dei funzionari o delegati, autorizzazione allo scasso, poi nuovo sopralluogo al reimpianto, conteggio piante, bla bla… dopo tutto ciò, il PIEMONTE VITIVINICOLO E’ UNA REALTA’ ….VIRTUALE!?
    Questi certificatori si facciano dei giri in certe note grandi cantine , dove il vino lo fa solo la “carta” e che lascino in pace chi soffre e rischia la vita ogni giorno sulle nostre colline, il quale conferisce solo un prodotto frutto di sofferenze..
    Si facciano piuttosto degli intensivi assaggi a campione dei prodotti con denominazione nei supermercati, per verificare la qualità del prodotto sul mercato,
    si vieti la vendita di vini a prezzi indecenti (bottiglie in vetro a € 0,99!),
    si controllino il rapporto Qualità/ prezzo del vino..
    Con valoritalia l’azienda agricola ha di nuovo solo visto un ulteriore controllore alla porta, dopo Camera di Commercio, Repressione Frodi, Regione Piemonte, ASL, Agenzia del Territorio ed Entrate, Associazioni agricole certificatrici in subappalto dell’ Ispettorato , Periti grandine, Consorzio grandine, INPS e INAIL,bla, bla,bla.. come mi diceva un produttore.. una continua emorragia di denaro e le entrate continuano a scendere.
    Valoritalia per esistere dovrà finanziarsi non sul prodotto, ma con i propri risultati dalla repressione delle megatruffe “italiane”, con sicure origini da regioni e Stati molto lontani dal Piemonte!
    Basta mungere cent/euro ai contadini, solo per fare i contabili in vigna!

    scusate la crudezza.

  4. filippo 13 Settembre 2010 at 08:05 -

    Riprendo dalla mia pagina personale di Facebook, dove vengono riportati i post di questo blog, e pubblico su Sdp il commento di Ulderico Antonioli, presidente del Consorzio di tutela della Robiola dop di Roccaverano, in merito ai controlli nei vigneti.
    Scrive Antonioli: «Non so bene come funziona nei vigneti, ma per quanto riguarda le denominazioni d’origine protetta, il “disciplinare di produzione” che non è un semplice testo ma una legge, è sempre accompagnato da un “piano dei controlli” che indica tutti i punti da controllare. L’ente certificatore, ente terzo al Consorzio Tutela, rilascia il certificato previo visita ispettiva. Il produttore di latte dop, formaggio dop o stagionatore della dop, a questo punto rientrano nella normale vigilanza da parte del Corpo Forestale e Repressione Frodi. Le multe ci sono, nei casi gravi pure la sospensione della certificazione, e sono elencate da un “Decreto delle Sanzioni”. Burocrazia? Le lamentele ci sono state all’inizio, ma poi non si è riscontrato un abbandono dei produttori così rilevante come dissero a suo tempo. Il risultato, a mio parere, è che la Robiola di Roccaverano sarà anche molto difficile da fare ma non conosce crisi, e se nelle uve fosse come per le DOP? Dimenticavo, da alcuni anni sono sanzionabili pure gli enti certificatori inadempienti».

  5. luca vola 12 Settembre 2010 at 20:41 -

    sono ammesse perplessità? condivido alcune parole di pellissetti, l’ordine è necessario..ma quando a centinaia di cavilli burocratici si aggiungono ancora questi tipi di controlli…mi piacerebbe che questi signori provassero a lavorare in azienda e dovere perdere decine di ore per tutta questa burocrazia..ma nelle viti i lavori non si fanno da soli purtroppo.. e l’uva non viene prodotta con fogli computer e inchiostro e ingoiando molto nervoso. riguardo alla morbidezza dei controlli spero che le voci che circolano siano esagerate, altrimenti il signor pellissetti dovrebbe essere smentito..e scusate ancora una cosa..ma rguardo al rimborso io nella mia piccolissima azienda avrei diritto a 100e rotti euro di rimborso..e i miei sindacati invece di 50 euro per la domanda me ne chiedono 70 perchè “tanto poi ho il rimborso”..ma dico..qualcuno is diverte a prendere in giro i contadini o è rimasto qualche retaggio nella mente di qualcuno che vede ancora gloi agricoltori come una vacca da mungere???

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